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Fabrizio Corona, amato e odiato specchio dei nostri tempi

Da Quipsicologia @Quipsicologia

Fabrizio Corona è in carcere, da una decina di giorni. Impossibile non saperlo, visto che TV e giornali si sono riempiti di interviste più o meno esclusive a Corona e a tante delle persone che intorno a Corona ruotano, dalla Moric a Belen a Lele Mora, senza tralasciare i fan che hanno atteso in aeroporto il suo volo da Lisbona e una lettera scritta dal figlio di Corona, Carlos. Ieri, il sito SocialChannel ha pubblicato una lettera al vetriolo che Corona ha scritto dal carcere.

fabrizio corona amato e odiato specchio dei nostri tempiPerché tutta questa attenzione verso Fabrizio Corona, non uno stinco di santo, ma una persona ora condannata per estorsione e in passato accusata di aver spacciato banconote false, di bancarotta fraudolenta, corruzione ed evasione fiscale, capace di dichiarare di “far parte della storia dell’Italia”?

Perché sono così tanti ad amarlo? È davvero lo specchio dei tempi in cui viviamo?

Siamo tutti Fabrizio Corona

Non molto tempo fa, Corona aveva spiegato a Cristina Parodi: “Incarno il prototipo del sogno del ragazzo di mentalità medio-bassa: soldi, belle fighe e macchine potenti”.
Se Corona è ciò che tanti italiani vorrebbero essere, se suscita ammirazione e invidia, non a dispetto ma proprio in virtù della vita al confine del lecito che ha condotto, forse è perché in tanti vorrebbero essere al suo posto, a guidare un SUV a 200 all’ora, a picchiare un vigile urbano o a cena con una “bella figa”.

C’è dell’altro, però. C’è che Corona consente di illudersi che sia sempre possibile non limitarsi al pensare di fare una cosa ma farla davvero, consente di credere che sia possibile trascurare le conseguenze delle azioni.

E c’è che siamo spesso indulgenti verso chi trasgredisce e verso noi stessi che trasgrediamo, impegnati a tessere spiegazioni quando non paghiamo il biglietto dell’autobus o tradiamo un segreto che ci ha confidato un amico o siamo infedeli verso chi diciamo di amare. Senza sentirci in colpa. Per descrivere questa situazione, lo psicoanalista Leo Rangell parlava di compromesso di integrità.

Fabrizio Corona è mio figlio

Un’altra considerazione riguarda gli stili educativi, che negli ultimi vent’anni, a torto o a ragione, hanno sempre più rinunciato a ordini e punizioni e hanno delineato le relazioni tra genitori e figli come relazioni tra pari:  il genitore si sente tenuto a giustificare le sue scelte, per rispettare la libertà del figlio e non ferirlo, e il figlio decide se accettare o meno ciò che il genitore gli propone. Il risultato di queste relazioni simmetriche è che i genitori non riescono più ad assumere una posizione di autorità che dice di no e i figli rimangono soli di fronte a pulsioni e desideri che nessuno ha insegnato loro a governare.

Beh, Fabrizio Corona forse ci ricorda quei bambini e quegli adolescenti che abbiamo cresciuto senza dar loro dei limiti.

E non è un caso che per tanti ragazzi e ragazze Fabrizio Corona sia “un mito”, uno che ce l’ha fatta, che sa come si vive. E tanti sognano di essere la versione più evoluta di Corona:

In questo mondo dove “tutto è possibile”, […] si deve semplicemente evitare di farsi prendere: il corrotto impunito è il nuovo eroe di questi tempi senza fede né legge (Benasayag M. & Schmit G., L’epoca delle passioni tristi).

Del resto, le cronache italiane sono piene di questi personaggi.

Photo credit: Manuela Capitanucci

Rosalia Giammetta, psicologa e psicoterapeuta, è responsabile dell’area prevenzione dei comportamenti a rischio in adolescenza per l’associazione PreSaM onlus. Nell’ambito dell’educazione alla salute e della peer education, ha condotto numerose attività di formazione e ha pubblicato il volume L’adolescenza come risorsa. Per saperne di più, visita la sua pagina personale e leggi gli altri articoli.

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