Vivendo in Cina se ne vedono di tutti i colori. Ma non finisce mai di stupire la "coraggiosa" fantasia che emerge giorno dopo giorno.
Si può dire che si è passati dalla fase dei FAKE PRODUCTS e dei FAKE BRANDS a quella FAKE SERVICES.
O meglio, la terza fase sembra essere la combinazione delle prime due, dove viene aggiunto il "dettaglio" che ad essere falso ora sia l'intero negozio e il suo format.
E la cosa appare appunto ben più coraggiosa, visto che i prodotti falsi possono essere difficilmente intercettabili, i brand falsi possono essere "nascosti", ma un falso negozio è qualcosa che è alla luce del sole (e delle autorizzazioni governative).
Per cui ora in Cina è l'epoca dei falsi Apple Store, Disney, Starbucks (da molto tempo) e le false Ikea.
Una guerra quotidiana dei grandi brands per tutelare i propri brands, valori (e know-how), irta di difficoltà in una legislazione sulla proprietà intellettuale che in Cina esiste ma che non riesce da sola a stoppare un fenomeno dei Copycats, che sembrano avere "sette vite" e per uno che viene stroncato, ne appaiono il doppio.
Un fenomeno che va però compreso a fondo. E' legato ad un processo connesso alla fase storica in cui è il paese che sta "imparando" e pensa che l'emulazione sia il mezzo più veloce per fare la cosa giusta.
Non va scordato come l'emulazione faccia parte del metodo formativo del cinese, che fin da piccolo ha imparato a scrivere, pensare, agire emulando, copiando qualcosa o qualcuno, senza porsi il problema che questo fosse o no un atto scorretto, ma al contrario sempre convinto che questa fosse la strada giusta per fare la cosa giusta.
Ecco perchè il cinese copia ed appare sorpreso se gli viene detto che questa NON sia la cosa giusta.
Ma questo è un pò anche il problema del paese nell'attuale stadio di sviluppo, che per quanto sia riuscito a fare grandi incredibili cose, si sta accorgendo di aver spesso fatto le cose che altri paesi avevano già fatto da molto tempo, magari più grandi, ma sempre simili a qualcos'altro.
Attenzione che questo fu anche un fenomeno Italiano nel dopoguerra, anche se la grande differenza con la Cina è che l'Italia, popolo di inventori di "vecchia data", ha appreso tecnologie e metodi di impresa da altri, ma con il tempo ci ha messo molto del suo, fino a diventare l'inimitabile ed unico "Made in Italy".
Bene, questo è il sogno che la Cina si augura per il proprio futuro, un futuro che passa dall'imparare (copiando) per cercare di trovare la propria strada, stile e poter diventare un giorno l'invidiabile "Made in China" di cui essere orgogliosi.
Per il momento la "guerra ai copycats" continua!