Dei cinque giorni appena trascorsi dentro i padiglioni della Fiera del Libro di Francoforte, il più grande ed importante happening per l’editoria a livello mondiale, mi rimarrà impressa nella mente soprattutto questa immagine: i sorrisi virati a tinta seppia di grandi, famosissimi autori che non conosco.
Perso nel marasma del grande suq della parola, sempre meno stampata e sempre più digitalizzata, virtuale e cloud-icante, camminando tra gli stand-bancarella in cui grandi e piccoli publishers di quattro quarti di globo cercavano di sopravvivere alla crisi del settore mantenendo vivi i loro fatturati, in questo enorme mercato in cui la lettura è – giustamente – molto più un modo per nutrire il proprio conto in banca degli imprenditori che non un mezzo per arricchire la mente e lo spirito dei clienti, le dentature photoshoppate degli scrittori di best sellers splendevano dai pannelli retroilluminati dei magnati dell’editoria mondiale.
Sono belle foto di belle facce da centinaia di migliaia di copie, sguardi intensi e visi interessanti che sembrano celare pensieri e sentimenti profondi. Ed inevitabilmente mi è venuto da ricordare quante volte, ragazzino con aspirazioni di celebrità, ho immaginato di vedere anche la mia effige stampata sotto il logo in font elegante, le mie rughe sparite dentro l’abbaglio di luce forte, i miei incisivi storti raddrizzati da un mago della grafica. Perché, come sa benissimo chiunque abbia conosciuto un po’ il desiderio perverso di inseguire la fama letteraria, chi ha un romanzo nel cassetto sogna di vedersi prima o poi celebrato in una vetrina piena di lampadine e neon simile a quella, e di aderire ai canoni estetici che, generati dalla tivù, hanno finito con l’influenzare anche le quarte di copertina.
Così ho cominciato a fantasticare su come sarebbe stata la mia foto se anch’io avessi fatto parte della scuderia nobile di Harper Collins, Random House o di qualche altro big fish: avrei accennato un sorriso atteggiandomi a bello e impossibile come un fotomodello del catalogo H&M o avrei forse preferito un espressione più seria e cupa per far trasparire tutta la mia profondità interiore e il mio distacco dal mondo della cultura di massa? Avrei richiesto la rimozione di tutti i miei difetti estetici chiedendo all’art-director di trasformarmi in un meraviglioso scrittore un po’ Johnny Depp un po’ Cher, o avrei puntato tutto sulla personalità e sull’effetto sorpresa pretendendo di farmi ritrarre completamente nudo per dar risalto all’intera mia essenza piena di imperfezioni?
Insomma… quale sarebbe stata la mia faccia, se fossi diventato un autore di successo?
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