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F1 | Storia : Mclaren – Mercedes : Ci siamo tanto amati..

Da Tony77g @antoniogranato

Luca SarperoF1Sport.it

25 novembre 2014  – E’ passata quasi inosservata in questo week end di addii, saluti, baci e abbracci che è stato il Gran Premio di Abu Dhabi. Eppure un’altro ultimo atto è stato scritto. Un’altra relazione sportiva che sembrava senza fine, ha raggiunto il suo capolinea. Mclaren e Mercedes si separano. Tanti numeri e tanti trionfi ( ma anche tonfi) di un’accordo team – motorista tra i più lunghi nella storia della Formula 1.

Una relazione, quasi. Amore motoristico durato quasi 20 anni tra vittorie, sconfitte, crisi interne e affidabilità in discussione. Sembra scritto da una mano specializzata in romanzi romantici questa partnership tra Mclaren e Mercedes. Punti alti che alternano a punti bassi e, sopratutto, una consacrazione mai arrivata. Come il matrimonio in ogni coppia indecisa da soap opera, anche tra i teutonici e l’inglese più bastardo (ma vincente) del Circus non è mai arrivato quel “per sempre” che fino a pochi anni fa sembrava scontato. Un sigillo in carta bollata sottoforma di scalata finanziaria iniziata ( da parte della Mercedes) ma mai arrivato alla fine. Non capitola il playboy Mclaren, e alla fine torna da dove era partito. Da dove per sfuggire al ricordo, si gettò a capofitto senza pensieri ne remure tra le braccia argentee e tedesche con la stella a tre punte come simbolo. Ha tratto molto insegnamento (e soldi), ma alla fine il ricordo del passato porta sempre i ricascare nei vecchi amori. Più brevi magari, ma più vincenti e carichi di emozioni. Andiamo con ordine.

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L’inizio della saga: Siamo nel 1994. La Mclaren corre con motori Peugeot tutt’altro che competitivi. Dopo un 1993 passato con i motori Ford a lottare contro le velocissime Williams, le aspettative che ripone Dennis nei motori francesi sono tantissime. Tutte, però, vengono smentite. La Mclaren Peugeot Mp4/9 è lenta e carica di problemi. Hakkinen si difende alla grande con 6 podi e un quarto posto in campionato, mentre Brundle ne fa solo due, ma uno arriva a Montecarlo (secondo). L’altra parte, la Mercedes, è al suo secondo anno dopo il rientro in Formula 1. Un rientro voluto e studiato a dovere come fornitore di motori (progettati dalla Illmor Engineering di Mario Illen e Paul Morgan) con la Sauber, anch’essa al debutto in F1, dopo anni di trionfi nel mondiale sport prototipi. Il 1993 è promettente, ma il 94 non conferma la crescita, e a peggiorare la situazione ci si mette pure la Sauber che non riesce a reperire i fondi sufficenti, costringendo la stessa Mercedes a fornire sponsor propri. Tra la Sauber e la Mercedes c’è crisi e ad approfittarne è proprio la Mclaren. Lui, lei e l’altro. Ron Dennis firma con la Mercedes un’accordo di fornitura motori a partire dal 1995. Inizia la saga e per dare ulteriore lustro all’accordo, Dennis convince Mansell a tornare in F1 a fianco di Hakkinen. Sarà un flop, ma fu affascinante per tutti. Il primo biennio è tutt’altro che positivo. La Mclaren corre le ultime due stagioni con la livrea Marlboro ma senza ottenere grandi soddisfazioni. A poco serve l’avvicendamento di Brundle  con Coulthard. In due anni, arrivano solo 8 podi ( 6 con Hakkinen) e una sfilza di delusioni. Da ricordare, anche, lo spaventoso schianto di Hakkinen ad Adelaide ( Leggi articolo qui ) durante le libere del Gran Premio d’Australia del 1995.

