18 Gennaio 2014 – Sesto capitolo della serie dedicata ai team storici della Formula 1. Quest’oggi ci vogliamo soffermare su un team che ha corso tra la fine degli anni 50 e gli anni 60, portando innovazioni tecniche che sarebbero diventati basi fondamentali per tutti i successivi anni: la Cooper.
La Cooper viene fondata da John Cooper e dal padre Charles, ex meccanico prima della guerra e proprietario di una concessionaria Vauxhall in Gran Bretagna. Il padre, inoltre, realizza una vettura per il figlio per permetterli di correre nelle categorie minori nella sua giovane età. La Cooper T2, la prima Cooper della storia, viene guidata anche da Eric Brandon, un amico d’infanzia di John, nelle gare di cronoscalata. Piccola e la leggera, la Cooper T2 aveva già i presupposti per essere una vettura rivoluzionaria.Le prime vetture di Cooper e padre cominciano a produrre veicoli da competizione a cilindrata ridottissima per l’epoca. I motori 500cc garantivano alle prime Cooper semplicità strutturale, leggerezza e manegevolezza. Inoltre si poteva garantire un costo gestionale contenuto e le riparazioni potevano essere molto veloci. Tale cilincdrata ridotta permetteva anche di mettere il motore sul posteriore. Una cosa impensabile per l’epoca, ma destinata a stravolgere il mondo delle corse.
Le prime Cooper dominano in F2 e F3 vincendo a mani basse ovunque corrano. Gli anni ’50 sono pieni di giovani piloti che vogliono lanciarsi in uno sport, l’automobilismo, in crescita esponenziale di anno in anno. Tutti fanno a botte per accappararsi un telaio della Cooper Car Company, compreso un giovane Mike Hawthorn futuro campione del mondo. Ma non solo lui. Anche gente del calibro di: Peter Collins, Stirling Moss, Stuart Lewis-Evans, Raymond Sommer, Harry Schell, Graham Hill, Ken Tyrrell muovono i primi passi in F2 o F3 al volante di una Cooper. Anche un giovane figlio di un capitano di peschereccio di Suffolk debutta al volante di una Cooper. Di figli di pescatori o annessi che debuttano su una Cooper ce ne sarà stato più di uno, ma questo sarà destinato a sfondare e rimanere nelle corse per oltre 40 anni. Tale giovanotto era Bernie Ecclestone.
E la Formula 1? Le Cooper corrono una decina di gare tra il 1952 e il 1956 anche se per lo più si trattava di piloti privati che, in qualche caso, correvano anche con telai da F2. Nel 1957 arriva il debutto ufficiale in F1 per la Cooper Car Company con una T43 affidata ad un australiano burbero e ancora semi-sconosciuto: Jack Brabham. Lo zero tondo fatto segnare a fine anno è un risultato bugiardo per il potenziale della piccola Cooper T43.
19 gennaio 1958. Segnatevi questa data come una delle più storiche della storia della F1. Due tabù crollano sotto il cielo limpido e l’asfalto rovente di Buenos Aires. Stirling Moss vince il Gp di Argentina con una Cooper motorizzata Climax. Quel giorno per la prima volta nella storia della Formula 1 vincono un team privato e una vettura a motore posteriore. Mica male per una piccola fabbrica di 20 anime che ha avuto il coraggio non solo di montare un motore sul retro della vettura, ma anche di montare un Coventry-Climax praticamente sconosciuto e che sarà destinato a segnare i primi anni 60 fino all’avvento del DFV. Nel corso del 1958, arriverà anche la vittoria a Monaco e un podio al Nurburgring con Trintingnant.Il 1959 è l’anno della svolta. La Cooper si mette in gara con il telaio T51 progettato da colui che è considerato il genio massimo della Formula 1 (Colin Chapman) sulla quale viene montato un Coventry Climax sempre più in crescita. Al volante c’è ancora Brabham sempre meno promessa e sempre più certezza della Formula 1, al quale viene affiancato un giovanissimo neozelandese dal piede pesante: Bruce Mclaren. L’anno vede la Cooper di “Black Jack” volare e vincere a Montecarlo e Gran Bretagna, collezionando anche 3 podi, si laurea campione del mondo per la prima volta in carriera. Arriva, inoltre, il titolo costruttori ottenuto grazie agli splendidi risultati di Mclaren (vincitore a Sebring) e beffando Ferrari e Brm favoritissime sulla carta. Poco o nulla centrano la morte di Hawthorn e il ritiro dalle corse della Vanwall. La Cooper è una macchina rivoluzionaria avanti anni luce rispetto agli altri e il trionfo è solo meritato.
