Sono decenni che tentano di farla a pezzi, ma la famiglia resiste: fiera, gioiosa, tostissima. Hanno provato a vivisezionarla e sterilizzarla rispettivamente col divorzio e con l’aborto, sperando di spezzarla in due e impedendo che si allargasse a tre. Ma lei, pur accusando il colpo, non ha ceduto. Così hanno preso a calunniarla, a dire che è il luogo della violenza e dell’oppressione patriarcale, che è meglio lasciarla sola. Ma la famiglia non si è fatta intimidire, ed ha continuato a generare compagnia e solarità, a trasmettere valori ed insegnamenti. Per questo ora contano di farla fuori privatizzandola e immettendola nel mercato, ponendole accanto – in nome di un’uguaglianza fasulla, volta a mettere sullo stesso piano cose diverse – dei surrogati come le unioni civili o i matrimoni omosessuali.
I nemici della famiglia s’illudono e ancora non lo sanno, ma neanche in questo modo la spunteranno. E ad avvisarli, i prossimi 22 e 23 giugno, a Palermo, ci saranno proprio loro, le famiglie; le stesse famiglie ignorate dai mass media, vessate dal fisco e ridicolizzate dalla cultura libertaria. Famiglie comuni, un tempo normalissime, ma oggi eroiche. Perché disposte a non tacere più, a scendere in piazza, a prendere un giorno diversamente destinato ad essere come altri e a farne il loro giorno dell’indipendenza. Il giorno nel quale le famiglie presenti a Palermo parleranno a nome di quelle di tutta Italia, e spezzeranno il muro dell’indifferenza per dire alla politica che esistono, che vivono e che – nonostante i soprusi subiti e quelli che ora si profilano all’orizzonte – sono felici.