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F1 | Ritratti: il professor Alain Prost, icona della Formula 1

Da Tony77g @antoniogranato

Cristian ButtazzoniF1Sport.it

16 agosto 2014 – Una delle icone della Formula 1, che è anche uno dei piloti più forti della storia è certamente il Professore, ovverosia colui che è stato capace di vincere per 4 volte il Campionato del Mondo di Formula 1 e di detenere, fino all’arrivo del ciclone Schumacher, diversi record in Formula 1, come quelli assoluti delle vittorie e dei giri veloci. Non ha certo bisogno di presentazioni, si tratta di Alain Prost, pilota e costruttore cui dedichiamo il ritratto numero 29 della serie dei personaggi che hanno fatto la storia della Formula 1.

Tra pochi mesi, questo ex-pilota francese con origini in parte armene festeggerà 60 anni e la sua carriera è stata contrassegnata da incontri che hanno segnato in modo indelebile la storia della Formula 1, scrivendo quelle che, senza paura di essere smentiti, sono le pagine più importanti di questa lunga avventura durata 65 anni.

Prost inizia a correre in kart nel corso degli studi, a un’età relativamente tarda (14 anni), quando tutti i giovani piloti ambivano già a saltare in monoposto, e per un buon periodo di tempo abbina le gare agli studi. Nel momento in cui entra all’università, però, decide di fare una scelta e sceglie i motori, abbandonando subito gli scranni degli atenei e gareggiando a tempo pieno in kart, cosa che gli permetterà di vincere il Campionato francese senior nel 1975.

Il passaggio alle monoposto è immediato e altrettanto positivo, tant’è che vince subito, l’anno dopo, il Campionato francese di Formula Renault, aggiudicandosi tutte le gare tranne una. Il giovane Alain si guadagna, così, la giusta notorietà e nel 1978 entra in Formula 3, dove nel 1979 vince due titoli, quello francese e quello continentale, vincendo anche il Gran Premio di Monaco. La sua carriera da predestinato lo mette nelle mire della McLaren che nel 1979 gli offrì un test. Lui non si tirò indietro e stracciò i tempi dei piloti ufficiali al Paul Ricard. La McLaren gli offrì di esordire all’ultima gara ma, come accaduto per la sua discesa nei kart, preferì aspettare l’inizio della stagione successiva.

Nel 1980 approda alla massima formula, ma la McLaren di quell’anno si rivelò particolarmente fragile e in un incidente occorsogli in Sudafrica si procurò la frattura del polso e fu costretto a saltare 2 gare. Nemmeno

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il rientro fu più fortunato, perchè nelle gare successive fu vittima di diverse rotture e decise di interrompere anzitempo il rapporto con la McLaren. La rottura fu aggravata dalle chiacchere interne al team, in cui alcuni tecnici scambiarono le fragilità tecniche per errori del pilota, cosa che non fu assolutamente gradita al pilota francese, già avviato verso la Renault e il suo rivoluzionario progetto del motore turbo. Cosa alla quale nemmeno gli sforzi di Ron Dennis e John Barnard valsero a fargli cambiare idea.

Questa scelta, infatti, avrebbe potuto garantirgli diversi successi, e in effetti inizialmente si rivelò azzeccata, anche perchè la Casa francese sfruttò le sue doti da tester, ma nella prima parte di stagione non riuscì a sfondare. La svolta arrivò in casa, a Digione, dove colse la prima vittoria e la stagione finì in crescendo. Alain coglierà infatti altri 2 successi e altrettanti secondi posti, oltre a far registrare la prima

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pole position e il primo giro più veloce in carriera. I punti a fine stagione saranno 43 e il giovane Alain si proietta verso quella che è la meta più ambita: la conquista del Mondiale. Ma purtroppo il 1982 non sarà all’altezza della stagione precedente e nerl corso dell’anno si incrinò anche il rapporto con Arnoux, con accuse reciproche di essersi ostacolati durante il Gran Premio di Monaco. Il giovane Alain dettò, quindi, le condizioni per rimanere anche nel 1983: un ruolo chiaro da prima guida, richiesta alla quale la Renault obbedì dopo l’abbandono di Arnoux, che se ne andò alla Ferrari.

