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Facebook: comprare azioni sarà difficile. Offerte boom sopra la domanda

Da Roxioni

Facebook: comprare azioni sarà difficile. Offerte boom sopra la domandaBoom di richieste per Facebook in Borsa
Facebook: comprare azioni sarà difficile. Offerte boom sopra la domandaGli investitori chiedono più titoli di quelli disponibili: è boom di domande di Facebook. Non è ancora partita ufficialmente  l’Offerta Pubblica di Acquisto per Facebook in Borsa che è già record di richieste, addirittura più di quanto Facebook avesse previsto....
Gli investitori istituzionali, infatti, hanno finora chiesto più azioni di quelle che Facebook aveva disponibili. Secondo alcuni fonti, inoltre, un grande investitore istituzionale ha ordinato massicciamente azioni mercoledì scorso e starebbe chiamando vari patti di sindacato per tentare di acquistarne ancora di più
Secondo gli analisti, inoltre, l’azienda, che sta cercando di raccogliere 10 miliardi di dollari vendendo più di 337 milioni di azioni a prezzi fra i 28 e i 35 dollari, potrebbe riuscire a raccogliere queste somme se la domanda riuscisse ad essere abbastanza importante.
Ma certo è che dopo il debutto e il successivo piazzamento in Borsa ciò su cui Facebook dovrà concertarsi sarà riuscire a mantenere la propria predominanza e incassare denaro soprattutto dal crescente numero di utenti che accedono al social network da dispositivi mobile.
Intanto, è finita  nel mirino della Federal Trade Commissione, l'acquisizione da un miliardo di dollari di Instagram da parte del più grande social network al mondo. A riportare la notizia è stato il Financial Times citando alcune fonti, secondo le quali l'esame potrebbe far slittare la chiusura della transazione prevista nei documenti presentati da Facebook per lo sbarco in borsa nel secondo trimestre. source
Ed ecco invece un post di Nicola Porro che dice la Sua sulla quotazione di Facebook....
Facebook in borsa? Io sto alla larga.
Il rischio di Zuckerberg e soci è di perdere quella "fame" di cui parlava Steve Jobs. La quotazione può portare utili, facendo però perdere l'anima al social network.
Facebook, come molti sanno, è un social network. Un luogo virtuale dove stringere amicizie, chiacchierare, condividere foto, filmati e informazioni. Tutto su internet, attraverso il computer di casa o il cellulare.
Il suo geniale inventore, Mark Zuckerberg, non ha ancora trent’anni e ha deciso di quotarla in borsa. Secondo le prime stime il valore della società si dovrebbe aggirare sui 100 miliardi di dollari (cento, avete capito bene). La società fu creata nel 2004, l’anno in cui sbarcò in Borsa Google, e già oggi vale circa un terzo della capitalizzazione complessiva della Borsa italiana. Non si tratta di un record inatteso: Apple da sola vale più di tutte le imprese quotate a Piazza Affari.
Ci sono circa 850 milioni di persone che sono iscritte a Facebook: si tratta della terza comunità più popolosa del mondo, dopo Cina e India, se ci si passa il paragone. Insomma numeri sulla carta da capogiro.
Ma ci permettiamo di sollevare qualche dubbio. L’anno scorso il gioiellino tecnologico ha fatturato 3,7 miliardi di dollari e ha realizzato un profitto netto di 1 miliardo. Per carità, mica male. Ma le valutazioni che le banche d’affari e Zuckerberg stanno dando della loro gallina dalle uova d’oro sembra in ogni caso eccessiva. Un valore 20 volte il fatturato e 100 gli utili non sta né in cielo né in terra. O meglio, si giustifica solo ipotizzando una crescita nel futuro pari a quella che si è verificata fino ad oggi. Gran parte del fatturato arriva dalla pubblicità, e una piccola parte da commissioni e dalla moneta virtuale che Facebook si è inventata.
Quanto potrà durare questa manna?
Le agenzie sulla privacy di mezzo mondo, ad esempio, si stanno interrogando sull’utilizzo che FB fa delle informazioni personali che noi stessi forniamo. Che sono il valore aggiunto per la pubblicità che trova ospitalità nel sito.
Non è detto che FB possa continuare in eterno a vendersi i nostri profili: qualche segnale c’è già. L’anno scorso Google, il motore di ricerca, si è portato a casa incassi pubblicitari da 40 miliardi di euro: dieci volte Facebook. Ma a differenza dei social network, è in grado di piazzare gli annunci pubblicitari proprio là dove siamo alla ricerca di qualcosa che in quel momento ci interessa. Non male per l’efficacia.
Ma il vero grande problema di Zuckerberg e soci è la fame. Quella di cui parlava Steve Jobs. Con la quotazione una marea di impiegati di FB diventerà multimilionaria, avrà conti in banca da nababbi.
L’azienda rischia di perdere con la quotazione parte della sua anima, della sua spinta, della sua fame a fare sempre meglio di tutti.
Il caso di FB non è unico, ma di certo raro. La Borsa americana sta per strapagare un’idea di successo, che non ha alcuna barriera all’entrata. E che si basa sulla geniale intuizione di chi l’ha partorita e di un management in costante ricerca di un’affinamento dell’idea originale. Internet crea grandi ricchezze e grandi evoluzioni nei costumi con una velocità a cui il mondo industriale non era abituato. Non si regge su brevetti, ma sull’impalpabile capacità dei suoi attori nel rispondere sempre meglio alle esigenze degli utenti consumatori e a crearne di nuove.
Si può certificare tutto ciò in un prospetto informativo per una quotazione in Borsa?
Riteniamo di no. E se fosse per noi, sarebbe meglio stare alla larga da un investimento tanto rischioso quanto di successo. source

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