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F1 Legend : Brabham BT52

Da Tony77g @antoniogranato

Luca SarperoF1Sport.it

31 gennaio 2015 – Settimana uscita di F1 Legend dedicata alla Brabham BT52. Una vettura vincente, ma che è stata al centro di aspre polemiche nel suo anno d’oro, il 1983. Campione del mondo piloti con Nelson Piquet. 

Delle volte leggi che le macchine sono come le donne. Belle, emozionanti e talvolta letali. Per chi soffre di una malattia cronica chiamata Formula 1, non si può non pensare a lei come riproduzione in carbonio di un’anima femminile: la Brabham BT52. Talmente fine a se stessa da sembrare sexy, con quelle fiancate lunghe e quei radiatori sporgenti che la fanno sembrare un freccia. Unica nel suo essere divinamente intrigante, perchè con quella carrozzeria così minimalista che ti fa chiaramente capire dove e come sono posizionati i organi meccanici non puoi non accendere la mente e iniziare a fantasticare. Minimalista come una Miss in toppino alle selezioni di Miss maglietta bagnata di Alassio. Intriga la BT52, eccita, perchè sai dove o cosa c’è sotto, ma non lo vedi. Chiamala Femme Fatale o chiamala solamente “macchina”, ma non puoi non innamorarti un secondo di lei.

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Nata dalla fine di un’era: Quasi tutte le F1Legend hanno un minimo comun denominatore. Quasi tutte nascono da un cambio regolamentare repentino e scellerato dal parte della Federazione. La Brabham BT52, non è da meno. Nel corso del 1982 la Fisa abolisce le minigonne e il conseguente effetto suolo, considerato troppo pericoloso. Fin qui sarebbe più che lecito, ma lo è un pò meno se si pensa che la modifica è arrivata ad ottobre 1982. La Brabham, come del resto gran parte dello schieramento, aveva già pronti i disegni (e forse qualcosa in più) delle vetture per la prossima stagione. La nuova Brabham si sarebbe chiamata BT51 e non mise mai ruote sull’asfalto. Un pò come la Ferrari Spazzaneve, Mclaren Mp4\18 o la Dome. Casi diversi, verissimo, ma pur sempre tutte aliene della Formula 1. Murray, a differenza di molti, non modifica il progetto già esistente, ma bensì parte da un foglio bianco. Sfrutta l’idea del telaio in carbonio by Mclaren, ma lo personalizza rinforzando in alluminio la parte inferiore con ancorata la parte in carbonio. Murray concentra gran parte del suo lavoro nell posteriore della vettura, cercando di concentrare i pesi alle spalle del pilota per aumentare la trazione. Inoltre diventa uno dei pionieri delle strategie al pit stop, studiando un serbatoio piccolo che richiedeva si maggior numero di stop, ma d’altro canto dava maggior performance alla macchina. I radiatori arretrati ulteriormente davano ancor più splendore alla BT52 che già dall’anteriore emozionava con quella forma a freccia che sembra in movimento anche quando non la è. Sotto al cofano, un’altro capolavoro. Già dal 1982 la Brabham aveva siglato un’accordo con la Bmw per una fornitura di motori turbo. La casa bavarese tira fuori dal cilindro il terribile M12; un 4 cilindri in linea con turbo capace di sfoderare potenze inimmaginabili.

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Il trionfo con riserva.. di benzine: Il mondiale 1983 inizia subito con un ritardo. La gara inaugurale in Sud Africa viene slittata a fine anno, per permettere a tutti i team di allinearsi con i nuovi regolamenti che vietano le mini gonne. Al debutto posticipato in Brasile, la Brabham coglie il primo trionfo. Un trionfo storico, in quanto è il primo pilota a vincere con un rifornimento e anche il primo brasiliano a vincere dopo 8 anni. Già dal debutto, però, la Brabham BT52 si dimostra si veloce ma anche fragile. Patrese si ritira col turbo non funzionante già da una decina di giri. Gli allarmi diventano sirene a Long Beach, dove sia Piquet che Patrese marcano zero a causa di problemi al motore. Nelle successive prove, la Brabham viene quasi relegata al ruolo di comprimaria. Oddio, comprimaria forse è esagerato; ma alla vigilia del Gran Premio d’Italia, da sempre crocevia in Formula 1 sia per le sorti iridate che per quelle di mercato, la lotta per il titolo sembra un’affare tra Prost su Renault e Arnoux su Ferrari. Il futuro professore è leader del mondiale, ma, sopratutto dopo la vittoria in Olanda (e lo sciagurato tentativo di sorpasso alla “Tarzan” di Prost su Piquet), il “trombeur de femme” sulla Rossa, sembra avere una spinta in più. A Monza, la Brabham torna competitiva con la pole di Patrese (ritirato dopo due giri per guai elettrici) e sopratutto con la vittoria di Piquet che, complice lo 0 di Prost, si rilancia in corsa per il titolo. Ed è proprio durante questo Gran Premio che scoppia una delle storie più intricate della Formula 1. La Brabham, che nel frattempo da Silverstone correva cona la BT52B, viene accusata di utilizzare benzine con ottani superiori a quelli consentiti. Un pastrocchio senza precedenti, nato dalla furbizia di Murray e soci nel trovare nebuloso il comma regolamentare che permette ai team di correre con benzine ad ottani maggiori solo nelle gare extraeuropee e anche da verifiche tecniche post-gara approssimative come un casellante sulla A26. Nel frattempo il mondiale va avanti, e nella gara che manco doveva esserci (Gp D’Europa a Brands Hatch inserito dopo il forfait di Dallas e New York), Piquet vince ancora, mettendosi ufficialmente in lotta come terzo candidato al titolo. A Kyalami si corre l’ultima gara del campionato e l’affaire benzine scoppia in tutto il suo clamore. La Brabham è nuovamente accusata di utilizzare benzine oltre il regolamento, ma è altresì vero che in Sud Africa è consentito l’uso di una benzina (avio) con ottani superiori a quella impegnati dalla casa gestita da Bernie Ecclestone. In gara, invece, Piquet chiude terzo e complici i ritiri di Prost e Arnoux, si laurea campione del mondo per la seconda volta in carriera, con buona pace dei detrattori. La vittoria sudafricana andò a Patrese, perfetto nel gestire il comando dagli attacchi di Lauda prima del ritiro di quest’ultimo.

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Stile, onestà, buonafede e… politica: Bernie Ecclestone, si sa, è sempre stato il padrone della Formula 1. Sfacciatamente o meno, tutti, o quasi, dovevano adeguarsi al suo volere. Il Mr. E. dal suo ufficio scrive una lettera aperta ai principali rivali della stagione, Ferrari e Renault, nella quale ammette l’uso di benzine con ottani superiori ma, sganasciatevi se volete, dichiara di averlo fatto in buonafede. Provocazione bella e buona. Renault e Ferrari, giustamente, s’incazzano e pure di brutto, ma a loro non rimane che acconsentire. Si, perchè Bernie Ecclestone gestiva praticamente tutti gli accordi commerciali e mettersi contro uno così con un ricorso alla Fisa equivaleva togliersi da soli dal mondiale. Titolo piloti alla Brabham con Piquet e costruttori alla Ferrari. Tutti felici e contenti, si fa per dire.

Che abbia vinto con spinte di ottani over boarding, lo possiamo anche dire. Rimane che la BT52 nella sua potenza e con le sue linee descrive appieno le Formula 1 dell’epoca. Bella e micidiale da togliere il fiato con una linea che sembra disegnata da un fumettista futuristico con un’appeal sexy da inzuppare di sudore le camicie di mezzo mondo. Quel mondo appassionato che possiede quella capacità sensoriale unica, bella da stimolare, e che da qualche parte c’è ancora. Quella capacità sensoriale che nessun gettone mai potrà soffocare.

 

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