FAI rivendica la gambizzazione di Adinolfi

Creato il 14 maggio 2012 da Thefreak @TheFreak_ITA

di Adriana Bonomo

Genova, lunedì 7 Aprile 2012, Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare viene gambizzato da due “ignoti”.

Gli “ignoti” però sono sempre i “soliti ignoti”. Non a caso, dopo quattro giorni arriva presso la redazione del Corriere della Sera il comunicato di rivendicazione.

«Abbiamo azzoppato Roberto Adinolfi, uno dei tanti stregoni dell’atomo dall’anima candida e dalla coscienza pulita».

Un registro già visto.

L’attacco è stato rivendicato dalla ‘cellula Olga’ della Federazione Anarchica Informale (FAI), cellula anarchica che ha promesso altre sette azioni per vendicare gli anarchici imprigionati in Grecia.

Olga perché è il nome di una degli anarchici arrestati in Grecia, sospettati di aver inviato il 2 novembre 2010 un pacco bomba all’allora Presidente del Consiglio Silvio Berluscono.

Sette azioni perché sette sono i “compagni greci della Cospirazione delle Cellule di fuoco, nostri fratelli”.

Un registro in cui nessuna voce è casuale.

L’accusa: il gruppo Ansaldo è accusato dagli anarchici di essere artefice del ritorno al nucleare, insieme all’ex Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola. Inoltre, egli sarebbe colpevole di aver minimizzato (a parole si intenda) l’impatto ambientale e la portata del disastro nucleare Fukushima in Giappone.

L’arma: una Tokarev 7.62, arma sovietica, usata dall’Armata Rossa sovietica.

Il contesto: una serie di pacchi bomba, minacce di altri attentati, fino alla recentissima molotov nella sede di Equitalia a Livorno.

Lo stesso registro degli anni di piombo.

Cos’erano dopotutto gli anni di piombo in Italia? Il piombo dei rossi, il piombo dei neri. Nel grande schermo scorrono le immagini dei giorni del sequestro Moro, dell’omicidio Biagi, della strage di piazza Fontana, delle numerose gambizzazioni e della rivolta di Battipaglia.

Per molti sono ricordi dolorosi, tesi e fragili. Per altri, soprattutto per le nuove generazioni, sono solo immagini che scorrono, talora tristemente anonime, tal’altra consapevolmente amare.

Pochi conoscono le cifre del bilancio di quegli anni. E queste cifre sono terribili. Nei quindici anni che vanno dal 1969 al 1984 gli attentati (di qualsiasi natura o entità) sono stati 14.495 di cui 343 con morti e feriti. Pauroso il conto delle vittime accertate in quei 15 anni: 394 morti e 1.033 feriti (cifre pubblicate dal Corriere della sera del 28 gennaio 1988 sulla base di dati ufficiali resi noti dal Ministero dell’Interno).

I responsabili? Tanti. Tanti individui, tanti gruppi, tante “cellule”, ma solo due colori: Rossi e Neri.

Poco importa che l’ispiratore fosse Karl Marx o Julius Evola.Il nemico era comune: il capitalismo. L’obiettivo il medesimo: l’eversione dello Stato.

L’unico modo per salvare l’Italia dalla corruzione politica, dalla disoccupazione, dallo sfruttamento del proletariato. Un intervento concreto, immediato e non pacifico.

La violenza sarebbe stata rivolta in primis contro obiettivi mirati: politici, imprenditori e white collars. Solo in un secondo momento, quando tutti i lavoratori sarebbero stati finalmente sensibili alla causa si sarebbe realizzata la rivoluzione.

Uno scenario lontano dalla realtà odierna. Ma i recenti attentati sembrano preludio di qualcosa che ricorda la fine degli anni ’60. Esagerato? Guardiamo alla cronaca.

