In passato ci è capitato talvolta di parlare di tecnologie che, per qualcuno meno accorto e informato, possono sembrare uscite dritte dritte da un film di fantascienza: caschi per la realtà virtuale usati come simulatori di ghigliottina, aggeggi per aumentare le nostre percezioni visive e uditive, occhiali che ci informano sul mondo circostante in tempo reale.
Invece è tutto vero, e si fanno passi da gigante. Sempre più spesso, inoltre, la tecnologia viene in aiuto, con decisione, quando una malattia debilita o rende impossibili certe azioni o inibisce, in parte o in toto, determinati sensi.
È il caso di Neil Harbisson, trentenne, artista e musicista, affetto sin dalla nascita dall’acromatopsia, sindrome che non permette a chi ne soffre di distinguere alcun colore. Un mondo intero in bianco e nero, in altre parole. Dal 2004 però, Neil riesce, grazie a un dispositivo che lui chiama Eyeborg, a “sentire” i colori.
In breve, Eyeborg è in grado di captare i colori, calcolarne la lunghezza d’onda e convertirla in suoni, trasferiti poi all’orecchio interno di Neil grazie alla conduzione ossea. Così, anche se è impossibile anche solo avvicinarsi alle straordinarie capacità dell’occhio umano, in qualche modo il giovane può “esperire” ciò che i suoi occhi non riescono a fargli vedere nella colorazione reale.
La progressiva integrazione tra corpo umano e “appendici” elettroniche ci preannuncia, quando non ci dimostra già, un futuro in cui, in maniera progressiva, il nostro essere si contaminerà utilmente con dispositivi sempre più sofisticati.
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