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F1 Storia : Clermont Ferrand : Il Nurburgring francese

Da Tony77g @antoniogranato

Luca SarperoF1Sport.it

25 aprile 2015 – Ci sono tracciati che il tempo ( e l’avidità umana ) hanno sbiadito, dimenticato e infine completamente cancellato. Circuiti che hanno regalano pagine brevi di storia della Formula 1, ma cariche di coraggio, epicità e romanticismo. Uno di questi è Clermont Ferrand, l’unico talmente pauroso da ritagliarsi il soprannome di “Nurburgring Francese”.

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La nascita del mito: Per vedere per la prima volta delle vetture da competizione sfrecciare lungo le pendici del Puy de Dòme (vulcano francese spento), bisogna andare indietro nel tempo al 1905. In quell’anno si corre l’ultima edizione della prestigiosa “Coppa Gordon Bennett” e il suo tracciato (137 chilometri….) arriverà a toccare la zona dell’Auvergne. Manca l’ufficialità, ma è la prima volta che una vettura da corsa sfreccia nelle stradine alle pendici del vulcano spento. E ne passeranno di anni prima che accada di nuovo. L’idea di costruire un circuito venne proposta dall’ASACA (Association Sportive de l’Automobile Club d’Auvergne) nel 1908 e nel primo dopoguerra, ma senza successo. Ci andò vicinissima, ancora l’ ASACA, nel 1954, quando presentò un circuito dal disegno quadrangolare che passava attraverso svariati piccoli paesi e anche nel centro di Clermont Ferrand. Il progetto era buono e trovò talmente tanti riscontri positivi da essere inserito nel calendario di Formula per il 1955 come quinta prova da disputarsi a luglio. Solamente l’immane tragedia della 24 ore di Le Mans allontanò nuovamente queste zone dalla Formula 1. Ma fin dall’inverno seguente, la FFSA convinse l’ASACA a non abbandonare l’idea del nuovo circuito ma di rivederla e apportare modifiche per renderlo più sicuro. Jean Auchataire, presidente dell’ASACA, propose di non passare per il centro ma bensì di sfruttare le strade esterne alla cittadine, lambendo Puy de Charade e Puy de Grave Noir fino ad arrivare alle colline che circondano il Puy de Dome. In un primo momento Auchataire propose di passare comunque per il centro abitato, garantendo così spazio sia per il pubblico che per l’area box. L’idea però fu bocciata da “Toto” Roche, in quanto riteneva una follia far sfrecciare le auto di Formula 1 in mezzo ad un centro abitato dopo i fatti di Le Mans. Si decise così di costruire un tratto di pista apposito per far fronte alla richiesta di spazio per box e tribune. Dopo un’anno di lavoro, il 27 luglio 1958 il circuito di Clermont Ferrand viene inaugurato con una gara di F.3 e subito attira le attenzioni dei piloti della Formula 1 che vi arrivano nel 1965. Vince Jim Clark davanti a Stewart e Surtees.

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Anatomia di un capolavoro: Forse può sembrare esagerato, ma definire Clermont Ferrand come una sorta di Nurburgring d’oltralpe può sembrare meno azzardato di quanto sembri. Curve cieche, saliscendi continui e un’unico grande rettilineo; fanno del circuito del vulcano Puy de Dome un vero must per chi ama la guida. Non c’era il Masta di Spa o l’ Antoniusbuche del Nurburgring, ma il rettilineo più lungo aveva la particolarità di aumentare progressivamente, fino al 8%, la propria pendenza, fino a diventare quasi un muro che poi portava alla Manson. Poi Le Golf e il Belvederè (si, leggetelo alla francese) un tratto guidatissimo, tutto con sali scendi e pendenze variabili che costringevano i piloti a controbilanciare il banking negativo naturale del tracciato con traiettorie talmente strette da portarli spesso a mettere due ruote sulla ghiaia. 8.055 metri di striscia asfaltata larga sette metri che contornano la città di Clermont Ferrand, con tanto di passaggio attraverso borghi e quartieri della cittadina.

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4 edizioni e poi basta: Clermont Ferrand piace a molti ma non ai difensori della sicurezza, che la ritengono pericolosa. Essendo sostanzialmente una serie di strade di montagna collegate tra di loro, non ci sono altre stradine di accesso e, in caso di incidente, i soccorsi potrebbero avere dei problemi. Nel 1972, Hemut Marko ci rimette un’occhio a causa di una pietra scagliata dalla vettura di Peterson. La Formula 1 abbandona dopo quell’infausta edizione il monte Puy de Dome dopo solamente 4 edizioni corse (Stewart 2 vittorie, Clark e Rindt a quota 1) e un destino che ancora una volta lega Clermont Ferrand e Nurburgring. Entrambi vedono segnata la loro fine dopo un grave incidente ed entrambi subiranno dopo anni una mutilazione. Il Nurburgring verà rifatto nella versione breve, come anche Clermont Ferrand con inaugurazione nel 1988. Anzi, ad essere precisi, Clermont Ferrand perderà anche il nome; visto che ora si chiama Circuit de Charade. In pratica ora il tracciato ripesca i vecchi tratti iniziali e finali, raccordati da un rettilineo spezzettato da due esse. Tecnico si, ma un’altra pasta rispetto al vecchio Clermont Ferrand.

Clermont Ferrand ha avuto una storia tribulata fin dall’inizio della sua vita. Un progetto che sembrava non voler partire mai e un tragedia a Le Mans che ha posticipato a lungo termine il debutto nella massima serie. Poi il momento più alto con 4 edizioni del Gran Premio di Francia, ma troppo poche per poter avvicinari tempi sacri come Spa-Francorchamps, Monza o Nurburgring con la quale condivideva molte caratteristiche tecniche e anche un destino. La differenza tra i due è che uno esiste ancora, sia nella realtà che nel cuore degli appassionati. L’altro è lasciato al totale abbandono e vive solo negli occhi di chi l’ha visto. Un finale troppo triste per un tempio che meritava ben altra sorte.

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