Un mazzo di personaggi famosi, attori, più o meno giovani, più o meno vecchi, e una domanda, una richiesta, quella di versare qualche lacrima, di piangere davanti ad un obiettivo fotografico. Entrare più o meno in un ruolo, in una parte che sia in grado, sia capace, di farti piangere, con risultati differenti. Spendersi, spendere le proprie lacrime, a partire da sé stessi, da come ci si vede piangere, adesso, e di cosa; ché non è la stessa cosa il pianto di un giovane e quello di un vecchio, come non è la stessa la rabbia, l'amore e tutto il resto. Ed anche il pianto, è sempre diverso a sé stesso. Pianto di rabbia, di disperazione, ma anche pianto compiaciuto, stoico, forse addirittura eroico, lacrime di rimpianto e di pentimento, di dolore e di sollievo, di commozione, perfino di gioia. Quieto e inconsolabile, auto-assolutorio, straziante.
Piangere, piangersi addosso, compiangersi. Pensarsi piangere, vedersi piangere. Lacrime bagnate e lacrime asciutte.
C'è tutto questo, ed altro ancora, nella serie di ritratti che Sam Taylor-Wood ha realizzato e poi pubblicato in un libro: Crying Men.
"Alcuni stavano già piangendo ancora prima che avessi finito di sistemare la macchina fotografica" - spiega la fotografa - "ma altri lo hanno trovato davvero difficile da fare. Chi guarda le fotografie, deciderà da sé solo chi pensa che stia versando lacrime autentiche e quali, invece, sono false lacrime."
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