8 Gennaio 2014 – Il nuovo anno dei team indimenticabili inizia con la storia di una squadra anglo-italiana che ha segnato gli anni 90 vincendo due mondiali contro ogni pronostico: La Benetton.
Che la famiglia Benetton fosse interessata alla Formula 1 lo si era capito fin dalla prima metà degli anna 80. Sulle Tyrrell 011 e 012 campeggiava proprio la scritta “Benetton” con relativo logo e società annesse alla ditta friulana (Sisley) in bella vista, a testimoniare l’enorme apporto economico fornito al team del boscaiolo Tyrrell. A spingere i Benetton a scendere in F1, fu un certo Giovanni Giuseppe Gilberto (per gli amici “Nanni”) Galli, figlio di imprenditori tessili fornitori e amici della famiglia Benetton. Nelle stagioni successive i Benetton si estendono fino a colorare con il loro verde le Alfa Romeo 184T e 185T affidate a Cheever e Patrese. A parte il podio, tutto italiano, di Patrese a Monza, fu un buco nell’acqua che porto l’Alfa a ritirarsi dalla Formula 1. I Benetton di ritirarsi manco ci pensano, anzi rilanciano.
A fine 1985 la Toleman è un team che boccheggia; un 1984 da urlo non è servito a salvare i sogni di Ted Toleman di correre in F1 dopo un’onorevolissima carriera nelle categorie minori. Nel’agosto del 1985 venne annunciato l’acquisto da parte del gruppo Benetton e nel Febbraio 1986 venne presentato il nuovo team con il nome di “Benetton Formula” che avrebbe corso con licenza, e sede inglese ma poteva definirsi a tutti gli effetti italiano. Ai lenti motori Hart ereditati dalla Toleman vengono preferiti i prepotenti turbo BMW, mentre tra i piloti venne confermato Teo Fabi e al suo fianco fu messo un ventisettenne austriaco già messosi in luce alla Arrows e alla ATS: Gerhard Berger. Non solo, fu confermato anche un giovane progettista già disegnatore di Toleman vincenti in F2 e discrete F1: Rory Byrne. Al muretto il comando è presto da Peter Collins.Se si pensa che il 1986 è il primo anno per la Benetton, si può parlare di debutto da urlo. La B186 vince in Messico con Berger, fa due pole in Austria e Italia con Fabi e chiude sesta la classifica costruttori. Mica male. Inoltre i Benetton mica si dimenticano di essere stilisti e sfoggiano al Gp di Detroit le gomme Pirelli a spalla colorata. Con un ritorno mediatico da Festival di Sanremo nei suoi anni di boom, la Benetton centra l’obbiettivo e comincia subito a fare stile.
Nel 1987 Berger lascia la Benetton per la Ferrari e, al confermato Fabi, viene ingaggiato un belga che si è pagato il sedile agli inizi in Arrows, ma che sulle macchine della freccia ha saputo crescere e confermarsi. Tale belga risponde la nome di Thierry Boutsen. I BMW sono potenti quanto inaffidabili e, quindi, vengono montati sulla B187 i motori Ford. Due podi a parte non arrivano risultati di rilievo. A fine ’87 Fabi lascia la Benetton per cercar fortuna in america e il suo posto viene preso da un “bischero” che non ha bisogno di presentazioni, nomignoli e pre-annunci: Alessandro Nannini.
Il 1988 è un anno dove le Mclaren Mp4\4 vincono in ogni dove (tranne che a Monza) e arrivare terzi in gara è un pò come vincere. Boutsen ci riesce per ben 5 volte, mentre Nannini si mette 2 volte sul terzo gradino del podio. La Benetton chiude il campionato costruttori terza, dietro solo Mclaren e Ferrari. Ora il team anglo-italiano non è più una bella debuttante, ma una solida realtà che non ha bisogno, ormai, più di conferme. Nel paddock del Gp d’Australia debutta un personaggi destinato a segnare in maniera profondissima il futuro della Benetton. Un personaggio pronto a dimostrare che di rampante non c’è solo più il cavallino sulle carrozzeria Ferrari, ma anche un uomo dall’intuito geniale e dalla sfrontatezza netta di chi sa dannatamente bene quello che fa e quello che dice, e pace sia se qualcuno si offende o si sente chiamato in causa. Personaggio dal carattere (e dagli investimenti) disposto su mille lati ma che riassume il suo approccio alle corse in una frase: “La Formula 1 non è uno sport, è un business”. All right quest’uomo è Flavio Briatore.
