Leicester Tigers 37 - 17 Northampton Saints
Prima regola buona da tenere a mente: ascoltare l'arbitro. Seconda regola buona: evitarle di mandarlo in qualche fucking posto. Ultimi secondi del primo della finale di Premiership tra Leicester Tigers e Northampton Saints, il punteggio è di 13-5: Stephen Myler si appresta a calciare il drop di ripartenza dai propri 22 dopo un piazzato sbagliato da George Ford, l'arbitro Wayne Barnes lo avvisa chiaramente: "Non puoi calciare direttamente fuori", con i quaranta minuti che ormai scadono. Glielo ripete, Myler quindi butta in rimessa l'ovale e mentre tutti si apprestano a rientrare negli spogliatoi, Barnes chiede ai Tigers che opzione preferiscono per riprendere il gioco. E' la legge e Leicester chiede una mischia, dove dimostra confidenza e superiorità: infatti dall'ingaggio arriva un'altra punizione che Ford non sbaglierà, ma soprattutto arriva il cartellino rosso per Dylan Hartley che già in precedenza era stato richiamato da Barnes per il tono con il quale gli si era rivolto. Dalla regia (Espn) fanno sapere che il tallonatore avrebbe accusato l'arbitro di barare, aggiungendoci il proverbiale fucking. Ora, in attesa di capire se Warren Gatland abbia già fatto un paio di telefonate ad un certo Rory chiedendogli se abbia impegni per le prossime settimane (domani Hartley verrà ascoltato dai giudici, quindi si conoscerà l'entità della squalifica), la conferma è che i Tigers - alla nona finale di fila, ricordiamolo - si prendono il titolo di campioni d'Inghilterra, vincendo in un Twickenham sold out per 34-17.
Accadimenti in quel di Londra. Occorrono i nervi saldi per vincere, specie se di fronte hai gente che conosce bene questo tipo di situazioni. La formazione di coach Richard Cockerill attacca con il piede giusto, infilando un parziale di 10-0 nei primi dieci minuti. C'è lo zampino di Toby Flood che centra i pali al 4' e poi partecipa all'azione conclusa da Niall Morris, cominciata con una solida mischia, il taglio interno di Niki Goneva, il peso di un pimpante Anthony Allen e appunto l'assist di Flood per Morris. Dominio Tigers, così si dice, no? Il motore fino ad ora non è riuscito ad ingranare, Tom Wood e Samu Manoa restano tagliati fuori nei breakdown, però la reazione è alle porte: prima con Ken Pisi, quindi con Lee Dickson che perde palla in avanti raccogliendola dalla base sui 5 metri, ma Ben Foden raccoglie il calcio in profondità di Ben Youngs e rilancia, Dickson gioca un quick penalty e Luther Burnell consegna il vassoio a Myler per il 10-5 dopo un quarto d'ora di gara intensa, bella, aperta. Non capita tutti i giorni di vedere un finale con un tasso di mete così elevato in una breve frazione.
Ci sono tutti gli ingredienti, non ci si sottrae al confronto fisico. Ne fa le spese Flood, targettato da quell'incursore massiccio che è Courtney Lawes: gli rifila due placcaggi dall'angolo cieco, il primo è in ritardo, ma non punito perché la seconda linea va in slancio quando Flood ha ancora palla tra le mani e non può arrestarsi (Cockerill si lamenta parecchio), il secondo è limpido e regolare, forgiato allo stesso modo ed è il colpo del ko per il registra dei Tigers: abbandona per concussion al 23', al suo posto Ford per la sua ultima apparizione con Leicester prima di muoversi a Bath. Senza l'apertura titolare le tigri faticano a compattarsi offensivamente e l'inerzia al contrario passa per i ball carrier Manoa e Soane Tonga'huia che almeno nel gioco al largo non patisce, Dickson quindi viene fermato alla frontiera da una perfetta intesa Allen - Jordan Crane e la meta mancata paga dazio con le gambe rapide di Matthew Tait che trova spazio libero grazie anche alla salita fin troppo rapida a chiudere del centro James Wilson: alla fine Ford piazza tre punti per il 13-5 alla mezz'ora.
