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Facebook, il migliore amico degli animali

Creato il 02 dicembre 2015 da Trescic @loredanagenna
Schermata 12-2457359 alle 10.57.34 L’ultimo caso che ha fatto sollevare la rete è quello di un cane a cui la proprietaria ha sigillato la bocca con nastro isolante per farla smettere di abbaiare. Il suo commento all’immagine è: “Questo succede se non stai zitta!!”. Un caso di tortura, anche perché un cane usa la bocca per regolare il calore corporeo, che evidentemente la donna ignorava, visto che ha pensato di pubblicizzare il gesto sul social network. A seguito delle segnalazioni ricevute però, la donna del North Carolina è stata denunciata e la polizia è arrivata nel suo appartamento per verificare le condizioni di salute dell’animale e dell’altro suo cane. Alla fine le forze dell’ordine hanno lasciato perdere, perché le condizioni degli animali erano buone. Ma sono tanti gli esempi di questo genere di segnalazione, anche clamorose, e ci dicono due cose: questo genere di persone ama mettersi in mostra (ed è dunque doppiamente stupido: perché maltratta gli animali e perché se ne vanta). E poi che la rete sembra servire a diffondere nozioni sul benessere e la dignità animali fin qui ignorati: se posti una cosa del genere probabilmente ignori che sia illegale, e se infine il tuo cane è in buone condizioni probabilmente non sei un sadico torturatore, ma solo una persona ignorante che magari semplicemente non sapeva di fare male. Di fatto, Facebook sta dando mezzi e voce ai diritti degli animali, sta semplicemente diffondendo una cultura diversa e migliore, mentre attori online, che quasi certamente restano poi anonimi, influenzano e modificano il dibattito sul tema. Si entra nelle case della gente, si commenta quel che accade, e si denuncia: è successo anche in una minuscola cittadina sempre americana, dove allo sceriffo è stato chiesto di intervenire perché un cane era tenuto alla catena, anche sotto la neve, senza un riparo: qualcosa che ai miei tempi stava tranquillamente nella normalità delle cose. La storia del paesino di 200 anime è rimbalzata sulla rete e oggi la cagnolina in questione ha almeno una cuccia calda donata da volontari. Ma ci sono casi ben più famosi: ricordate il dentista americano che ha ucciso il leone Cecil? Per dargi la caccia con minacce e offese si è partiti dai social, dove lui amava postare le foto dei suoi trofei. Dal suo profilo si è arrivati al sito del suo studio dentistico, all’indirizzo di casa, a tutte le proteste con striscioni e volantini, che sono riuscite, per esempio, a modificare la politica dei trasporti aerei in tema di trofei. Ucciso-il-leone-Cecil-la-rete-chiede-giustizia Il caso italiano che ha fatto più discutere è nato dalla pubblicazione su Facebook delle foto di caccia di un club di Biella, e la rete si è accanita contro un cacciatore di leoni in particolare: un veterinario torinese, che tra un paziente e l’altro viaggiava in Africa per abbattere leoni a pagamento. Dalle denunce seguite alla pubblicazione sul social partì il caso. Le segnalazioni su Facebook sono state preziose di nuovo la scorsa estate, quando gli abbandoni di animali – cani domestici in particolare – hanno attivato la rete nel tentativo di sensibilizzare gli utenti su quella che resta una pratica brutale per le vittime, ma anche pericolosa per l’incolumità delle persone, come fu per il caso del labrador vagante in una galleria dell’autostrada, il cui video fece sdegnare il Paese. The post Facebook, il migliore amico degli animali appeared first on Wired.

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