Il 1989 vede Briatore al suo primo anno in Benetton Formula 1, ma Collins ribadisce la sua leadership nel team imponendo il giovane Herbert. L’inglese debutta alla grande (4° in Brasile) ma su di lui pesano i postumi del raccrapricciante crash a Brands Hatch in F3000. Briatore lo vorrebbe fuori, Collins no e l’arbitro della disputa è la stessa famiglia Benetton che appoggia Briatore con Collins che si dimette e dopo poco anche Herbert viene appiedato. E’un break tra i due. A fine stagione, nel controverso Gp del Giappone, Nannini vince il suo primo e unico Gp in carriera.
Per il 1990, Briatore tira la giacca a Ecclestone e si fa sponsorizzare per l’ingaggio di Nelson Piquet, fuggitivo da una Lotus sempre più in caduta libera. La B190 è disegnata da John Barnard, appena ingaggiato e licenziato a fine anno, ma i progressi più netti si vedono solo a fine anno con le due vittorie di Piquet in Giappone e Australia. Il 12 ottobre Nannini è vittima di un’incidente in elicottero dove perde l’avambraccio destro e pone fine alla sua carriera in F1. In Benetton approda al suo posto Roberto Moreno. Molto ci si attende dal 1991 dove a parte la vittoria di Piquet in Canada non arriverà nient’altro. I cambiamenti però ci sono eccome. Tom Walkinshaw acquista una quota della Benetton e consiglia come sostituto di Barnard, al ruolo di direttore tecnico, un uomo proveniente dalla Jaguar nel campionato prototipi: Ross Brawn. Intanto, a Spa, un tedesco di 22 anni debutta su una Jordan e va subito come un treno in curva senza freni. Tale tedesco è Micheal Schumacher. Briatore se ne innamora e senza pensarci più di tanto liquida Moreno alla Jordan e ingaggia proprio il futuro Schumy facendolo debuttare gia a Monza. Si gettano le basi di una squadra destinata a scrivere i prossimi 15 anni in F1.Micheal Schumacher al suo primo anno completo in F1 è subito l’alfiere della Benetton. Chiude il campionato terzo dietro alle due imprendibili Williams, fa su la bellezza di 4 podi, una vittoria a un anno dal debutto a Spa e sopratutto davanti a Senna nel mondiale. Il tedesco non si fa intimorire da nessuno; neanche dal magico Senna e i fatti di Magny Cours lo dimostrano. Nel 1993 la Benetton vince ancora una gara sempre con Schumy (Estoril), ma dal punto di vista dei numeri si riscontra un calo rispetto al 1992. In F1 i numeri sono una cosa, i fatti un’altra. La Benetton e Schumacher non sono più una bella rivelazione, ma una chiara minaccia. Il pilota è temuto da tutti, il team cresce a vista d’occhio spostando la sede storica da Witney a Enstone. “In Formula 1 se vinci una volta sei simpatico, se vinci due sei forte, se vinci tre sei un pericolo”. Mr.E ha pienamente ragione.
Nel 1994, sulla carta, Senna e la Williams non hanno rivali. Schumacher, però, vince in Brasile e Pacifico. La F1 approda a Imola nel week end più tragico della sua storia con le morti del magico Senna, di Ratzenberger e il terribile botto di Barrichello. Gli incidenti di Wendlingler a Monaco e Lamy in un test a Silverstone rendono l’aria pesantissima. La Benetton, dominatrice del mondiale, è considerati al limite se non oltre il regolamento e l’irruenza di Schumacher (vedi Silverstone in gara) non aiuta. La squalifica di due Gp e la depennazione dei punti di Spa (fondo irregolare) permettono un finale da cardiopalma. Schumacher vince, ancora tra le polemiche, il mondiale ad Adelaide. Per la Benetton il costruttori non arriva ma è rinviato di un anno. L’importante è che questo maledetto 1994 sia finito.