Passa un anno ma la musica non cambia. Nel 1960 approdano le nuove Cooper T53, ma le vittorie fioccano uguale. Mclaren vince la gara inaugurale in Argentina, mentre Brabham (dopo una squalifica a Montecarlo e il solito 0 a Indianapolis) fa filotto, inanellando la bellezza di 5 vittorie consecutive e partendo 3 volte di fila al palo. Il terzo in classifica, Moss, ha meno della metà dei punti di Brabham, ad indicare il dominio delle Cooper. Dire che la Cooper ha vinto il costruttori è una formalità; il titolo viene vinto con un margine impressionante sui rivali. Insomma le Cooper ora sono le macchine da battere, ma dietro l’angolo c’è uno stravolgimento regolamentare pronto a rimescolare le carte.
Nel 1961, i motori cambiano di cilindrata. I soliti 2.5 litri di cilindrata, utilizzati fin dal 1954, vengono sostituiti dai più piccoli 1.5 centimetri cubici. Sulla carta può sembrare un regalo per la Cooper, da sempre accanita sostenitrice del concetto “piccolo e leggero”. In realtà segna l’inizio della fine per la Cooper in Formula 1. I principali costruttori rivali della Cooper, Ferrari su tutte, hanno passato il 1960 a produrre e sviluppare un motore da 1.5 di cilindrata, mentre la Cooper ha dovuto concentrarsi sul campionato in corso per accaparrarsi entrambi i titolo in palio. Il risultato è che gli altri sono subito competitivi e veloci, mentre la Cooper arranca. Il podio di Mclaren nella tragica Monza e la pole di Brabham al Watkins Glen sono gli unici due acuti del team.
Il 1962 va un pò meglio con Mclaren che lotta anche per il titolo ma senza mai impensierire seriamente il vincitore Hill. A Montecarlo, la Cooper torna alla vittoria dopo un lungo periodo di attesa. Curioso che quel giorno la vittoria arrivò con solamente due meccanici, uno per macchina. Alf Francis, meccanico della Cooper, racconta che dovettero anche suddividire le spese di trasferta tra di loro. Nel biennio 1963/1964, la Cooper continua ad affondare e neanche più le doti di guida di Bruce Mclaren, John Love e Phil Hill riescono a farla tornare a galla.Il 1966 vede l’arrivo dei motori 3.0 e la Cooper si accorda con la Maserati, ma è l ultimo anno importante.La Cooper ottiene la vittoria in Messico (Surtees) e 4 podi per un terzo posto nel mondiale costruttori. Vince Brabham che lasciò la Cooper per fondare il suo team. Nel 1967 a Kyalami Rodriguez regala l’ultima gioia a Cooper vincendo l’ultimo gran premio della loro storia. I risultati non arrivano nel corso dell’anno e la caduta libera è inarrestabile. Nel 1968 la Cooper corre la sua ultima stagione completa, chiudendo con due podi. Nel 1969 la Cooper non si iscrive ufficialmente al mondiale, ma una Cooper corre il suo ultimo Gran Premio a Montecarlo. Vic Elford chiude 7° l’ultima apparizione della Cooper in Formula 1.
La Cooper è stata la base di partenza per grandi personaggi destinati a scrivere chilometri di pagine di storia. Colin Chapman, Bruce Mclaren, Jack Brabham, Bernie Ecclestone, Ken Tyrrell e tanti altri, hanno iniziato a muovere i loro primi passi (al volante, al muretto o con una matita) nella fabbrica di un’uomo spesso dimenticato che però ha avuto gli attributi per tentate ciò che era impensabile per tutti. “Mai mettere i buoi dietro al carro” diceva il grande Enzo Ferrari. John Cooper ce li ha messi per primo e i risultati gli hanno dato ragione.
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