In quell’anno, con Eddie Cheever al suo fianco, Prost dovette affrontare l’inizio della stagione con la monoposto dell’anno precedente e le prime due gare furono sofferte. La nuova monoposto entrò in gara in Francia. Prost e la Renault sembravano su un altro pianeta, il vantaggio assunse proporzioni importanti e la Renault lo celebrò come un eroe. Ma a metà stagione Prost sentiva che Piquet (shuo rivale in classifica) avrebbe potuto avvicinarsi ed ebbe ragione. Infatti, la rimonta del brasiliano fu inesorabile,; a Zandvoort Piquet distanziò Prost di un secondo al giro e nel tentativo di rimontare portò un sorpasso azzardato proprio a Nelson alla curva Tarzan che mise entrambi fuori gioco, regalando la doppietta alla Ferrari. L’iride arrivò a Kyalami, in una cornice surreale, perchè la Renault si porta dietro tutta la stampa francese, ma saranno proprio i giornalisti gli attori-spettatori del processo al team, con Prost che salirà sul banco degli accusatori e deciderà l’abbandono della scuderia.

E per continuare, deciderà di accettare quell’offerta che nel 1981 aveva rifiutato, tornando alla McLaren. In questo caso, però, Ron Dennis non lo metterà di fronte a un novizi

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o, come si sarebbe potuto facilmente pensare, ma a un pilota che di Mondiali ne aveva già vinti due, Niki Lauda. La prima parte di stagione fu però favorevole al francese, e in questo incise anche la decisione di Jacky Ickx di fermare il Gran Premio di Monaco anzitempo con dimezzzamento del punteggio, decisione che è stata fonte di roventi polemiche. Prost infatti se la vedrà con quello che in futuro sarà il suo rivale diretto, Ayrton Senna, che in quella gara avrebbe potuto teoricamente superarlo. Ma la seconda parte della stagione arrise a Lauda, con Prost che in Germania mantenne vive le speranze fino all’ultima gara dell’Estoril. Prost vinse l’ultima gara, ma Lauda arrivò secondo e portò a casa il titolo per merzzo punto, distacco minore nella storia della Formula 1.

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Ma il terreno ormai è arato e pronto per accogliere il primo trionfo iridato di Prost, che dopo un lungo duello con la Ferrari di Michele Alboreto vince approfittando del calo di competitività della 156/85, la Ferrari che stava per riportare l’iride a Maranello 5 anni dopo Scheckter, e si aggiudica il suo primo alloro iridato gestendo con intelligenza tattica l’ultima parte della stagione. E’ il primo francese (e finora unico) a diventare Campione del mondo e lo fa in modo perentorio, con 20 (anzi, 23) punti di vantaggio sul ferrarista, nonostante fosse anche incappato in una squalifica a Imola per essere stato trovato con la vettura sottopeso.

Il Mondiale 1986 è quello della sorpresa che non ti aspetti: da come era iniziato, sembrava che il predominio dei piloti Williams fosse inequivocabile, ma il problema della Williams non sarà al di fuori della squadra, bensì proprio all’interno. E Prost non si lascia certo sfuggire l’occasione, sebbene la FW11 sembrasse di un altro pianeta. Infatti, nel punto cruciale della stagione Prost vincerà tre gare, a Imola, Monaco e Zeltweg,