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Il ritorno delle frecce d’argento
: Il 1997 è l’anno della svolta. La Mercedes non è più una cenerentola e la Mclaren ha fame di quella vittoria che manca dal 1993. Se ne va la Marlboro e arriva la West sulle carene della nuova Mp4\12 e di conseguenza anche il classico colore bianco e rosso lascia spazio all’argento, ovviamente, Mercedes. Arrivano le vittorie in Australia e Italia con Coulthard e anche il primo centro in carriera per Hakkinen a Jerez de la Frontera. 3 vittorie e altri 3 podi, permettono alla Mclaren di chiudere terza in classifica finale, diventando la vera rivelazione dell’anno. Inoltre, arriva pure Adrian Newey dalla Williams che inizia subito a lavorare a quella che sarà la macchina della svolta. Con i V10 Mercedes potenti (anche se talvolta fragili), il disegno geniale di Newey, le nuove gomme Bridgestone più prestazionali e la guida aggressiva e veloce di Hakkinen, la Mclaren torna sul tetto del mondo. Nel 1998 Hakkinen raccoglie l’eredità lasciatagli da Senna nel 1993 riportando a Woking un titolo piloti che mancava dal 1991. Arriva anche il titolo costruttori, dopo un’estenuante sfida con le Ferrari F300 di Schumacher e Irvine, grazie ad un totale di 12 pole position e 9 vittorie su 16 gare in calendario. L’anno successivo la Mclaren Mercedes è chiamata alla riconferma. In una stagione tra le più combattute di quegli anni, Hakkinen vince il mondiale piloti per soli due punti di vantaggio su Eddie Irvine, divenuto alfiere Ferrari dopo l’infortunio di Schumacher a Silverstone. Sfugge, però. il titolo costruttori che va alla Ferrari. Nell’inverno di quell’anno si creano piccole discrepanze tra Mclaren e Mercedes con i tedeschi delusi dalla sconfitta nei costruttori e vogliosi di avere l’idolo teutonico Schumacher su una delle loro macchine. Non se ne farà nulla, per fortuna dei ferraristi. Nel 2000, si replica la sfida Schumacher – Hakkinen e Ferrari – Mclaren Mercedes, ma stavolta l’epilogo è diverso. Schumacher riporta il titolo a Maranello dopo 21 anni e la Ferrari replica il titolo costruttori dell’anno prima. I motori Mercedes, seppur accreditati di più potenza, manifestano problemi di affidabilità con ritiri che peseranno molto sull’esito finale (Indianapolis su tutte). Il 2000 coincide anche con l’inizio del periodo più florido nella storia della Ferrari, mentre la Mclaren Mercedes si troverà ad arrancare sempre dietro.
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Il ritiro di Hakkinen e il nuovo che incombe: 
Nel 2001 è ancora l’affidabilità il vero ago della bilancia. La Mclaren Mp4\16 è uno delle migliori monoposto del lotto e il motore Mercedes è tra i più potenti. Saranno, però, i guai meccanici a frenare i sogni di gloria di Hakkinen (clamoroso quello all’ultimo giro a Barcellona) e costringere la Mclaren a difendere fino all’ultima gara il secondo posto nei costruttori dalle Williams Bmw, mentre le Ferrari sono davvero troppo lontane. Hakkinen, inoltre, appare svuotato e non più il vero rivale di Schumacher così decide di ritirarsi. Dennis si affida al giovane debuttante Raikkonen, rimpinguando a dovere le tasche di Peter Sauber pur di ottenerlo. Con il giovane Iceman e l’esperto Coulthard, la Mclaren punta a tornare al vertice nel 2002 (epici i proclami pre-stagionali di Coulthard ) ma il dominio delle Ferrari non da segni di cedimento. Raikkonen va al podio al debutto e sfiora la vittoria in Francia, mentre Coulthard vince solo a Monaco con tanto di aiuto di telemetria bidirezionale.E’un’annata quasi fallimentare, con Dennis che ordina ai suoi uomini già a maggio di lavorare sulla nuova Mp4\18. La nuova Mclaren sarà talmente rivoluzionaria che non vedrà mai lo start di un Gran Premio a causa di problemi di affidabilità strani e di difficile risoluzione. Nel 2003, la Mclaren è costretta ad iniziare il