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“falce e rastrello”, la “bibbia” del guerrilla gardening

Creato il 06 novembre 2012 da Stampalternativa
“FALCE E RASTRELLO”, LA “BIBBIA” DEL GUERRILLA GARDENING

Sorrisi, buona volontà, un pizzico di organizzazione, qualche nozione di giardinaggio e le armi (falci, rastrelli, zappe e bombe di semi) : sono alcuni degli ingredienti del guerrilla gardening, forma di "lotta" urbana che trasforma spazi abbandonati delle nostre città in angoli fioriti, si appropria di spazi pubblici soffocati dal cemento e dall'incuria e crea piccoli angoli di verde urbano.
Oggi, con azioni in tutta Italia, si è svolta la Giornata Nazionale del Guerrilla Gardening. Obiettivo: piantare e mettere a dimora più alberi e piante possibile. Lasciando un segno di speranza, di colore, di profumo, di bellezza.
Nella giornata nazionale del Guerrilla Gardening è stato lanciato anche un libro: "Falce e Rastrello. Storie di resistenza al degrado urbano" di Federica Seneghini per i tipi di Stampa Alternativa (collana Ecoalfabeto - I libri di Gaia). Un libro che spiega, con molti esempi su e giù per lo stivale, perché, chi, come, dove, quando è possibile regalare a tutti una res nullius, uno spazio di nessuno.
Se in un immaginario condiviso gli spazi aperti diventano "habitat del degrado" o interstizi in attesa di "cambio di destinazione d'uso", chi sceglie di prendersene cura, in modo volontario, sa che le proprie azioni assumono un ruolo civico, sociale, economico, politico e - volendo - anche educativo. Che l'azione dei Guerrilla Gardeners sia consapevole e comprensiva di quest'insieme di implicazioni, i "giardinieri civici" lo dimostrano nelle parole con cui raccontano la propria esperienza a Federica Seneghini.
"Il Guerrilla Gardening è un gesto poetico", spiega Edgar Meyer, presidente di Gaia Animali & Ambiente e curatore della collana Ecoalfabeto - I libri di Gaia. "Ma allo stesso tempo è una vera e propria forma di attivismo politico, di partecipazione attiva". Un bel libro ne racconta alcune esperienze.
"Il fatto che centinaia di persone scelgano di usare il proprio tempo in maniera diversa, tentando di ridare dignità alle nostre città, non è una moda o un passatempo ma svela un bisogno crescente nella società contemporanea. Piantare un fiore o un albero è soprattutto il sintomo dell'esigenza di riappropriarsi dal basso del bene comune, per valorizzarlo, curarlo e restituirlo alla comunità", concludono Seneghini e Meyer.
(da www.gaiaitalia.it)

Di Redazione. 6 novembre 2012 | Archiviato in Echi quotidiani

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