
Questo sperimentalismo dovrebbe consistere in una sorta di "aperto e governato conflitto sociale" anche se temperato dalla coesione attorno ad alcuni punti generali comuni. Una sorta di partito palestra, "saldamente radicato nel territorio" che,
essendo animato dalla partecipazione e dal volontariato, praticando volontariato e traendo da ciò la propria legittimazione e dagli iscritti e simpatizzanti una parte determinante del proprio finanziamento,sia in grado di
promuovere la ricerca continua e faticosa di soluzioni per l'uso efficace e giusto del pubblico denaro.Non sono dunque il solo a ritenere che non sia più sufficiente -nè del resto sia mai stato auspicabile- un partito che formi solo classe dirigente, perpetuando il connubio indissolubile partito-istituzioni, ma che occorra un partito che si sporchi le mani sfidando lo Stato, anche per mezzo di quella che Barca chiama la mobilitazione cognitiva. Il partito che intende non può essere solo quello che prepara per il governo e che, fatalmente, spende più tempo ad auto-sostenersi e ad occupare cariche che a seguire la vocazione propria di un partito, che è quella del
partito di massa dove si ascoltano bisogni e si insegna "la linea" per ottenere soddisfazione di quei bisogni e costruire il nuovo "avvenire" prefigurato dalla cultura di partenenza.Altro aspetto peculiare di questo partito nuovo auspicato da Barca è la separazione tra membri del partito e membri del partito eletti a cariche pubbliche, per evitare quella commistione nociva alla vita stessa dei partiti alla quale stiamo assistendo ai giorni nostri, ma forse da quasi sempre. Questo significa, per esempio, niente più nomine di partito, scempio al quale quotidianamente assistiamo e che coinvolge anche l'attuale gestione delle commissioni parlamentari, chiaro esempio di quanto stia a cuore il bene del paese, pur tanto sbandierato. Sembra proprio che Barca, più che da economista, abbia ragionato da biologo evoluzionista, comprendendo assai bene come certe dinamiche adattative abbiano finito con il selezionare funzionari di partito -e di governo- interessati solo a perpetuare le loro cariche. Generando conflitti tra gli elettori -destra contro sinistra, sinistra contro M5s, e così via- ci si garantisce un potere non basato sulle risposte ai problemi ma sul senso di appartenenza al clan-partito, in contrapposizione all'elettore dell'altro clan-partito. Lasciando questi elettori a sbranarsi metaforicamente tra loro si ottiene, come conseguenza, una serie di minori pretese dal proprio partito, soddisfatti unicamente dal senso di appartenenza. Ne segue, nel discorso di Barca, che annette così tanta importanza ai partiti, che sia proprio il partito il cuscinetto con funzioni di ammortizzatore tra popolo e governanti e che, migliorandolo, si riesca a modificare anche il rapporto tra cittadini e istituzioni, andando verso quello che chiama il buon governo.
Dunque, per chi fosse interessato a proseguire nella lettura di questo manifesto, ecco Un partito nuovo per un buon governo. Memoria politica dopo 16 mesi di governo, di Fabrizio Barca.