campionato la vecchia Mp4\17 nella versione evolutiva estrema denominata D. Nonostante dei pessimi pronostici, la Mclaren Mercedes Mp4\17 D sorprende tutti. Coulthard vince in Australia e Raikkonen in Malesia, riuscendo anche a difendere la leadership del mondiale fino la Gp del Canada, e pace a tutti se la “18” rimane ferma nei garage di Woking. Il motore Mercedes fuma meno, ma pur sempre fuma. 2 ritiri in Spagna e Nurburgring saranno decisivi per le sorti iridate che andranno ancora a Schumacher. Raikkonen, però, c’è; ed il futuro della Mclaren oltre che ad essere uomo immagine della Mercedes che ripone in lui molte speranze. Il 2004 inizia col botto: Dennis, sorprendendo tutti, annuncia a gennaio l’ingaggio di Montoya a partire dal 2005. Un vero colpo di scena. La stagione, però, è disastrosa. Il V10 Mercedes è sempre inaffidabile e le rotture sono tante, troppe. Vince a Spa, casa sua, salvando in parte la stagione mentre Coulthard, ormai fuori dal team, non centra neanche un podio. Il titolo, manco a dirlo, va ancora agli eterni rivali di Maranello, mentre la Mclaren è battuta non solo dalla Williams, ma anche da Bar-Honda e Renault. Nel 2005, non ci sono alternative: ci vuole il riscatto. La coppia Raikkonen – Mclaren è nuovamente competitiva, ma è ancora l’affidabilità a frenare i sogni del finlandese. Guasti clamorosi come al Nurburgring all’ultimo giro o la fumata bianca ad Hockenheim, vanificano il lavoro eccezionale di “Iceman” che chiude secondo dietro ad Alonso. Montoya, al suo primo anno in Mclaren, dopo un’avvio incerto (e due gare saltate per un ufficioso infortunio alla spalla giocando a tennis) si riprende nella seconda metà di stagione vincendo due gare, e chiudendo quarto il campionato. I troppi problemi a Raikkonen, però, giocano anche un ruolo fondamentale nel costruttori che va assegnato alla Renault. La Mp4\20 è anche l’ultima Mclaren disegnata da Newey che viene convinto proprio da Dennis a chiudere il 2005 in Mclaren; lui che voleva chiudere con Woking a inizio 2005. Come se non bastasse, la West lascia la Formula 1 ma Dennis, uomo dalle 100 vite, aveva già all’epoca idea del da farsi. Intanto il grigio West ora è effettivamente argento, ma il 2006 è un disastro. La Mclaren chiude con 0 vittorie, qualche podio e il siluramento a metà stagione di Juan Pablo Montoya. Ma la svolta è dietro l’angolo.
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Rivoluzioni, Spy Story e amare vendette: 
A inizio 2006 arriva un colpo di scena. Esattamente come l’anno prima, Dennis annuncia con una stagione di anticipo che Alonso sarà un pilota Mclaren a partire dal 2007. La Mercedes nell’inverno sviluppa ulteriormente il V8 (lavoro prima impossibile a causa del congelamento dei motori) e Dennis affianca ad Alonso anche il giovanissimo Lewis Hamilton, neo campione GP2, e con un futuro di fronte a se molto promettente. La stagione vede il talento di Hamilton letteralmente sfuggire di mano a Ron Dennis che vede i suoi piloti diventare acerrimi rivali. Come se non bastasse, la Ferrari accusa la Mclaren di aver fugato informazioni mediante Nigel Stephney che ha passato dossier interi a Mike Coughlan. Morale: la Mclaren – Mercedes viene squalificata dal mondiale costruttori e multata di 100 milioni di euro. I piloti collaborano e non vengono toccati, ma la gioventù di Hamilton arriva proprio nel finale di stagione e così a vincere il titolo è Kimi Raikkonen, approdato in Ferrari per sostituire il ritirato Schumacher. La Mercedes entra nella proprietà della Mclaren acquisendo il 30%, dopo che per anni si è parlato addirittura di totale acquisto. Nel 2008, i risultati da questa acquisizione si vedono. Alonso saluta Woking e l’aria per lui irrespirabile; al suo posto arriva Kovalainen in uno scambio Mclaren-Renault. Al termine di un campionato tra i più combattuti degli ultimi anni, Lewis Hamilton si