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F for Zorro

Creato il 15 aprile 2011 da Frankezze

F for Zorro

F for Zorro
- Guarda, cara, quanta strada abbiamo percorso. Sembra ieri che siamo partiti. Laggiù in fondo, ecco, è da lì che veniamo. Lo vedi quel puntino piccolo piccolo laggiù, l’unico punto visibile prima dell’orizzonte?

- Sì, è la nostra vecchia casa, vero?

- No cara, è il nostro senso del ridicolo.

Prima scena. In una stanza tutta bianca, separata dal Mondo e dalla Storia, c’è un uomo sui sessant’anni con una spada, che traccia l’iniziale del suo cognome, la F di Zorro.

Seconda scena. II nostro protagonista cammina in fondo a una stanza bianca, campo lunghissimo, cammina dritto guardando verso di noi, proprio come a uno a cui hanno detto Guarda lì sul pavimento, la vedi quella grossa X? Ecco, raggiungila. Però devi guardare dritto in camera … Così! Ma sei bravissimo! Poi c’è un primo piano, l’eroe si ferma e fa un segno di esultanza, come a dire Ce l’abbiamo fatta, ragazzi, abbiamo vinto. Ok, ma vinto che cosa, uno si chiede. Ma non ci è dato saperlo, è un video misterioso. La sequenza si ripete, l’uomo cammina, nuovo primo piano, ma adesso ci saluta, semplicemente, e poi ancora a camminare, questa volta bussa sul vetro del nostro pc, per attirare la nostra attenzione, non sa più cosa inventarsi. Sembra di essere in un film muto, con i gesti molto accentuati che sennò non si capisce. Sì, è grande Cinema. Degli anni Venti.

Terza scena. Riecco la spada, e il nostro protagonista ingaggia un duello con il Nulla, e inspiegabilmente, vince. Però all’ultima stoccata rimane con la schiena bloccata , e questo è un momento di pathos della storia, si teme un po’ per la sorte dell’eroe, che è un uomo anziano.

Quarta scena. Il nostro eroe sembra essersi ripreso, e sembra volerci informare che è un uomo che legge, che si informa, e lo fa soprattutto con i giornali che ti danno gratis in metropolitana. La cosa che fa riflettere è che è inquadrato a mezzo busto, e la stanza bianca fa davvero pensare tantissimo a un gabinetto. Nel migliore dei mondi possibili si alzerebbe, tirerebbe lo sciacquone e via, senza bidè.

Quinta scena. L’eroe nasconde, sotto la dura scorza di spadaccino, un’indole nostalgica, e di tanto in tanto va a rileggersi le sue interviste, conservate in tre comodi raccoglitori per francobolli che ha intitolato, a scanso di equivoci, Le mie interviste, anche se a occhio e croce stavano tutte in un unico volume. Ma forse gli altri due sono ancora vuoti. Vai a sapere.

Sesta scena. Scena interlocutoria. L’eroe è davanti a una lavagna bianca e sistema i foglietti colorati, con fare pensoso. È la sua agenda, e quello che la scena sembra suggerirci è che l’eroe fa un lavoro che gli lascia tantissimo tempo libero.

Settima scena. Questa è una scena chiave, in cui tutto appare finalmente chiaro, il mistero è svelato. Vengono individuati i destinatari. I Giovani. Meglio. L’idea che il Presidente della Regione Lombardia ha dei Giovani, che sono in parte dei bambini di due anni che adorano i grossi cubi con le lettere che formano le parole, e in parte degli indigeni di un’isola lontana lontana chiamata Gioventù, che non parlano la nostra lingua (cosa vorrà mai dire Flickr?). Però se sorridi loro capiscono che vieni in pace. Se hai portato delle perline, meglio ancora. Nell’ultima sequenza l’eroe avanza verso il gruppo con una sua foto, e sembra davvero la ragazza che attraversa il ring con un grosso numero, tra un round e l’altro, tra i pugili che si riposano.

Ottava scena. Scena minore, l’eroe maneggia un iphone e un ipad con lo sguardo placido e fiero di un uomo soddisfatto del contenuto delle proprie mutande.

Nona scena. Questa scena è la misura della grandezza di questo video. Il protagonista si infila due grandi cuffie , da teenager che sa vivere il suo tempo, e inopinabilmente, si mette a ballare. E come balla, mio Dio, come balla. È un pugile prima dell’incontro, schiva i colpi, accenna un gancio. Nel migliore dei mondi possibili nell’angolo opposto ci sarebbe Evander Holyfield. Ma osservate la sua faccia, la trasgressione che cerca invano di arginare. È meraviglioso.

A me tutto questo ha ricordato parecchio un film di qualche anno fa, Lemony Snicket, dove c’è Jim Carrey che fa il cattivo, si traveste ogni volta in un modo diverso per ingannare dei ragazzini, si capisce benissimo che è sempre lui, però continua a provarci.

Tanto sono solo dei ragazzini, giusto? Come potranno mai accorgersene?

p.s. il video è on-line da febbraio, ma io l’ho visto solo ieri. Trovato qui.


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