Nel 2003, la polizia bloccò quattro lettere bomba indirizzate alle istituzioni dell’Unione Europea. Il gruppo rivendicò la responsabilità affermando di aver voluto colpire «apparati di controllo/repressivi e protagonisti della messinscena democratica che saranno figure e istituzioni cardine del nuovo ordine europeo».

Il 26 marzo 2010, fallisce per l’innesco anticipato di un plico esplosivo un attentato organizzato ai danni della Lega Nord. Il 2 novembre dello stesso anno, viene intercettato un pacco bomba indirizzato a Silvio Berlusconi.

Il 23 dicembre 2010, due pacchi sono esplosi nelle mani degli addetti delle Ambasciate della Svizzera e del Cile in Italia, ferendoli abbastanza gravemente. Attentati parimenti rivendicati dalla FAI, mentre un terzo plico non è esploso grazie all’accortezza di un addetto alla corrispondenza dell’Ambasciatore di Grecia presso il Quirinale.

Il 31 marzo 2011, una lettera bomba è esplosa negli uffici di Swissnuclear a Olten (Svizzera), ferendo due donne.

Il giorno 8 dicembre 2011 un pacco-bomba esplode nella sede di Equitalia a Roma e ferisce a una mano e agli occhi il direttore generale Marco Cuccagna. Un analogo pacco esplosivo viene indirizzato nella stessa giornata al presidente della Deutsche Bank, Josef Ackermann a Francoforte ma viene intercettato, scongiurando l’esplosione potenzialmente letale. Entrambe le azioni sono rivendicate dalla FAI.

L’11 maggio 2012, la gambizzazione di Adinolfi e, in ultimo, ieri, 12 maggio 2012, esplode presso la sede di Equitalia di Livorno, una bomba Molotov. La seconda resta inesplosa. Nessuna rivendicazione. Non ancora.

Rossi. Neri. E chi  è il FAI?

La Federazione Anarchica Informale sarebbe definibile come un movimento terroristico, dalla struttura “orizzontale”, composta da vari gruppi terroristici di matrice anarchica, uniti dalla loro comune fede nell’azione armata rivoluzionaria. I gruppi che fanno parte della FAI agiscono sia come organizzazioni separate, sia sotto la sigla FAI e attualmente – secondo lo stesso database della FAI – sono: la Brigata 20 luglio, le Cellule contro il Capitale, il Carcere, i suoi Carcerieri e le sue Celle (detta anche “le 5 C”), la Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini, Solidarietà internazionale, il Gruppo anarchico Morales, la Cellula rivoluzionaria Lambros Fountas, le Cellule Insorgenti Metropolitane, le Cellule armate per la solidarietà internazionale, il Nucleo Rivoluzionario Horst Fantazzini, la Narodna Volja, la Rivolta Tremenda, la Rivolta Animale, le Sorelle in armi, nucleo Mauricio Morales, e – a quanto pare – la cellula Olga.

Le modalità di azione sono dichiaratamente: il pacco bomba, l’attentato, la gambizzazione.

Ricordano vagamente le BR. I brigatisti si erano dotati di un preciso codice penale: reati e gradazioni della pena.

A seconda della gravità del “crimine contro il proletariato urbano”, due erano le pene: gambizzazione o omicidio.

La FAI utilizza inoltre le stesse armi. La Tokarev. Tuttavia, al di là delle fantasiose teorie che vedono nella stella a cinque punte sul calcio della pistola un particolare valore simbolico, la Tokarev non è stata utilizzata dal FAI, così come a suo tempo dalle BR, per un rievocare la rivoluzione sovietica, ma per la ben più banale ragione delle risorse finanziarie. Un’arma nuova costa. Le stesse BR utilizzavano armi della prima e della seconda guerra mondiale che i partigiani o semplicemente i nonni avevano nascosto in casa.

Troppe le similitudini. Oggi si deprecano tali attentati e si spera di non rivivere lo stesso terrore di 40 anni fa, sperando che – al contrario di quanto avvenne allora – le autorità non sottovalutino questo fenomeno.


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :