F1 | Monza 1999 : Le lacrime di Hakkinen e il trionfo di Frentzen

Da Tony77g @antoniogranato

Luca SarperoF1Sport.it

2 settembre 2014 – Alzi la mano chi ricorda cosa successe a Monza nel 1999. Facile: Hakkinen butta alle ortiche la chance di mettere una pietra miliare nella corsa al titolo mondiale. Irvine corre la gara probabilmente più incolore dell’anno, ma artiglia un punto che vale oro. Per chi invece ha la memoria corta, ecco un riassunto di quel Gran Premio che, grazie al podio si Salo, fu determinante per l’assegnazione del titolo costruttori. 

La vigilia è quella da duelli di una volta. Hakkinen con la Mclaren Mp4\14 è al comando del mondiale con un solo punto su Eddie Irvine che, dopo una doppia vittoria in Austria e Germania, ha perso la testa del campionato a Spa due settimane prima. Anche il mercato è in fermento. Se la coppia scelta da Dennis sarà ancora composta dal duo Hakkinen Coulthard, in Ferrari si è vicini al cambiamento. Nel corso del week end, viene annunciato che Barrichello approderà a Maranello a partire dal 2000, mentre Irvine è sempre più vicino alla Jaguar.

Il week end può iniziare e comincia male per le Ferrari. Monza pista da basso carico e, a sorpresa, le F399 non si trovano. Sia Salo che Irvine denunciano gravi problemi di sovrasterzo, che li porterà a compiere parecchi lunghi (Secondo di Lesmo e variante della Roggia), senza ottenere prestazioni interessanti. Bene gli outsiders, Frentzen e Alesi su tutti, mentre le Mclaren si coprono molto. A conferma della strategia conservativa tenuta il venerdì, Hakkinen ottiene la pole position. Dietro di lui: Frentzen, Coulthard, uno spettacolare Zanardi, Ralf Schumacher e Salo, con il sesto tempo, che rappresenta la prima Ferrari. Male Irvine: solo ottavo, a oltre 1.3 secondi. La gara sembra tremendamente in salita per l’irlandese, mentre Hakkinen assapora già la testa del mondiale.

Domenica 12 settembre tutto è pronto a Monza. Il pubblico sogna un miracolo di Irvine, mentre i più realisti sperano in un podio di Eddie. Al via Hakkinen si invola. Dopo un giro ha già messo più di un secondo tra se e Frentzen. La Jordan, grazie a modifiche riguardante l’alettone posteriore, sembra in forma: unica vera macchina in grado di impensierire Hakkinen. Zanardi parte benissimo e si porta nelle prime fasi in seconda posizione (ma scavalcato da Frentzen al primo giro) davanti a Ralf Schumacher, Salo e Coulthard partito malissimo. Irvine non rischia, e rimane ottavo.

Hakkinen è sempre più imprendibile. Dietro Frentzen tiene il ritmo, ma perde costantemente decimi sul leader. Come lui anche Zanardi e Ralf Schumacher. Gli altri pagano già distacco, mentre Coulthard è talmente in giornata che perde la posizione anche su Barrichello (già spinto dai tifosi ferraristi in tribuna). Zanardi sta sognando il podio ma, inutile che lo precisiamo, è uomo d’immensa lealtà e sportività. Con una classifica che lo vedeva ancora fermo inesorabilmente a zero, mentre Ralf  era vicino alla top 5, l’ordine di scuderia impone al bolognese di farsi da parte qualora necessario. Zanna sogna per 17 giri sul podio a Monza, ma poi si fa da parte. Inoltre, il fondo della sua Williams si danneggia su un cordolo costringendolo ad alzare notevolmente il ritmo. Ciò lo porterà a scivolare sempre più indietro, fino ad uscire dalla zona punti.

Barrichello sente sempre più i tifosi sugli spalti di Monza, e si lancia in una rimonta eccezionale. Dopo Coulthard, alzano la bandiera bianca anche Zanardi e sopratutto Salo. Ora è in quarta posizione, dietro a Ralf Schumacher. Al 24esimo passaggio un brivido: Takagi, su Arrows, tenta una staccata fuori ogni logica umana alla prima variante su Badoer (va detto che Luca ha cambiato due volte traiettoria). Risultato: la Arrows sale sul cofano della Minardi, sradicando alettone e rompendo la sospensione; costringendo Badoer al ritiro. A fine gara, Takagi si scuserà con Badoer, che si incavolerà ancor di più e lo manderà a quel paese senza troppi complimenti. Il vero colpo di scena, è dietro l’angolo.

Al trentesimo giro, accade l’incredibile. Hakkinen: il leader del mondiale pronto alla fuga, l’uomo di ghiaccio, il perfezionista commette un errore incredibile. Alla staccata della prima variante scala una marcia in più (anziché la seconda mette la prima) mandando le ruote posteriori in pattinamento. La Mclaren diventa incontrollabile e finisce per inghiaiarsi davanti al pubblico di Monza in delirio. Non solo: se non avesse staccato subito il volante per rabbia, avrebbe potuto riprendere la pista. Un vero e proprio crollo mentale. Un “caput” che mai nessuno si sarebbe aspettato da lui. Esattamente come ad Imola, qualche mese prima, un errore causato dalla troppa pressione. Hakkinen, disperato e infuriato, salta il rail e si accascia, piangendo. A fine gara in un intervista dirà la sua celebre frase: “Real man, never cry”; ma le telecamere raccontavano un’altra verità.

Con Hakkinen fuori dai giochi, Frentzen passa al comando della corsa. Il tedesco ha come unico il rivale il connazionale Ralf Schumacher, che però paga in potenza sui rettilinei. Ora sul podio virtuale sale Salo (scusate il gioco di parole!) con la F399 che dopo le modifiche di assetto apportate al venerdì, va molto meglio rispetto a quella di Irvine. Il nordirlandese approfitta del ritiro di Hakkinen per avvicinarsi alla zona punti e nel finale la soffia a Zanardi che, nonostante una Williams difficile da guidare a causa del problema al fondo scocca, lotta come un leone.

I restanti pit stop non cambiano nulla. Monza è tutta per Frentzen e per la Jordan, alla seconda vittoria stagionale. Secondo è Ralf Schumacher, al terzo podio stagionale, mentre Salo (ormai in procinto di ricedere il volante a Micheal Schumacher) può gustarsi la gioia capitata a pochi del podio a Monza in tuta rossa. Irvine, sesto, a fine gara pare quasi soddisfatto; non curante della chance sprecata.

Come finì quel mondiale 1999, tutti lo sapete. Hakkinen re per la seconda volta, e Ferrari regina dei costruttori con 4 punti in più della Mclaren: proprio quelli portati da Salo. Quel giorno Hakkinen rischiò seriamente di gettare via il titolo mondiale. Solo un irvine non in forma li permise di mantenere il comando. Per la Jordan fu la terza vittoria della sua storia e, grazie ad essa, Frentzen respirò anche lui per qualche giorno il sogno di essere un pretendente al titolo.

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