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e riuscirà a rimanere in scia al duo della scuderia di Didcot. Si rende protagonista di un gesto epico a Hockenheim, quando tenta inutilmente di spingere la vettura rimasta senza benzina incitato dal pubblico. La furbizia tattica da calcolatore di Prost (sembra quasi aver imparato da Lauda) lo premierà proprio all’ultima gara, quando accade il colpo di scena: Mansell, che sembrava apperofittare dei guai di Piquet, vede la sua gomma posteriore sinistra esplodere in rettilineo e da possibile iridato si trasforma di colpo nel grande sconfitto della corsa iridata del 1986. A vincere, ironia della sorte, sarà proprio il francese, che esclamerà “Ho pensato che il computer si sbagliasse”… e infatti la sua espressione di sorpresa mentre taglia il traguardo la dice lunga sull’entità della sua impresa. “Cerccavate un eroe, adesso avete Prost”, mai parole furono più veritiere.

Il 1987 non sarà un anno particolarmente soddisfacente per Prost, anche perchè andrà ancora una volota in scena la rivalità tra Piquet e Mansell, ma sul team di Sir Frank peserà la tegola dell’incidente capitato al Leone alla penultima gara di Suzuka, vittima di un testacoda e costretto a dire addio ai sogni di gloria. Prost, però, in questo frangente otterrà comunque un risultato di prestigio: arriverà a 28 vittorie, baattendo l’allora record storico detenuto da Jackie Stewart.

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La McLaren decide quindi per il cambio di motorista e passa da TAG-Porsche a Honda. Il colosso giapponese, inteso a portare la McLaren alla consacrazione definitiva, suggerisce (anche se si tratta di qualcosa di più di un semplice suggerimento) a Ron Dennis di affiancare a Prost un suo pilota, per fargli fare il salto di qualità: Ayrton Senna. La
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coppia perfetta si è formata e la macchina c’è; si tratta della MP4/4, invincibile. Ron Dennis è chiaro, vuole vincere tutte le gare della stagione. L’inizio del campionato sembra favorevole a Prost, che nelle prime 6 gare ottiene 3 vittorie e 3 secondi posti dietro a Senna (epica la vittoria di Montecarlo in cui approfitta dell’errore clamoroso di Senna che va a sbattere alla curva di Sainte-Dévote. In Inghilterra, però, Prost, da perfetto calcolatore del rischio, si ritira, lasciando forse in quella gara il mondiale nelle mani di Senna. Ayrton però deve fare i conti anche con la sfortuna: quando poteva approfittare delle noie tecniche di Prost, a Monza, ci si mette di mezzo la cattiva sorte che assume le sembianze della Williams di Schlesser, che lo costringe al ritiro a causa di un incidente alla prioma variante e dà il via libera alla doppietta delle Ferrari. Tra Senna e Prost, però, la lotta non è certo fimita, tant’è che in Portogallo ha inizio la rivalità che raoppresenta la storia e l’essenza della Formula 1: al via della gara Senna chiuse Prost verso il muretto dei box. Il francese, nonostante la
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manovra del compagno-rivale vince lo stesso la gara ma giudica il comportamento del brasiliano pericoloso e da qui è injiziata la guerra psicologica tra i due. Senna sarà vincitore del titolo già alla penultima gara di Suzuka, ma se si tiene conto di tutti i risultati Prost avrebbe battuto Senna distanziandolo di 11 punti, 105 a 94.

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Il 1989 è l’anno dell’esplosione della rivalità tra i due assi del volante, che parte già dal Gran Premio di San Marino, quando Senna trasgredisce gli accordi presi con Prost (con Dennis che difenderà il francese) di non superarsi nel corso del primo giro; Prost si infuria con Senna, che non ha resistito alla tentazione di attaccarlo, e da lì il francese matura la decisione di andarsene dalla McLaren, per fare rotta verso Maranello. L’annuncio, arrivato a Spa, porta il pubblico di Monza a salutare con particolare calore la sua vittoria sul tracciato brianzolo. E a Suzuka va in scena il triste epilogo del Mondiale: Prost e Senna finiscono entrambi fuori alla chicvane del Triangolo, con il brasiliano che tampona il francese e gli regala il terzo titolo mondiale della sua carriera. E la pericolosità dela manovra di Senna viene giudicata tale anche dai commissari, che lo squalificheranno per 6 mesi, sanzione che poi verrà ridotta.

