Scritte politiche sui muri di diverso colore. Ragazzini insoddisfatti della vita, che sfogano le proprie frustrazioni scarabocchiando i muri. E quando i muri sono già scarabbocchiati, si scarabocchia lo scarabocchio altrui, per dispetto, o per disaccordo con quanto scritto. Una città abbandonata al suo destino, consegnata nelle mani dei vandali senza opporre resistenza. Vandali che nel gfrattempo abbiamo imparato a ignorare o addirittura a definire "artisti" per giustificare e archiviare un fenomeno che non siamo in grado di contrastare in alcun modo. Sperare che qualcuno apra gli occhi è pura utopia. Il ritmo con cui i writers si mangiano pezzi di città è enormemente superiore a quello con cui amministratori comunali e privati cittadini si prodigano per ripulire. Non esiste una strategia efficacie contro questo schifo. Non esiste. E se prendere atto del problema è il primo passo per risolverlo, è bene che se ne prenda atto quanto prima. Pochi cittadini e commercianti veramente attenti al decoro tengono puliti muri e saracinesche con costanza. Ci sono i volontari dei blog antidegrado, tra cui noi, che ogni tanto organizziamo interventi di pulizia di muri e saracinesche previa autorizzazione dei proprietari. Ma siamo in pochi, una goccia nel mare. Una élite controcorrente, un movimento d'avanguardia. Certo non siamo e non saremo noi gli eroi che salveranno questa città. Certo il nostro progetto non è l'unico fattibile e forse neanche il migliore. Ma allo stato attuale non c'è nessun'altra proposta alternativa alla nostra. E non c'è, i ncittà, nessun'altra associazione, blog, giornale, che abbia sollevato la questione proponendo uan soluzione a questo schifo. L'ordinanza anti-writer è un provvedimento che fa ridere i polli, i galli e pure le galline. A Roma servirebbe un "piano Marshall" di pulizia e protezione delle facciate, con centinaia di migliaia di euro stanziati e incentivi e sgravi fiscali da affiancare alle misure repressive. E servirebbe anche incentivare l'operato dei gruppi di volontari, specialmente di quelli (come noi) che operano con interventi di qualità e a regola d'arte. Vedremo cosa ci riserverà il futuro. Noi di sicuro andiamo avanti.
Scritte politiche sui muri di diverso colore. Ragazzini insoddisfatti della vita, che sfogano le proprie frustrazioni scarabocchiando i muri. E quando i muri sono già scarabbocchiati, si scarabocchia lo scarabocchio altrui, per dispetto, o per disaccordo con quanto scritto. Una città abbandonata al suo destino, consegnata nelle mani dei vandali senza opporre resistenza. Vandali che nel gfrattempo abbiamo imparato a ignorare o addirittura a definire "artisti" per giustificare e archiviare un fenomeno che non siamo in grado di contrastare in alcun modo. Sperare che qualcuno apra gli occhi è pura utopia. Il ritmo con cui i writers si mangiano pezzi di città è enormemente superiore a quello con cui amministratori comunali e privati cittadini si prodigano per ripulire. Non esiste una strategia efficacie contro questo schifo. Non esiste. E se prendere atto del problema è il primo passo per risolverlo, è bene che se ne prenda atto quanto prima. Pochi cittadini e commercianti veramente attenti al decoro tengono puliti muri e saracinesche con costanza. Ci sono i volontari dei blog antidegrado, tra cui noi, che ogni tanto organizziamo interventi di pulizia di muri e saracinesche previa autorizzazione dei proprietari. Ma siamo in pochi, una goccia nel mare. Una élite controcorrente, un movimento d'avanguardia. Certo non siamo e non saremo noi gli eroi che salveranno questa città. Certo il nostro progetto non è l'unico fattibile e forse neanche il migliore. Ma allo stato attuale non c'è nessun'altra proposta alternativa alla nostra. E non c'è, i ncittà, nessun'altra associazione, blog, giornale, che abbia sollevato la questione proponendo uan soluzione a questo schifo. L'ordinanza anti-writer è un provvedimento che fa ridere i polli, i galli e pure le galline. A Roma servirebbe un "piano Marshall" di pulizia e protezione delle facciate, con centinaia di migliaia di euro stanziati e incentivi e sgravi fiscali da affiancare alle misure repressive. E servirebbe anche incentivare l'operato dei gruppi di volontari, specialmente di quelli (come noi) che operano con interventi di qualità e a regola d'arte. Vedremo cosa ci riserverà il futuro. Noi di sicuro andiamo avanti.
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