laurea campione del mondo per la prima volta, mentre arriva il terzo titolo piloti dell’accoppiata Mclaren Mercedes. Un campionato dove la Mp4\23 non ha sicuro spiccato sui rivali per prestazioni fuori dalla norma, ma ha saputo approfittare come meglio non potevano dei tanti, troppi, errori della Ferrari e di una Bmw Sauber ancora acerba per il grande passo. Verso il finire dell’estate, la Mercedes annuncia che a partire dal 2009 fornirà motori anche alla Force India. E’ la prima volta che la casa di Stoccarda fornisce motori al di fuori della Mclaren nonostante le lusinghe da parte di altri team manager in passato ci siano state (Prost su tutti). E’ primo segno che qualcosa non funziona più? Probabile, ma il bello deve ancora venire.
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Lui, lei e… l’altro: 
Il 2009 è l’anno delle rivoluzioni in Formula 1. Regolamentare con nuovi parametri e limitazioni per le vetture e anche la griglia subisce un bello scrollone. La Honda abbandona il campo nonostante la vettura già praticamente finita vendendo tutto (sede, macchinari e personale) a Ross Brawn per la cifra simbolica di una sterlina. Brawn, senza più il motore Honda, si affida ai motori Mercedes e scrive la storia con una macchina tanto contestata quanto vincente. La Brawn GP diventa l’unico team nella storia della Formula 1 a vincere mondiale piloti e costruttori al debutto. La Mclaren, che era ancora team di punta della Mercedes, comincia a vacillare. La Mp4\25, pur chiudendo in crescita, rimane ben lontana dalle posizioni che contano e Hamilton riesce a malapena ad artigliare due vittorie in Ungheria e a Singapore chiudendo quinto il campionato. La Mclaren Mercedes chiude il campionato terza nei costruttori ma nell’inverno arriva il colpo di scena. La Mercedes compra la Brawn e si presenterà al via del mondiale 2010 in prima persona con tante ambizioni e con la coppia Schumacher – Rosberg come piloti. Vogliono spaccare. La Mercedes gradatamente cede le quote che aveva acquistato anni prima, ma si impegna a fornire a titolo gratuiti i motori alla Mclaren. Ci siamo amati talmente tanto che quasi quasi mi dispiace troncare. Nonostante l’impegno ufficiale della casa di Stoccarda, la Mercedes rimane dietro la Mclaren. Alla Mclaren arriva Button, che soppianta lo scaricato Kovalainen, e in coppia con Hamilton portano a Woking: 18 vittorie, 10 pole position, due volte secondi nei costruttori (dietro solo le imprendibili Red Bull) e Hamilton rimane in lotta per il titolo a lungo per due stagioni. La Mercedes, vince solo con Rosberg in Cina e fa la pole (purtroppo tolta per una penalità) a Montecarlo con Schumacher. Un dominio. Nel 2013, però, le strade dei due ex compagni si incontrano di nuovo. Hamilton passa alla Mercedes e successivamente arriva anche Paddy Lowe. La Mercedes ingrana bene vincendo 3 Gp nel 2013 e sbattendo in faccia a tutti il dominio di quest’anno. La Mclaren, invece, piomba in una crisi di risultati che la porta ad avere il podio di Kevin Magnussen (figlio di Jan e neo arrivo al posto di Perez che aveva ereditato il sedile di Hamilton) in Australia quest’anno come miglior risultato.

Dal prossimo anno, la Mclaren avrà i V6 Turbo Honda. Un ritorno al passato, un tuffo nell’amarcord dei bei tempi della F1 d’inizio anni 90 da far riecheggiare ricordi che sembravano non tornare più. Si, perchè fino a non più di 5 anni fa, Mclaren – Mercedes sembravano una cosa sola. Un team storico e una casa tra le più potenti nel mondo unite sui tracciati di mezzo mondo, e invece è finita così. Dopo quasi 20 anni di unione si separano e intraprendono strade diverse. Lasciando chi sogna ogni santo giorno quella F1 fatta di V10 urlanti e aereodinamiche al limite il gusto più amaro del tempo che corre e che non vuole sentir parlare di contratti eterni.

 

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