E infatti, Senna sarà al via della stagione 1990, in cui Prost (che si presenta con il numero 1 sul musetto) farà divieto assoluto alla Ferrari di portare il brasiliano a Maranello, ma dovrà vedersela con Nigel

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Mansell, un altro osso duro. I due dovranno anche vedersela con un altro francesino tutto pepe: Jean Alesi, che alla prima gara stupisce portando la sua Tyrrell alle spalle della McLaren di Senna. Prost rimane comunque in scia al brasiliano e tiene a bada Mansell, anche lui desideroso di entrare nella lotta per il titolo (tant’è che i due vivranno in box separati). Prost rimane in scia al brasiliano e nel corso dell’anno si verifica un episodio che cambia le sorti della stagione: all’Estoril viene stretto dal compagno di squadra Mansell verso il muretto dei box e va a prendersi la vittoria in gara. Della situazione approfitterà proprio Senna, che supererà Prost in classifica. Il francese, oltre che da Senna, dovrà quindi guardarsi anche dal compagno di squadra e la cosa non gli sarà gradita, tant’è che chiederà il suo allontanamento. Ma anche questo Mondiale si concluderà a Suzuka e ancora una v
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olta con un incidente, in questo caso al via della gara, con Senna che si getta sulla Ferrari di Prost e conclude la corsa di entrambi. Il brasiliano è per la seconda volta Campione del mondo e Prost non la prenderà certo bene: “Ci sono diversi modi di perdere … certamente non così. Prima della gara avevo detto che Senna era un avversario corretto … Non pensavo tentasse una manovra simile”.

La frattura tra

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i due ormai è insanabile e il 1991, purtroppo per Prost, si rivela una delle stagioni peggiori: affiancato da Jean Alesi, deve assistere impotente alla lotta che si consuma tra Ayrton Senna e Nigel Mansell e deve difendere la Scuderia da una serie di attacchi che provengono dalla stampa e dagli addetti ai lavori. Non solo: Cesare Fiorio aveva già le mani su quello che poteva essere il “salvatore della patria”, con il quale aveva già instaurato una trattativa. Il suo nome? Ayrton Senna. Inevitabilmente la cosa suscitò la veemente reazione di Prost, che era stato chiarissimo con lo stato maggiore della Ferrari sul non volere in alcun modo il brasiliano in squadra e proprio per questo chiese e ottenne la testa di Cesare Fiorio. Anche lui, però, sarà vittima dei suoi stessi giudizi taglienti rivolti all’indirizzo dei tecnici Ferrari, in cui giudicherà la 643 “un camion”. Il Professore (che lungo tutta la sua carriera ha un approccio abbastanza particolare nei confronti del team e degli ingegneri, anteponendo sempre le sue indiscusse doti di guida – i risultati lo dimostrano – al mezzo tecnico, che spesso criticava) venne così licenziato in tronco dalla Scuderia alla vigilia dell’ultima gara stagionale ad Adelaide e venne sostituito da Morbidelli. Alain decide quindi di prendersi un anno sabbatico, ma quello che si realizzerà nel corso del 1992 avrà del clamoroso.

La stagione, infatti, vivrà sul dominio della Williams FW14B guidata da Nigel Mansell e Riccardo Patrese e sulla crisi McLaren, con Ayrton Senna che accuserà diversi problemi al nuovo cambio. La crisi sembra passare tutta dalla parte del brasiliano e la Williams, come se non bastasse, gli riserverà un’altra brutta sorpresa: nel 1993 a guidare per la scuderia di Didcot ci sarà proprio l’acerrimo rivale Prost, candidato di diritto alla conquista del Mondiale. E come se non bastasse, la McLaren perde anche la fornitura dei motori Honda per passare ai V8 Ford. Ci vorrà tutta l’abilità di Senna per tenere a galla la

