Falsa soia bio: maxi sequestro a Ravenna
Maxi sequestro di falsa soia biologica proveniente dall’Est Europa. La Guardia di Finanza di Ravenna ha scoperto una maxi frode nel settore agroalimentare e ha sequestrato oltre 1700 tonnellate di soia contaminata, 500 tonnellate nel porto di Ravenna e altre 1200 presso grossisti di diverse città italiane. La soia è risultata contaminata da organismi geneticamente modificati, presenti oltretutto al di sopra della soglia consentita dalla legge. La soia veniva dichiarata come cereale biologico nelle certificazioni che la accompagnavano e che ne attestavano falsamente purezza e qualità. L’operazione della Guardia di Finanza di Ravenna segue di qualche mese la maxi operazione “Gatto con gli Stivali” attuata dalle Fiamme Gialle di Verona lo scorso dicembre.
E’ infatti partita proprio da quell’attività: lo scambio di informazioni fra i due comandi ha infatti permesso di continuare l’attività di controllo nel settore del biologico, dove si stanno concentrando interessi cospicui e non sempre trasparenti. La soia sequestrata arrivava al porto di Ravenna ed era accompagnata da false certificazioni che ne attestavano la qualità. In realtà, come hanno scoperto le analisi fatte dalla Finanza insieme all’azienda sanitaria locale, nella soia c’erano organismi geneticamente modificati con una presenza addirittura superiore al doppio della soglia limite consentita dalla normativa europea. I controlli hanno impedito di immettere sul mercato i falsi cereali biologici.
Solo lo scorso dicembre, l’operazione Gatto con gli Stivali condotta dalle Fiamme Gialle di Verona aveva portato al sequestro di oltre 2500 tonnellate di generi alimentari spacciati per biologici ma che biologici non erano, di oltre 700mila tonnellate di falsi prodotti bio commercializzate, pari al 10% dell’intero mercato nazionale, e scoperto fatture per più di 200 milioni di euro per operazioni inesistenti.
I controlli sono tanto più importanti in quanto il mercato del bio è in aumento. Come evidenzia Coldiretti, “con un aumento annuale degli acquisti del 9% di prodotti biologici che finiscono nel carrello della spesa di oltre la metà degli italiani, è particolarmente importante l’operazione della Guardia di Finanza che ha scoperto l’importazione di falsa soia biologica geneticamente modificata (Ogm) proveniente dall’Est Europa”.
Negli ultimi dieci anni il fatturato dei prodotti bio in Italia è triplicato. E una rilevazione Ismea-Gfk-Eurisko del 2011 evidenzia un aumento della spesa in prodotti biologici del 9% annuo, in controtendenza con l’andamento generale dei consumi alimentari: aumentano soprattutto i prodotti lattiero-caseari, le uova, biscotti e dolci, bevande analcoliche, mentre sono più contenuti gli aumenti dell’ortofrutta fresca e trasformata e risultano in flessione la pasta bio, gli oli e il comparto zucchero, caffè e tè. “Di fronte al ripetersi di frodi che riguardano l’importazione di prodotti falsamente biologici è necessario – chiede Coldiretti – introdurre al più presto il marchio per il biologico italiano che possa rendere facilmente riconoscibile la produzione ottenuta con materia prima e standard nazionali, per consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli sulla reale origine del prodotto acquistato”.
Legambiente chiede di accertare le responsabilità per tutelare i consumatori e la qualità dei cibo biologico. “L’ottimo risultato ottenuto dalla Guardia di Finanza – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - dimostra che non bisogna abbassare la guardia nel settore delle frodi alimentari. La soia sequestrata oggi, oltre che falsamente bio, è risultata geneticamente modificata oltre i limiti consentiti dalla legge e quindi, oltre a danneggiare il pregiato settore dell’agricoltura biologica e di qualità potrebbe essere potenzialmente pericolosa anche per la salute dei consumatori. Importante ora risalire ai responsabili della frode per stroncare il traffico di sostanze illegali che possono entrare nella catena alimentare anche attraverso il settore dell’allevamento che ne sarebbe inevitabilmente danneggiato”.
Il biologico è ormai un business milionario che fa gola agli “agro-pirati”, commenta la Cia-Confederazione italiana agricoltori, che sottolinea come la crescita del settore abbia cominciato ad attirare i truffatori. “Proprio a causa della sua crescita milionaria, il biologico è diventato particolarmente appetibile per gli “agro-pirati” e quindi più facilmente oggetto di frodi e sofisticazioni. Ecco perché operazioni come quella della Guardia di finanza di Ravenna sono importantissime. Ora più che mai è necessario mantenere alta l’attenzione sul settore, intensificando i controlli”, sottolinea la Cia.
In Italia il comparto vale 3 miliardi di euro, e a livello mondiale ha raggiunto la quota di 55 miliardi di dollari l’anno. “Proprio perché si tratta di un mercato in continua espansione – osserva la Cia- il settore del biologico ha cominciato a fare gola alle mafie e ai “professionisti della truffa agroalimentare”, pronti a falsificare carte e certificati pur di accaparrarsene una fetta. Per questo, oggi bisogna lavorare sulle regole e prevedere politiche agricole “ad hoc” che controllino i mercati. E’ indispensabile aumentare le ispezioni, inasprire sanzioni e pene ma soprattutto lavorare sulla trasparenza in tutti i passaggi della filiera”.