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Fame da libri. “Il quaderno di Maya”, Isabel Allende

Creato il 09 settembre 2015 da Temperamente

Fame da libri. “Il quaderno di Maya”, Isabel Allende

Fame da libri. “Il quaderno di Maya”, Isabel AllendeA soli diciannove anni Maya Vidal è già consumata dalla vita. Dopo la perdita del suo amato nonno Popo, è caduta in un abisso oscuro e profondo: la droga, la violenza e l'alcool le hanno dilaniato il corpo e l'anima come una deflagrazione. Ricercata dall'FBI e da un gruppo di delinquenti senza scrupoli, grazie all'intervento della sua cara nonna Nini, Maya trova rifugio sull'isola di Chiloè, nel sud del Cile. In questo luogo lontano e sperduto, la protagonista prova a nascondersi dalla vita che l'ha quasi divorata, affidando a un diario, il quaderno del titolo, i suoi pensieri.

Il romanzo è un alternarsi continuo tra il racconto della nuova vita di Maya e quello di un passato inquietante e distruttivo. Le descrizioni di luoghi esotici e lontani, la bellezza della natura incontaminata e selvaggia, i ritmi di vita semplici e lenti e la nascita di rapporti umani sinceri e autentici, si contrappongono allo skyline scintillante e artefatto delle grandi città americane, dietro il quale si nasconde spesso tanfo, orrore e solitudine. Senza autocommiserazione ma con tanta lucidità e precisione, Maya racconta un passato difficile, un padre e una madre assenti, la grande presenza dei suoi nonni che purtroppo non basta a colmare quel vuoto che si è fatto spazio nel cuore. Pagina dopo pagina la matassa si sfila, dando vita a una trama fitta, corposa, densa di eventi. Il ritmo si fa poi più incalzante, la storia avvincente e rocambolesca, tanto da tingersi di noir e giallo.

Chi conosce Isabel Allende sa quali sono i temi a lei cari. L'autrice dipinge la figura di una donna forte, coraggiosa e volitiva, stavolta un'adolescente dei giorni nostri. Anche i luoghi e le ambientazioni sono quelle di sempre. L'America del Sud con le sue tradizioni, luoghi lontani e magici e poi c'è la California, con le sue grandi città piene di contraddizioni. Paesaggi agli opposti ma incantevoli, che puntualmente mi ritrovo a cercare e ammirare in rete, immaginando la vita quotidiana degli abitanti e naturalmente la loro cucina. Il ad esempio è un piatto della tradizione di Chiloè. La preparazione è un vero e proprio rito a cui partecipa l'intera comunità, come viene raccontato nel libro:

Ho partecipato alla preparazione di un curanto, il piatto tipico di Chiloè, abbondante e generosa cerimonia della comunità. I preparativi iniziarono presto, perché le barche dell'ecoturismo arrivano prima di mezzogiorno. Le donne tagliarono pomodori, cipolla, aglio e coriandolo per il condimento e, con un noioso procedimento, prepararono milcao e chapalele, polpette di patate, farina, grasso di maiale e ciccioli, pessime a mio giudizio, mentre gli uomini scavavano un gande buco, mettevano sul fondo un mucchio di pietre e sopra accendevano un falò. Quando la legna si fu consumata, le pietre erano ardenti e ciò coincise con l'arrivo delle barche. [...] I cuochi del curanto sistemarono le pentole di coccio sulle pietre e iniziarono a versare il brodo che come ben si sa è afrodisiaco, e a sistemare a strati chapaleles e milcao, maiale, agnello, pollo, frutti di mare, pesce, verdure e altre delizie di cui non presi nota, coprirono il tutto con panni bianchi bagnati, enormi foglie di gunnera, un sacco che spuntava dalla cavità come una gonna, e per ultimo, sabbia. La cottura durò poco più di un'ora e mentre gli ingredienti, grazie alle virtù segrete del calore, mischiavano i loro succhi e fragranze, i turisti s'intrattenevano fotografando il fumo, bevendo pisco e ascoltando Manuel Arias.

Comprendo le difficoltà oggettive per preparare il piatto, che a mio parere somiglia alla paella valenciana, in rete ho trovato questo sito con una versione più semplice.

Fame da libri. “Il quaderno di Maya”, Isabel Allende

Magari stavolta ci limiteremo a sognare il curanto e i suoi profumi grazie a questo gran bel romanzo e a sperare di giungere un giorno sull'isola di Chiloè, per godere di quei luoghi fantastici e di quei sapori insoliti.

Stay hungry Marina

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