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Nato nel 1928, Chapman diventa ingegnere meccanico a soli 20 anni, e dopo un breve periodo trascorso in aviazione nella Royal Air Force si dedica ben presto alle automobili da corsa, disputando alcune gare con la Vanwall, tra cui il Gran Premio di Francia del 1956 di Formula 1. La sua fama però si manifesterà come costruttore, quando nel 1952 dà vita alla sua creatura, la Lotus.
La scuderia debutta in Formula 1 nel 1958, anche se era già attiva in Formula 2. La Lotus 12 già da subito inserì alcune innovazioni importanti nel mondo della Formula 1, come le sospensioni denominate Chapman stunt, che si adatteranno a un’altra invenzione che farà scuola: il telaio monoscocca.
Questa soluzione verrà adottata sulla Lotus 25, il primo esempio di monoposto cucita come un vestito attorno a un pilota, che rispondeva al nome di Jim Clark. Infatti, Chapman ricorda che nelle fasi di progettazione, Clark venne fatto sedere su un tavolo che aveva tutte le parti meccaniche della monoposto e il telaio veniva adattato alle sue dimensioni. I risultati arrivarono subito, nel 1962 Clark è Campione del Mondo, trionfo che verrà bissato nella stagione 1965. In totale, la 25 otterrà 25 vittorie, 17 pole position e 13 giri veloci in gara. Il secondo titolo di Clark sarà conquistatio con l’evoluzione della 25, la 33 e farà il pieno conquistando anche la 500 Miglia di Indianapolis.
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Il cambio di regolamentui del 1966 farà in modo che la 33 sia dotata di un motore 2 litri, e la stagione si concluderà con il modello 43, ma questo sarà il preludio a un’altra rivoluzione radicale: la 49, infatti, sarà la prima monoposto a motore centrale-posteriore della storia e monterà il glorioso Cosworth DFV. Si preannuncia un’altra annata d’oro per Jim Clark, ma Chapman deve assistere alla prima delle grandi tragedie della sua carriera: l’asso scozzese scompare in una gara di Formula 2 a Hockenheim. Comunque la Lotus riuscirà a conquistare un altro titolo, con Graham Hill, mentre Jo Siffert porterà alla vittoria un’altra Lotus di un team cliente.
Dopo la vittoria di Hill, Chapman mette gli occhi su un altro giovane talento, Jochen Rindt, che nel 1970 ottenne 5 successi, ma all’appuntamento di Monza si schianterà all’ingresso della Parabolica con la Lotus 72 a causa del cedimento di un semiasse, causato anche dalla sistemazione dei dischi freno anteriori. L’epilogo sarà surreale, con Ickx che non riuscirà a raggiungere Rindt e il titolo 1970 che verrà assegnato postumo all’austriaco. Sarà la seconda grande tragedia che scuoterà il team di Chapman.
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Peterson nel 1974 girerà con la Lotus 76, evoluzione della 72, ma Peterson e Ickx non ottennero risultati di rilievo, cosicchè Chapman decise di riprendere la 72. Ma il desiderio di innovazione di Chapman non si ferma, con l’introduzione della 77 nel 1976, monopoto anciora più leggera delle precedenti. La Lotus schiererà accanto a Peterson Mario Andretti, ma entrambi i piloti rifiuteranno subito la 77 e se ne andranno in polemica, con lo svedese che andrà alla March e l’italo-americano alla Parnelli; Andretti metterà Chapman alle strette, costringendolo a degli sforzi supplementari, per favorire il suo ritorno. L’italo-americano verrà premiato, con un accordo finalizzato al recupero della competitività, e arriveranno anche i risultati, con una vittoria nell’ultima gara in Giappone, proprio quella che consegnerà il titolo a James Hunt.
Chpman nel 1977 ha un’altra invenzione sensazionale: la prima vettura a effetto suolo, la Lotus 78. Si tratta del primo esempio di wing-car, ossia di monoposto progettata con pance laterali conformate come un’ala, in cui il passaggio dell’aria si restringe sino a metà circa della lunghezza della vettura per poi allargarsi sino all’apertura delle ruote posteriori, dirigendo il flusso dell’aria calda verso l’alto. Peter Wright dotò la vettura asnche di due minigonne “a spazzola”, ossia in materiale plasticobnì flessibile che sfiorassero l’asfalto per prevenire lo sfregamento delle minigonne in materiale rigido. Questo tipo di minigonne venne sostituito con minigonne in ceramica, che diminuirono sensibilmente i problemi di attrito. I risultati furono incoraggianti tanto per Andretti quanto per Gunnar Nilsson, che a fine 1977 lascerà il team a causa di un male incurabile che se lo porterà via a fine 1978.
Nilsson viene sostituito con un vecchio pallino di Chapman, Ronnie Peterson, che torna dopo 2 anni di assenza, al quale però non verrà pedonato l’abbandono dopo l’entrata in crisi della Lotus. Il Mondiale è un affare interno alla Lotus, con Andretti che conquista 7 vittorie contro le 2 di Peterson, ma nonostante questo lo svedese è vicinissimo all’italo-americano in classifica. Tra i due scoppia una forte rivalità, tant’è che Andretti affermerà che Peterson avrebbe potuto dominare le gare per poi lasciare passare il compagno sulla linea del traguardo per dimostrare di essere superiore, ma che non sarebbe mai stato in grado si superarlo. Nel corso della stagione venne schierata la Lotus 79, evoluzione esasperata della 78, che sfruttava l’effetto Venturi, grazie al diverso disegno del sottoscocca in modo da ricavarne un profilo alare rovesciato e generare un condotto convergemte-divergente, arrivando così a un aumento della deportanza.
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L’ultimo sussulto arriva nel 1982, quando il pilota pianista Elio De Angelis regalerà l’ultimo grido di gioia a Colin Chapman, che assisterà sul traguardo alla volata con la
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Scompare così un team storico, che ha fatto della continua ricerca dell’innovazione un proprio cavallo di battaglia, animato da un condottiero che ha saputo rischiare e che ha sempre avuto ragione, anche se alcune tragedie hanno segnato in modo indelebile la storia del team e di Chapman.
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