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Fallire non esiste

Da Stefano Bresciani @senseistefano
Data: 16 febbraio 2013  Autore: Simone Lorenzi

Fallire non esisteTi è mai capitato di entrare in un dojo, di partecipare a uno stage o un qualsiasi evento della vita in cui hai avuto il terrore di fallire, di non essere all’altezza del compito e quindi hai rinunciato? Oppure quante volte ti è capitato di rinunciare a fare una determinata cosa o ti sei demoralizzato sentendoti un incapace dopo aver fallito? Ad esempio in un esame universitario, o dopo uno sbaglio sul lavoro o in altre mille occasioni.. A me  tante volte e ancora mi capita.

Vorrei però adesso raccontarti la storia di un uomo, perseguitato dai fallimenti. La storia delle sue disavventure inizia nel 1816 quando la sua famiglia viene sfrattata e lui deve lavorare per sostenerla. Nel 1818 muore sua madre e nel 1831 messosi in affari, fallisce. Nel 1832 si candida al parlamento statale e viene sconfitto, perde il lavoro, vuole entrare alla facoltà di giurisprudenza ma non viene ammesso. Nel 1833 si fa prestare soldi da un amico per avviare un’attività ma alla fine dell’anno è in fallimento e gli ci vorranno diciassette anni di vita per ripagare il debito. Nel 1834 si candida al parlamento statale e finalmente viene eletto ma l’anno dopo la sua promessa sposa muore. Nel 1836 ha un grave esaurimento nervoso e rimane a letto per sei mesi. Nel 1838 cerca di diventare elettore delegato ma viene sconfitto. Cinque anni dopo candidatosi al Congresso viene sconfitto. Viene finalmente eletto al congresso nel 1846 ma nel 1848 viene sconfitto nelle rielezioni. L’anno seguente gli viene respinta la domanda per diventare amministratore demaniale. Nel 1854 non riesce a candidarsi al senato. Nel 1856 candidatosi a vicepresidente al congresso nazionale del suo partito ottiene meno di cento voti. Nel 1858 viene di nuovo sconfitto al senato. Nel 1860 diventa presidente degli Stati Uniti d’America.

Questo è il racconto della vita di Abraham Lincoln, 16° presidente USA, all’apparenza un perdente che a dispetto dei numerosi fallimenti è entrato nella storia come colui che abolì la schiavitù nel suo paese e preservato l’unità federale della nazione americana, sconfiggendo nella guerra di secessione gli Stati Confederati d’America che erano favorevoli al mantenimento della schiavitù. Ed è riconosciuto come uno dei più grandi presidenti americani. Questa storia è la piena applicazione del Makoto o Shin ovvero la Completa Sincerità che recita “Quando un Samurai esprime l’intenzione di compiere un’azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l’intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di “dare la parola” né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.

Ma cosa lo spingeva a continuare nonostante la sequela di fallimenti che l’hanno colpito che avrebbero fatto desistere la maggior parte degli uomini? Ovviamente non ne ho la minima idea, ma posso dire che quest’ uomo aveva una volontà ferrea di raggiungere il suo obiettivo. La volontà a coronare i suoi sogni nonostante le difficoltà, le sconfitte e tutte le batoste ricevute…anche tragiche. Chissà…se avesse rinunciato alla prima delusione probabilmente la storia e il mondo oggi sarebbe ben diverso. Come ho detto anche in altri articoli, rinunciare chiude la strada ad emozioni bellissime, preclude la possibilità di vivere momenti intensi e meravigliosi, di fare nuove appaganti scoperte e trovare nuovi modi di essere felici.Troppo spesso le persone parlano solo per dare aria alla bocca spesso con arroganza, promettono mari e monti ma non fanno mai nulla di concreto. Agire in questo modo porta solo delusioni e appunto fallimenti. Se passiamo dalle parole ai fatti e invece di parlare, agiamo con tutte le nostre forze fin’anche allo stremo continuando a provare…allora fallire non esiste. Perchè il fallimento diventerà ne più ne meno un semplice motivo per riprovare.

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