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McLaren, con imprese memorabili come la straordinaria gara sul bagnato di Donington Park, ma contro la Williams FW15 di Alain Prost non c’è nulla da fare. Infatti già alla gara successiva di Imola gli equilibri si ribaltano, con Prost che vince e Senna che invece sarà costretto al ritiro da un errore alla Tosa. Il
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Professore, oltre a vincere, vuole anche che la stampa nasconda tutte le imperfezioni del weekend di gara, come alcuni problemi patiti al motore e al cambio. Lui, che aveva rifiutato il numero 0 perchè ritenuto umiliante, non volle sentire parlare di crisi e, anzi, voleva che ogni sua vittoria fosse ricordata come perfetta, senza sbavature. A Hockenheim stabilisce il nuovo record assoluto di vittorie, 51, prima di dare spazio alle prime 3 vittorie del compagno di squadra Hill, tutte di seguito, che gli apriranno la strada verso il suo quarto titolo iridato. Alain all’Estoril non fallisce l’occasione, arriva secondo e, complice il ritiro di Senna, aumenta a 25 i punti di vantaggio sul brasiliano, che significano poker mondiale. Senna sembra metterci un po’ a riconoscere la vittoria dell’eterno rivale, che a fine stagione lascerà la Formula 1, e questa volta per sempre. Restano ancora due gare da disputare, e in entrambi i casi, a Suzuka e Adelaide, vin ce senna. In Australia a salire sul podio con lui ci sarà anche Prost, secondo, e Damon Hill terzo. All’arrivo dei due ai box, Senna piange. Il motivo? Aveva chiesto a Prost se veramente avesse deciso di ritirarsi e il francese gli rispose affermativamente. I due arrivano sul podio, Senna sale sul gradino più alto, aspetta che Prost si avvicini e gli tende la mano. Alain è un po’ dubbioso, lo guarda negli occhi e gli stringe la mano a sua volta. La rivalità tra i due è svanita, proprio nell’ultimo giorno in cui festeggeranno insieme sul podio. Senna inviterà a più riprese Prost a salire sul gradino più alto del podio con lui. Una riconciliazione del tutto spontanea, quasi inaspettata, che arriva nel momento più belllo e commovente, quello dell’addio del francese. Il quale, finalmente, potrà essere felice, perchè, come da lui stesso dichiarato, “non si può mai essere veramente felici durante la carriera, perchè bisogna dedicarsi al 100% a quello che si fa senza mai rilassarsi”. E infatti, in pubblico non esultava mai, tenendosi tutto nel proprio intimo, cion le persone a lui vicine.

Si chiude la carriera da pilota di quest’uomo straordinario, che nel 1994 sarà l’opinionista tecnico di TF1 per la Formula 1 e a Imola vivrà subito il suo momento più brutto: l’eterno rivale e amico Senna, che durante il weekend di gara ha lanciato in diretta un messaggio a Prost dicendogli “Mi manchi, Alain!”, si schianta alla curva del Tamburello dopo 7 giri del Gran Premio si San Marino. Prost in cabina di commento è sbigottito, più di tutti gli altri giornalisti che stavano seguendo l’evento. E’ stato certamente il momento più duro della storia della Formula 1 e Prost lancia dai microfoni di TF1 un durissimo atto d’accusa nei confronti dei dirigenti della Formula 1, che a suo dire anteposero interessi commerciali a quelli sportivi, dichiarandosi molto meno aoppassionato nel seguire le gare. Prost porrà questioni fondamentali in tema di sicurezza e di gestione manageriale della Formula 1 che sono quelle che, da questa maledetta gara, toglieranno il sonno agli ingegneri e ai dirigenti incaricati di riscrivere i regolaenti tecnici e sportivi. Il momento più toccante arriva a San Paolo pochi giorni dopo: Senna verrà portato a percorrere il suo ultimo Gran Premio da 8 piloti: in prima fila c’è proprio lui, Alain Prost, insieme al suo altro grande amico Gerhard Berger. Alain poserà con il casco di Ayrton per la fondazione che porta il nome dell’asso brasiliano e ne farà parte.