I placcaggi morbidi fanno il solletico a Goneva e Burnell si incarica di rimediare strappandogli il possesso. Si entra negli ultimi cinque minuti del primo tempo e si scrive la storia della finale 2013. I Saints fanno leva sulla pericolosità al largo con Pisi sulla fascia, c'è Elliot a garantire il sostegno e a trovare un gran riciclo per Foden mentre viene spinto in rimessa: l'estremo allunga verso la bandierina e Barnes chiede l'ausilio del TMO per valutare se ci sia stato o meno il touchdown sulla chiusura della seconda linea Graham Kitchener. Dalle immagini si vede l'ovale toccare terra, ma la marcatura non è assegnata. Per levarsi dall'impiccio, i Tigers puntano i pali dalla distanza (cede ancora Tonga'huia a confronto con Dan Cole), Ford ha la potenza, ma non la precisione. Quindi eccolo, il fattaccio: Myler che non segue i suggerimenti di Barnes e Hartley che si becca il rosso.
Northampton ne fa le spese due volte perché tra l'altro ad essere sacrificato è Elliot, una delle pedine migliori, mentre in prima linea subentra Mike Haywood. Considerato poi come evolve la cronaca, subentra il rammarico: non perché sussiste le certezza che i Saints potessero ribaltare il risultato, ma un uomo in più fa comodo. Ci mettono fisico e determinazione, arrivano ad accorciare al 43' con Foden innescato da un ottimo movimento di Dickson e da Haywood. Si va sul 16-10 e i Tigers non si sbilanciano di fronte alla reazione avversaria, anzi approfittano proprio del fatto di avere un uomo in più: Tonga'huia e il socio pilone Brian Mujati lasciano sguarnita parte di trincea dopo un'altra mischia che segna il dominio Leicester, il corridoio lo esplora Kitchener che va a consegnare la posta. Quindi al 55' Ford passa per un altro pertugio e giunge nei 22, Manu Tuilagi non è lesto a raccogliere l'off load di Allen sui 5 metri, ma si torna sul vantaggio sanzionato da Barnes e salgono a 14 i punti di distacco tra le due squadre.
Leicester rifiata un attimo prima di essere richiamato sull'attenti da uno monumentale Burnell che consente ai Saints di far proseguire l'assolo di Foden a centrocampo, viene steso da Tait, ma riesce a trovare un assist per Dickson che raccoglie l'ovale a terra e a marcare: il TMO conferma che non c'è avanti nel rimbalzo e per Northampton l'ultimo sussulto è consegnato agli atti: 24-17.
Da qui alla fine i Tigers si prendono definitivamente il bandolo della matassa - unica eccezione la rimessa, dove Tom Youngs fatica a trovare le misure, in compenso gente come Geoff Parling è autore di un lavoro oscure nei punti di contesa che valgono la chiamata con i Lions. Se poi Ford ha bisogno di assistenza, gliela garantisce Tait: intelligente e diligente, si aggiunge alla linea dei centri e permette così a Tuilagi di avere lo spazio per dare sfogo alla sua potenza che manda fuori giri anche Tom Wood e al 65' firma il 29-17. Martin Castrogiovanni prende il posto di Cole per la sua ultima con il club delle Midlands. Il timbro alla pratica è di Goneva, con l'appena entrato Steve Mafi che intercetta un off load di Pisi e libera l'ala. All'80' Ford ritrova finalmente la via dei pali e la festa ha inizio.
I nervi saldi. I Saints non hanno un calcio piazzato nell'arco di ottanta minuti, mentre il bilancio dei Tigers è di 5/7: in totale, a livello di disciplina, sono 13 le punizione fischiate ai primi, cinque quelle contro i campioni inglesi. Nel computo l'espulsione per Hartley, tipo dalla lingua lunga che ultimamente pareva aver smarrito il vizio, tirandosi fuori anche dai faccia a faccia che hanno luogo sui campi. A ciò si aggiungono i 21 turnover concessi da Northampton contro i 13 di Leicester.
Decimo titolo nazionale per le tigri che hanno sempre i denti affilati: fa piacere vedere festeggiare Castro prima degli addii. Northampton sa bene cosa voglia dire rimanere a secco: oltre alle semifinali perdute, c'è pure l'Heineken Cup del 2011, tolta di mano dal Leinster dopo un recupero da antologia. I precedenti in stagione erano tutti a favore dei Tigers e il trend non è cambiato.