13 luglio 2014 – Periodo di magra per piloti italiani! Un connazionale non corre in Formula 1 dal Gp del Brasile del 2011. Quel giorno in pista c’erano due pescaresi. Il primo è stata una promessa mai mantenuta (Liuzzi), l’altro probabilmente il più forte pilota italiano del decennio che però, un pò per sfortuna e un pò per mancanza di grandi appoggi, non è mai riuscito a concretizzare il suo talento: Jarno Trulli. A lui il ritratto numero 23 della serie dedicata ai personaggi che hanno fatto la storia dells Formula 1.

Trulli, ormai completo nei kart, salta sulle monoposto e precisamente nel campionato italiano F3. Una vettura non proprio competitiva, e tanta sfortuna, lo costringono a mesti ritiri e prestazioni opache. Ma la svolta è dietro l’angolo. Durante un’esibizione a Lonato, Jarno Trulli ingaggia un duello niente poco di meno che con Micheal Schumacher dal quale ne esce vincitore. Schumacher segnala il giovane abruzzese a Flavio Briatore che lo blinda subito con un contratto a lunga scadenza. Trulli salta in F3 tedesca dove vince il campionato nel 1996 con i team KMS supportato dalla Benetton. Briatore intravede in lui la grinta del pilota vincente e decide che è il momento giusto per il grande salto.
A termine del 1996, Trulli fa un passo fatto solo prima di lui da gente come Piquet, Prost e Senna: passa direttamente dalla F3 alla F1 senza passare per la già conosciuta F3000. Il debutto avviene il 9 Marzo 1997 sulla Minardi (il buon Giancarlo di lasciar perdere una giovane promessa non ci pensa neanche) entrando a far parte di una manovra che avrebbe dovuto portare l’acquisto del team faentino da parte di Briatore e una cordata di soci. Al suo fianco un pilota non proprio velocissimo, con la carriera baciata dalla Japan Tobacco (leggi Mild Seven) ma con un bagaglio d’esperienza di ben 5 stagioni: Ukyo Katayama.

Il test vede Trulli nettamente più veloce di Collard e viene ufficialmente ingaggiato dal team del 4 volte campione del mondo. Jarno debutta in Francia, ma gia in Germania va a punti con uno splendido 4° posto. In Austria, in quella che sarà la sua ultima gara dell’anno, Trulli da il meglio di se. Si qualifica terzo (e già per sè sarebbe un risultato eccezionale) ma al via, complice il ritiro di Hakkinen poleman di giornata, è già al comando. Vi rimane per 40 giri, aiutato dalle Bridgestone performanti sul circuito austriaco, ma anche grazie alla sua guida pulita. Villeneuve passa al comando grazie ai pit stop e Trulli, comunque secondo, deve alzare bandiera bianca solo al 58° passaggio quando a cedere è il motore Mugen – Honda della sua Prost. Alain commenterà a fine gara: “Mi ha subito impressionato il suo stile guida pulito, la sua dedizione al lavoro e la capacità di adattarsi ad un nuovo team. Possiede talento e posso dire con sicurezza che farà strada in Formula 1″. Prost vuole percorrere questa strada affianco a Trulli e le offre un biennale con il proprio team.
Con queste belle parole e tante premesse, grazie anche ai motori nuovi motori Peugeot, Trulli inizia il 1998. L’annata è un vero disastro con un solo punto conquistato (sotto al diluvio di Spa) e qualche bella figura qua e là vanificata da una macchina fragile e tutt’altro che innovativa come si credeva in Francia. Una stagione misera, che permetta alla Prost a malappena di staccarsi dalle ultime due posizioni nella classifica costruttori. Tutte le aspettative sono rivolte al 1999 dove la Prost AP02 si presenta al via con delle curiosi alette sulle pance laterali.

Nel 2000, le gioie di Trulli si fermano al sabato. A Montecarlo e a Spa (dove conta il pilota in sostanza) ottiene la prima fila ma un problema al differenziale sulle stradine del principato e una manovra sciagurata dell’irruente e giovane Button lo mirsero fuori gioco in Belgio. Nel 2001 non migliora la situazione, con pochi punti e tante belle occasioni. Il contratto in scadenza con la Jordan e voci che davano Maranello delusa dalla performance di Barrichello alla Ferrari, porteranno dicerie sul fatto che Trulli andò molto vicino al vestirsi di rosso. Rimarrà solo un fotomontaggio in copertina su Autosprint. A fine stagione, Trulli si inverte il volante con Fisichella passando alla Renault.
I primi due anni con il nuovo team non sono proprio da incorniciare. La nuova R202 monta un motore con l’inedita bancata a 111°, ma rivelerà una scelta azzardata e poco produttiva, a tal punto che decideranno di abbandonarla dopo solo un anno. Nel 2002 Trulli perde il confronto diretto col compagno Button (da lui criticato aspramente dopo l’incidente di Spa), mentre nel 2003 se la deve vedere con il nuovo pupillo di Flavio Briatore: Fernando Alonso. Il giovane spagnolo riuscì a battere nettamente Trulli, ma dalla parte dell’abruzzese va ricordata la dose abbondante di sfiga. Come in Spagna dove fu veloce quanto il compagno per tutto il week end prima di ritirarsi per una manovra azzardata di Coulthard.

Il 2005 è probabilmente il suo miglior anno in F1. Con una Toyota migliore del passato, ma lontana sempre dai primi, lotta spesso nelle posizioni che contano e chiude il campionato con 3 podi, una pole (nel famigerato Gp degli USA) e tanti piazzamenti a punti. Perde il confronto diretto con compagno di squadra Ralf Schumacher per soli due punti, ma è una pura statistica. In Toyota venne apprezzato molto di più il suo lavoro rispetto a quello del tedesco.

Nessuno lo sa, ma il 2009 è l’ultimo anno per la Toyota. Grazie alle grosse mutazioni a livello regolamentare, la Toyota TF109 sembra essere veramente la monoposto di svolta per il team nipponico. Trulli chiude il campionato ottavo con due terzi posti, una pole e uno strepitoso secondo posto a Suzuka davanti al pubblico che incomincia ad adorarlo. Come detto, a fine anno a sorpresa la Toyota annuncia il ritiro dalla Formula 1, lasciando Trulli senza un contratto per il 2010.

Trulli è stato insieme a Liuzzi l’ultimo italiano a correre in Formula 1. Un’onore che ha saputo portare sulle spalle come nessun’altro, dimostrando grandissima lealtà (non spesso ripagata) e grande determinazione. Il suo “I’m pushing like an Hell” in Turchia nel 2008, ha fatto il giro del web e dimostra in pieno l’impegno dell’abruzzese. Un pilota duro, arcigno, capace di difendere per tantissimi giri una posizione che la macchina sua non meritava. Sempre, però, con grande correttezza; quella dote che se fosse ancora viva in F1 avrebbe dato a Trulli una carriera ben diversa.
F1 | Ritratti: 40 anni di Jarno TrulliF1Sport.it - F1 Formula 1 F1 Tecnica F1 News Team Analisi