Da telecronista, però, Prost avrà anche il piacere di commentare la prima vittoria di un pilota francese dopo di lui: si tratta di Jean Alesi, che un anno e mezzo dopo l’ultima vittoria di Prost si aggiudica la sua unica affermazione iridata in Canada. Si tratta di uno dei momenti più belli per l’automobilismo francese, oltre che per la Ferrari, e la voce di Prost in cabina di commento lo segue per tutti i 68 giri della sua cavalcata che farà esplodere di gioia molti appassionati di Formula 1, con una Ferrari che stava progressivamente uscendo dal periodo del “camion” (tanto per usare le parole del Professore) e stava finalmente imboccando la strada di una nuova stagione di successi, che sarebbero arrivati per mano di Michael Schumacher.

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Accanto al ruolo di telecronista, Prost affianca quello di consulente tecnico della McLaren, sia nel 1994 che nel 1995 (quando al volante ci sarà Nigel Mansell, il nsuo vecchio compagno-rivale) e nel 1996 parteciperà in prima linea allo sviluppo della vettura, avendo l’onore e l’onere di fare lo shakedown della nuova MP4/11. Ron Dennis vuole il 4 volte iridato per mettere pressione a Hakkinen e Coulthard, ma in realtà la cosa non si concretizzò mai.

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Invece, le intenzioni di Prost erano altre: quelle di gestire un team in proprio. Idea che si concretizzxerà nel 1997, quando Briatore venderà al pilota francese la Ligier, che cambierà nome in Prost Grand Prix. Il 4 volte iridato, ora diventato manager, schiera Panis e Nakano, con il francese prima guida e sorprende subito, arrivando a podio nella seconda gara in Brasile. Prost, però, a metà stagione deve fronteggiare la frattura alle gambe del suo pilota di punta e ingaggia Jarno Trulli. L’abruzzese non delude, conquista tre punti e comanda a lungo il Gran Premio d’Austria, prima del ritiro per rottura del motore. I due podi in precedenza conquistati da Panis portano la Prost al sesto posto nel Mondiale costruttori, il miglior risultato di sempre.

Gli anni successivi le prestazioni satranno deludenti, tanto che, per esempio, nel 2001 Alesi, a seguito degli screzi con il suo ex-compagno di squadra se ne andò alla Jordan dove concluderà la sua

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carriera. La Prost, invece, che si avvarrà anche del contributo di Cesare Fiorio, chiuderà a causa degli ingenti debiti maturati.

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Ma Prost non ha certo mollato il volante, tant’è che partecipa al Trofeo Andros, competizione francese riservata a vettuere stradali sul ghiaccio, vincendo il titolo nel 2006, 2007, 2012 e 2013. Prost, dal 2013, è diventato anche ambasciatore della Renault, con il compito, quest’anno, di rilanciare l’immagine del motorista francese, che quest’anno versa in un anno di crisi dopo i 4 Mondiali conquistati con la Red Bull (con cui si è esibito giusto quest’anno). E la Casa francese non poteva affidarsi a testimonial migliore, e cioè uno degli uomini che hanno scritto la storia della Casa francese e, di più, ha posto delle vere e proprie pietre miliari in tutta la storia della Formula 1, soprattutto (e non solo) con la sua grande rivalità con Ayrton Senna e alle gesta epiche con altri protagonisti degli ultimi decenni del XX secolo, come Nelson Piquet e Nigel Mansell e che poi ha saputo trasmettere la sua passione anche al figlio Nicolas, anche lui pilota. Onore, quindi, a un vero e proprio mito della Formula 1 e dell’automobilismo in generale.

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