L’investimento russo nel sole italiano è crollato sotto il peso di 245 milioni di debiti e i 164 operai di Helios Technology e i 109 di Ecoware, entrambe controllate da Aion Renewables, sono da mesi in cassa integrazione. Stanno ancora aspettando gli arretrati degli stipendi e percepiscono la cassa integrazione grazie ad un accordo tra le banche e la provincia. Il futuro, per loro, è la mobilità perchè, come riferito da alcune fonti, anche i libri di Ecoware ed Helios verranno portati in Tribunale nei prossimi giorni. Da parte di Aion, nonostante le prime dichiarazioni di disponibilità, pare non ci sia la volontà di far fronte alla cassa integrazione.
Una vicenda che sembra mettere la parola fine ad anni di incertezze dove la società è passata da un piano di ristrutturazione ad un altro. Il gruppo, che nel 2011 contava ricavi per quasi mezzo miliardo di euro, aveva già ricevuto una robusta iniezione di capitali: 50 milioni di euro versati cash dal gruppo russo-svizzero Avelar (29 milioni) e dal nuovo socio cinese Jangsu Zongyl Group. Il fondatore Angelo Masselli aveva invece fatto un passo indietro.
Ma non sono solo i lavoratori a chiedere i loro soldi. A bussare alle porte della società ci sono, oltre alle banche, anche i fornitori. Coloro che hanno allacciato, installato e gestito gli impianti della ex Kerself che negli anni d’oro del fotovoltaico contava circa 500 dipendenti, controllate comprese.
Nel Mezzogiorno d’Italia dove sono stati costruiti la maggior parte degli impianti, oggi peraltro ceduti, Aion controllava la società Saem Energie Alternative che in Calabria, Puglia e Basilicata ha realizzato 236MW di impianti. Una società, con sede ad Altamura, che ha sempre goduto di ottima salute con un indotto non indifferente nei territori in cui operava. Oggi Saem, con il concordato preventivo di Aion prima e con il fallimento poi, risulta una società fantasma. A nulla sono valse finora le richieste legali avanzate dalle società locali che si sono rivolte a Saem per vedere onorati i propri debiti. Dieci milioni è la cifra che Saem deve a venti aziende pugliesi e lucane che hanno realizzato per suo conto – e per conto di Aion – una cinquantina di impianti fotovoltaici. Qualcuno ha già accettato il 50% di quanto dovuto ma altri sono decisi a non mollare.
Tra questi, Gianvito Cannone, titolare della “NuEnergy” di Gravina in Puglia che, come racconta, “non è nuovo al pacco del fotovoltaico”. Già nel 2009, con la società che allora era di suo padre, dovette ricorrere alla giustizia per vedere onorati i suoi crediti nei confronti della Energetica Solare Spa, società ridotta in lastrico dalla Ergycapital. Allora accettò il 40% della cifra a lui dovuta. Oggi però non ha intenzione di arrivare a compromessi.
“Queste grandi aziende”, spiega Gianvito Cannone, “sanno che pur di lavorare accetti le loro condizioni. La società A acquista da uno sviluppatore le quote della società C per realizzare l’impianto e appalta i lavori alla società B. Questa fa contratti di subappalto con i fornitori con modalità di pagamento molto lunghe, generalmente superiore al tempo necessario al completamento dell’impianto”.
“Purtroppo”, prosegue Cannone, “in Italia siamo abituati a questo genere di contratti. È inammissibile però che queste cose possano accadere in uno stato civile, come è inammissibile che questi soggetti continueranno ad incassare gli incentivi del conto energia. Sarebbe stato sufficiente che lo stato, nella miriade di versioni e cavilli inseriti nei vari Conto Energia, non abbia incluso un semplice articolo che subordinasse l’erogazione degli incentivi alla dimostrazione del pagamento dei fornitori. Articolo già presente nel codice degli appalti pubblici”
Gianvito Cannone è deciso a non mollare e questa volta ha intenzione di coinvolgere anche i rappresentanti istituzionali. E lo farà, dice, partendo da un’altra storia che vede coinvolta Energetic Source, società controllata da Aion Renewables, a sua volta partecipata dalla russa Renova. E’ Energetic Source, quinto operatore nel mercato elettrico italiano, la società che ha ottenuto dalla Regione Basilicata la concessione per lo sfruttamento dei giacimenti esauriti di gas naturale a Ferrandina e Salandra in provincia di Matera. Ed ecco che con Geogastock, questo il nome del progetto, ricompaiono i nomi i degli oligarchi russi Victor Vekselberg e Igor Akhmerov che attraverso Renova operano in Italia nel settore delle risorse energetiche.
Ed è con Igor Akhmerov, originario della regione di Rostov sul Don, 45 anni e undicesimo uomo più ricco della Russia che torniamo all’inizio di questa triste storia. E’ lui che si rivolse a Silvio Berlusconi e al suo mediatore d’affari, Marcello Dell’Utri, per entrare nel mercato dell’energia e diventare così, in tempi record, il protagonista del fotovoltaico italiano con l’allora Kerself.
Effetti del vento gelido dalla Russia spinto dalla forza dei rubli ma soprattutto dalla forza del gas. Gas che, secondo il nuovo piano del Ministro Passera, potrebbe arrivare fino a San Foca in provincia di Lecce dove da anni la popolazione si batte contro la costruzione del megasdotto. Ma questa è un’altra storia che vede coinvolti nuovi protagonisti, questa volta vicini a Massimo D’Alema e che racconto nel mio libro ”Il sole, le ali e la civetta”, in uscita in libreria l’8 maggio.