Che succede a Facebook? Secondo i dati di maggio il social network bianco e blu ideato da Mark Zuckerberg sta iniziando a mostrare qualche crepa. Sarebbe esagerato affermare che si trovi in difficoltà, visto che si appresta comunque a tagliare il traguardo dei 700 milioni di utenti e che tra maggio e giugno è cresciuto di un ulteriore 1,7%. Però l’andamento di crescita evidenzia luci e ombre.
Le luci sono quelle che emergono dal report di Vincenzo Cosenza, in arte Vincos, che sul suo blog ha organizzato un vero e proprio osservatorio Facebook per monitorare il trend di crescita del social network nel mondo grazie ai dati provenienti da Alexa e Google Trends. Con l’ultimo aggiornamento, datato giugno 2011, il blogger italiano ha realizzato la consueta infografica riassuntiva che semplifica la panoramica globale del fenomeno.
Se in Europa (che nel frattempo è diventato il continente con più iscritti, ben 205 milioni) soltanto i Paesi Bassi resistono allo strapotere di Facebook con il loro social network Hyves, in Brasile il dominio di Orkut è destinato a cadere prossimamente. In Asia il Kazakistan cede il passo a Zuckerberg, anche se il mercato più appetibile della zona caucasica è senza dubbio quello russo, dove V Kontakte e Odnoklassniki si spartiscono ancora la maggioranza del mercato degli utenti connessi.
Le ombre, invece, sono rappresentate dalla diminuzione nella crescita degli utenti, fatto per altro forse inevitabile e fisiologico date le dimensioni da capogiro del colosso americano del web sociale. Da aprile a maggio l’incremento è stato di 13,9 milioni di nuovi profili, da maggio a giugno si parla di +11,8 milioni; numeri non certo insignificanti ma pur sempre inferiori alla media – superiore ai 20 milioni mensili – di nuovi utenti che si erano registrati nell’ultimo anno.
L’Italia, con 19,2 milioni di persone che hanno aperto un profilo, è cresciuta del 17% negli ultimi 12 mesi e a maggio era nona tra i paesi del mondo con più rappresentanti, tra la Francia (ottava) e la Germania (decima). Nelle nazioni di testa, invece, sempre più utenti stanno decidendo di disattivare la propria identità digitale sul sito: negli Stati Uniti, ad esempio, le cancellazioni hanno raggiunto quota 6 milioni dai 155,2 di maggio. Un campanello d’allarme per Facebook?