E’ la storia, in forma introspettiva di un bambino prima e di un uomo poi, che non riesce a darsi pace per la morte prematura della madre.
Un romanzo che gioca spesso con il lettore spaziando dal comico al tragico, dal grottesco al surreale e con il protagonista che spesso appare consapevole della propria condizione di parziale disadattamento.
Il profilo autoironico con cui l’autore presenta e fa muovere il protagonista, non fa altro che renderlo più accattivante.
Forse anche troppo in certi momenti.
Una maniera di giocare con il lettore che riesce a creare quel grado di empatia che spinge ad affrontare il testo velocemente, pagina dopo pagina, in una corsa verso il finale che deve arrivare il più presto possibile.
Un libro che può anche essere vissuto come disimpegno dopo letture più complicate e che a mio parere, risulta essere decisamente migliore rispetto al suo lavoro precedente.
Questo era sostanzialmente il mio commento al libro fino a poche, pochissime pagine dall’epilogo.
Poi il libro finisce e mentre si leggono i ringraziamenti e le note aggiuntive, molte cose vengono chiarite e ci riportano alla cruda realtà.
E’ qui che in un solo e preciso istante ci si rende conto di non aver capito nulla di quanto letto fino ad un attimo prima.
Tutto cambia diventando drammaticamente più serio di quello che si pensava, complice l’ormai già raccontato metodo personale che non ammette nessuna lettura ante-libro.
Questa volta la sorpresa è giunta come un crudo colpo di scena che aumenta di molto la stima, già alta di per sé, nei confronti dell’autore.
Tempo di lettura: 2h 41m