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Famiglie.

Creato il 14 gennaio 2013 da Marinobuzzi

Fa sempre un certo effetto veder sfilare esponenti di religioni diverse divise quasi su tutto ma unite nel combattere quello che, probabilmente, in questo triste secolo, viene individuato come il male assoluto. Non sto parlando delle guerre, della fame, delle violenze, dei soprusi sui più deboli, della crisi. Sto parlando dell’omosessualità. Fa un certo effetto, dicevo, veder sfilare insieme esponenti di religioni diverse ed esponenti dell’estrema destra, neonazisti e uomini incappucciati, vedere, nella stessa sfilata, bambini inginocchiati a pregare contro qualcosa che non conoscono indottrinati dalle proprie famiglie, umiliati nel loro essere bambini. Perché, a quell’età, non si dovrebbe conoscere la parola odio. Invece i fatti parlano chiaro, bambini e famiglie, neonazisti ed estremisti di ogni rango sono tutti lì a sfilare per le strade per dire no al matrimonio gay.
Nel frattempo, in Italia, la cassazione afferma una cosa ovvia, che un figlio può crescere serenamente anche in una coppia omosessuale.
Apriti cielo.
Un’istituzione laica che si è permessa di affermare un principio di laicità ed eguaglianza.
Insorgono esponenti politici, esponenti vaticani, esponenti di una certa area culturale (indovinate quale), tutti pronti ad affermare che l’unica famiglia possibile è quella eterosessuale e che il bambino che cresce in famiglie omogenitoriali avrà dei grossi problemi. Come se i figli nati da coppie eterosessuali i problemi non li avessero. Comunque per portare avanti le proprie tesi gli oppositori al matrimonio GLBT cominciano a citare una ricerca sociologica portata avanti da Mark Regnerus su un campione abbastanza esteso di persone, supportata dall’università del Texas, che afferma che i figli delle coppie omosessuali hanno più problemi di quelle delle coppie etero, pensano di più al suicidio e sono più soggetti all’uso di stupefacenti o alcool.
Bene, decine di anni di studi, ricerche delle migliori università americane, libri e libri scritti da psicologi che affermavano che, in realtà, le differenze non esistono, spazzate vie da un’unica ricerca.
Ovviamente ogni volta che uno studio affermava che le persone GLBT sono in grado di allevare figli e che i figli delle medesime coppie non hanno problemi diversi dai figli di coppie eterosessuali, gli esponenti del mondo riparatore, delle aree cattoliche o dell’ultradestra le attaccavano dicendo che c’erano pressioni da parte delle associazioni GLBT e quindi nessuno, fra gli esponenti del no, ha mai voluto prendere in considerazione tali studi.
Ora, invece, lo studio di Regnerus viene sposato e fatto proprio da tutta questa gente senza sollevare il minimo dubbio.
Chissà come mai.
Cosa c’è da dire, quindi, su questa ricerca? Innanzitutto che non dice nulla sulle adozioni. Il nostro eroe ha scelto un campionario piuttosto vario di persone da analizzare ma ha scelto coppie eterosessuali e coppie omosessuali con figli?
No, ha chiesto ai figli se fossero a conoscenza di rapporti omosessuali da parte dei genitori con persone dello stesso sesso. Basta per definire coppie omosessuali queste persone? Nel lungo elenco di inesattezze si trovano galeotti o ex galeotti eterosessuali che hanno avuto rapporti omosessuali in prigione, una prostituta eterosessuale sposata che, per lavoro, a volte va con delle donne, persone omosessuali che si sono scoperte tali dopo un matrimonio o relazione eterosessuale (il figlio quindi è cresciuto in questo ambiente e non in una coppia omosessuale senza problemi). Potrei continuare ma direi che il punto è chiaro. Certo l’università del Texas ha confermato la validità della ricerca. Sottolineo però che l’accusa mossa alla ricerca era legata alla cattiva condotta scientifica e che i punti presi in considerazione dall’università del Texas riguardano solo :«produzione o falsificazione di dati, plagio e altre pratiche che costituiscono un grave discostarsi dagli standard etici per proporre, condurre, o presentare ricerche sono inaccettabili e in alcuni casi possono costituire cattiva condotta scientifica». Quindi, secondo questi canoni, la ricerca non è accusata di cattiva condotta. A noi, del resto, interessano solo i risultati e se i risultati si basano su una scelta pregiudiziale o errata considerazione nei confronti di persone che forse neppure sono omosessuali e che tali invece vengono definite, è ovvio che il risultato non può essere attendibile. Regnerus non ha falsificato i dati, i dati sono falsati dalla cattiva interpretazione del concetto di omosessualità e di “famiglia omosessuale”.
Che sia tutta una questione di punti di vista? No, o almeno così non dovrebbe essere.
Una ricerca dovrebbe basarsi su metodi liberi da pregiudizio. Possiamo affermare che questa lo sia? Non credo proprio vista la scelta delle persone individuate (a torto) come omosessuali.
Lo studio, per quanto basato su un ampio campione statistico, catalogava per esempio come “omosessuale” un genitore in base a questa domanda, fatta al figlio ormai adulto: “Dalla tua nascita fino a 18 anni, hai mai saputo di un rapporto romantico di tuo padre/tua madre con una persona dello stesso sesso?”.
Può bastare? No, aggiungerei che la ricerca è stata commissionata da esponenti anti gay della destra che hanno messo a disposizione ingenti somme di denaro.
Bisogna precisare quindi, come anche riportato dal Los Angeles Times e dal The New Yorker, la ricerca di Regnerus non confrontava figli cresciuti in coppie omosessuali con quelli cresciuti in coppie eterosessuali. Il criterio che lo studioso ha usato è se un genitore abbia o abbia avuto una relazione anche solo di natura romantica con una persona dello stesso sesso: infatti solo una piccola proporzione del suo campione ha vissuto in famiglie guidate da coppie dello stesso sesso (cit.).
Lo stesso Regnerus, intervistato da CitizenLink, ha affermato: Farei più attenzione al linguaggio che ho usato per descrivere le persone i cui genitori avevano relazioni omosessuali. Ho detto “madri lesbiche” e “padri gay”, quando in realtà, non conoscevo il loro orientamento sessuale
Bene a questo punto c’è da chiedersi un’unica cosa: a questi signori, a quelli che mostrano croci celtiche, a quelli che utilizzano i bambini per fare propaganda contro le persone GLBT, a tutti coloro che si nascondono dietro a: Dio non vuole, interessa davvero la verità?


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