Domenica sera, ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa” c’ era Massimo Gramellini, ospite fisso con la sua rubrica ma in veste di intervistato in occasione dell’uscita del suo libro “Fai bei sogni”.
Non ho seguito l’intervista dal principio ma sono rimasta subito molto colpita da due cose. La prima cosa che ho notato è stato l’evidente disagio di Gramellini. Era agitato nel parlare del proprio libro, come se il tema non lo mettesse esattamente a suo agio. Meglio ancora: sembrava che quell’argomento che comunque lo agitava, lo avesse in qualche modo illuminato. La seconda cosa che mi ha colpita, è stata il tema del libro: la sua Storia. Sarà che a me le Storie piacciono tanto. A saperle raccontare bene, la maggior parte delle vite è molto più bella di un romanzo. Il più delle volte, una storia vera regala molto di più dal punto di vista umano rispetto ad un racconto. E sicuramente libera il cuore di chi scrive da un piombo che nulla come lo scrivere può smuovere. Io ne so qualcosa. Fatto sta che alcune frasi proferite da Gramellini durante l’intervista hanno toccato alcuni miei nervi scoperti e ho comprato il libro la mattina seguente, ossia oggi. L’ho letteralmente divorato.
Massimo Gramellini perde la mamma a nove anni. La donna muore di cancro a 43 anni. Sfortunatamente, accanto alla disgrazia dell’esser rimasto orfano così piccolo, se ne affianca un’altra: non ha nessun’altra figura femminile di riferimento. Non una nonna, non una zia, non una tata amorevole. Suo padre lo cresce come può, ma non riesce proprio a creare sintonia e ad entrare in confidenza con suo figlio, che trascorre l’infanzia chiedendosi perché sua madre abbia improvvisamente smesso di amarlo. Da questo vuoto compaiono presto uno sciame di piccole nevrosi e il rifiuto totale della morte della madre, al punto che, a chi glielo chiede, risponde che sua madre fa la rappresentante per una ditta di cosmetici e che passa la maggior parte del tempo all’estero, ragion per cui nessuno l’ha mai vista. Il rapporto con le donne e con l’amore non sarà facile. La paura di perdere di nuovo una donna che ama, così come è successo con sua madre, è tanta.
La vita di Gramellini trascorre tra le prime esperienze da giornalista e un Belfagor, un mostro, che vive nella sua anima e che lo pungola, lo tormenta, lo strazia nella convinzione di agire per il suo bene. La pace, come sempre, si trova nell’amore. Ed è grazie all’amore che Gramellini decide di aprire gli occhi riguardo alla morte di sua madre, riguardo una verità che nessuno gli aveva mai raccontato, che lui in cuor suo ha sempre saputo ma ostinatamente rifiutato di vedere e che era un tabù per tutta la famiglia. Una volta sceso a patti con la realtà, per Gramellini è il momento del perdono. Il perdono per la madre, per il padre, per la Vita che aveva sempre accusato di avergli tolto tanto. Una volta imparato a perdonare, il cuore è libero.
Devo dire che “Fai bei sogni” ma ha molto emozionata, sarà perché ha toccato corde che conosco fin troppo bene. Mi sono profondamente commossa leggendo i pensieri di un bambino di nove anni che si chiede perché proprio la sua mamma sia morta. Mi sono commossa leggendo di un adulto che impara a perdonare la vita. Ho riso e sorriso tanto, perché l’autoironia di Gramellini è meravigliosa. Penso che far commuovere e sorridere con un’unica frase sia un grande dono. Un dono che Gramellini ha.