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Facebook e la globalizzazione della stupidità

Da Pamelaferrara @PamelaFerrara

Facebook e la globalizzazione della stupidità

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Ho un profilo Facebook, mio malgrado.
“Mio malgrado” perché, nonostante lo strumento abbia molte potenzialità, troppo spesso funge da palcoscenico per imbecilli di professione che, intendiamoci, non sono nati coi social network, esistevano anche prima, solo che non avevano gli strumenti per raggiungere la ribalta e sbandierare al mondo la propria pochezza intellettuale.

A questo ho pensato guardando un video di Michael Lockshin (si tratta dello spot di un social network per fare beneficenza), che immagina cosa succederebbe se un gruppo di persone facesse gli stessi commenti che fa abitualmente su Facebook, mentre un uomo sta affogando.

Le tipologie di social-commentatori ci sono tutte.
Dal super competente in materia (“È risaputo che quando stai affogando devi restare calmo, tenere la testa fuori dall’acqua e non gridare”) a quella che coglie l’occasione per lamentarsi di cose che non c’entrano nulla (“Ma non ci avevano promesso delle cabine per cambiarci?”) a quello che ne approfitta per infilarci il doppio senso sessuale (“Signora non le consiglio proprio di spogliarsi qui”) a quello che snocciola dati a caso in stile-Salvini (“Le statistiche dimostrano che 6 volte su 10 quello che sta affogando affoga comunque e trascina con sé il soccorritore”) al complottista (“E questo starebbe affogando? Non si affoga così. Non è credibile”) a quello che si intromette per farsi pubblicità (in questo caso si tratta di salvagenti) a quella che si limita a mettere un “like” (e sulle disgrazie se ne vedono tantissimi: omicidi, catastrofi… tutti a mostrare il pollice come ad augurarne di più).

In questo, il Web 2.0, ha decisamente toppato: trasformando indiscriminatamente ognuno di noi da spettatore a spett-autore, ci ha catapultati verso la globalizzazione della stupidità.

[Il video è in russo, ma cliccando "CC" è possibile visualizzare i sottotitoli in inglese]


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