Sarà capitato anche a voi di trovarvi in cassetta della posta uno di quei dèpliant con le offerte del supermercato e l’elenco degli omaggi alla clientela.
Nella glicemica melassa pre-morotea, senza le immaginifiche acrobazie semantiche delle convergenze parallele, il presidente incaricato della Grande Alleanza, quella della Guerra contro il popolo italiano, ha modulato il suo torrente di doverose e asettiche banalità – un “penso” da bravo studentello ruffiano redatto per non far male a nessuno degli associati ma invece di farne molto a noi – intorno ai regali previsti, offerti al suggeritore, al padrone e alla zia Angela dalla quale si precipita proprio domani a dar conto del suo operato.
Imu? si concede qualcosa al socio di maggioranza, “sospendendo” la scadenza di giugno, poi si vedrà come “rimodulare”, tassazione e ubbidienza. Conti pubblici? politiche di risanamento e tenuta dei conti pubblici ma senza inasprimento fiscale, secondo la logica inaffondabile del colpo bipartisan al cerchio e alla botte. Imprese? riduzione delle tasse sul lavoro, misure di sostegno alla formazione e all’apprendistato e tanta semplificazione, perché, cito, non ci dovrà mai più essere un caso Ilva, ma le aziende vanno aiutate contro la burocrazia. Corruzione? Interventi non meglio identificati di moralizzazione della cosa pubblica. Ma poi un bel Commissario per l’Expo, come omaggio a quell’inquietante asse trasversale imprese legali e non, vecchi attrezzi leghisti e nuovi soggetti altrettanto avidi, mafie ormai consolidate, che perfino Monti aveva fatto di meglio sottraendosi alle improvvide Olimpiadi. Disoccupazione? l’obiettivo del governo è «prevenire l’incubo dell’impoverimento», riconoscendo l’esistenza di un divario tra nord e sud. Esodati? bisogna ristabilire il patto stato cittadini che si è rotto? Reddito di cittadinanza? Andranno migliorati gli ammortizzatori sociali estendendoli a chi ne è privo a partire dai precari e si potranno studiare forme di reddito minimo per famiglie bisognose con figli. Costi della politica? Largo al marketing come piace al nonno, con l’annuncio a sorpresa dell’eliminazione dello «stipendio» dei ministri parlamentari, che dunque non perseguiranno una doppia indennità. Con il proposito di “intervenire” sul finanziamento della politica, oggi «eccessivo» e «mascherato», e di controlli sulle spese delle Regioni.
Prima del discorso i convenuti si salutavano come allievi all’inizio dell’anno scolastico, abbracciandosi sollevati dello scampato pericolo della bocciatura: di quella elettorale si preoccupano poco l’importante era evitarne la replica immediata, festosi e compiaciuti come la maggior parte di noi non può più essere. Hanno assorbito con sobria compostezza anche gli annunci si tagli alla politica, gli annunci non sono sanguinosi, l’importante è non dar loro seguito.
E è stato incruento tutto il pistolotto fanfaniano applaudito con entusiasmo inferiore solo a quello dedicato all’estatica penitenza inflitta da Napolitano: non farà male a loro la generica risposta al ribasso data a tutte le domande di governo che salgono dal paese.
Ma farà male a noi la cieca adesione, la rivendicazione di appartenenza e affiliazione all’Europa, ai suoi diktat e all’imperio monetario, riconfermata dalla doverosa gita a Berlino di domani, ci nuocerà l’indole a accontentare tutti, purché i tutti siano i padroni di sempre, di ieri e di domani.
E c’è una minaccia in più: quella contenuta nel proposito di effettuare una verifica dell’efficacia del lavoro svolto nel cantiere della riforma elettorale tra 18 mesi. Si abbracciavano per quello, per il castigo rinviato. Eh si, proprio non se ne vogliono andare.