Il 1995 è il miglior anno della storia della Benetton. Schumacher si laurea per la seconda volta campione del mondo e la Benetton vince il suo primo e unico titolo costruttori. Dopo un 94 senza un team-mate di Schumacher fisso, torna Johnny Herbert che collabora al dominio della Benetton con due vittorie che, sommate alla 9 di Schumacher, fanno ben 11 vittorie su 17 gare. Poco conta se delle polemiche in Brasile sull’uso di carburanti non a norma tolsero alla Benetton i punti della vittoria. Il 1995 è un’anno dal dominio e dallo “United Colors Of Benetton” incontrastato. In agosto, Schumacher firma il suo passaggio alla Ferrari a partire dal 1996. Alla Benetton vanno una vagonata di milioni e i due piloti Ferrari Berger e Alesi. L’avvocato Agnelli, in una delle sue celebri frasi, disse: “Ci è costato come un tozzo di pane. Ma con molto caviale”.Un affarone per un pilota ingaggiato di fretta e furia nella notte tra il mercoledì e il giovedì del Gp d’Italia del 1991.L’addio di Schumacher segna l’inizio del declino della Benetton. Nel 1996 la Benetton inizia correre con licenza italiana al posto di quella inglese. Purtroppo non arriva nessuna vittoria, ma una lunga lotta con la Ferrari per il secondo posto nei costruttori persa proprio nel finale. Nel corso dell’anno firmano per la Ferrari anche Brawn e Byrne e il team si scioglie sempre di più. A Hockenheim ’97 Berger vince la sua ultima gara in carriera e anche l’ultima per la Benetton, ormai lontana dalle posizioni che contano. La famiglia Benetton non gradisce che Briatore non sia riuscito ad evitare questa “fuga di cervelli” e lo licenzia a fine 1997, sostituendolo con David Richards il re dei rally con la Prodrive.
Richards vorrebbe che la Benetton cedesse una consistente quota alla Ford, ma l’affare non si farà mai e il team manager inglese viene appiedato dopo un anno sostituito dal ventinovenne Rocco Benetton. Dal punto di vista sportivo, Briatore lascia in eredità i giovani e promettenti Fisichella e Wurz ma nulla possono (Pole in Austria 98 di “Fisico” a parte) con una scuderia da centro classifica. Nel 2000 la Benetton ufficializza la cessione alla Renault che diventerà effettivo solo nel 2001. La stagione 2001 viene ancora corsa con il nome di “Benetton Renault” ed è da considerarsi l’ultimo anno per la scuderia anglo-trevigiana. Button soppianta Wurz, ma un motore tanto rivoluzionario (con bancate a V da 111°) quanto fragile preclude ogni spunto sia suo sia di Fisichella. “Button è un paracarro!” dirà Briatore nel corso della stagione. Ok, nel 2009 dovette ricredersi.Abbiamo parlato a lungo della Benetton e della sua storia, ma forse per descrivere quanto ha fatto la Benetton in F1 sarebbe bastata una frase dell’avvocato Agnelli pronunciata a Luciano Benetton:”Ho detto agli uomini Ferrari che non è possibile che la Benetton faccia auto migliori delle nostre. E’ come se la Fiat si mettesse a fare pullover e li realizzasse meglio di voi”. La Benetton è stato un team nato in un ambiente lontano dalla F1 e anche il primo a vincere un mondiale battendo case e scuderie impegnate da decenni in Formula 1. Bisognerà attendere 15 anni e l’era Red Bull per trovare una sua degna erede, ma quella è un’altra storia.
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