I Monologhi di Sana – Rubrica
“Cuori umani, insulsi e molli come il semolino
un cuore di fata, invece, batte fiero e libero”
(Oona – Legend)
Osservo con occhi di gelo,
e adesso non c’è altro
che rabbia.
Ho sempre odiato chi fa il male per il male.
Ma così,
così è troppo.
Così non esiste perdono possibile.
Mi sale la nausea
mentre penso alle parole di miele
che mi fai scorrere nelle orecchie.
All’espressione innocente
con la quale
sei venuto a cercarmi.
Ai sorrisi che mi rivolgi.
Hai la faccia di un Giuda,
e il cuore di un avvoltoio.
Passa la rabbia e restano
solo
lacrime di raggi di luna.
Rimpianto e rancore
si avvinghiano senza soluzione,
ogni oltre sensazione.
E sento già il mio cuore ridiventare selvatico e solitario,
lontano dall’addomesticata civiltà in cui l’avevi irretito.
Già trovo orribile e disprezzabile
la calma, la mancanza di verità e passioni.
Non sono fatta per questa gente,
mai lo sono stata.
Vigliacchi e bugiardi non fanno per me.
Sono una fiera, selvatica come il vento e incostante come il mare.
Appartengo al bosco, gli sono sempre appartenuta.
Lascio da parte ogni desiderio,
ogni pensiero;
li lascio scorrere via,
fuori da me, assieme alle lacrime;
sono di nuovo un essere selvaggio e solitario.
Vedo la parte sbagliata
della mia luna
oscurarsi di nuovo,
velata da nuvole nere.
Comprensione, affetto, pietà sgretolarsi e ridursi in cenere.
Erano le mie, le lacrime che bagnarono la polvere in una notte di luna.
Erano le tue, le braccia che mi circondarono le spalle per tenermi al sicuro.
Erano i miei, gli occhi grandi e colmi di paura e dolore.
Era il tuo, il ritmico battere del cuore che mi ridiede il sonno.
Era il mio sorriso di ragazzina, che amavi.
Era il tuo sorriso gentile, rassicurante più di ogni altra cosa.
E anche ora, nella mia testa,
ha inesorabilmente il colore dell’alba,
ma la rabbia lascia un gusto strano…
Che delusione, che amarezza.