L’imperiosa realtà dell’illusione
In un tempo in cui tutti sentiamo l’urgenza di condividere tutto – notizie, pensieri, emozioni – fa bene ogni tanto andare controcorrente. Fa bene ritirarsi nel chiacchierio soffuso dell’anima e prendere confidenza con i protagonisti che vi abitano, lontano dal frastuono della superficialità: lì incontriamo i nostri fantasmi interiori, quelli che spesso ci perseguitano e che si manifestano attraverso il sogno, il ricordo, la fantasia, l’immaginazione.
Quest’incontro con se stessi può avvenire anche leggendo un libro. Non uno qualunque ma uno di quelli che fanno vibrare le corde più intime della nostra psiche. Carla Stroppa, psicoanalista junghiana e autrice di numerosi saggi, ci dà quest’opportunità. Nel suo recente libro “Fantasmi all’opera”, di Moretti & Vitali, ci invita ad esplorare quei panorami nascosti, tanto vivaci e contraddittori quanto misconosciuti e sottovalutati, che emergono nella quotidianità a dispetto della nostra consapevolezza.
Chi ha già confidenza con l’afflato lucidamente poetico della scrittrice sa di potersi abbandonare con fiducia a questo viaggio introspettivo, perché se intrattenersi con i fantasmi del nostro sottofondo psichico può essere destabilizzante, d’altro canto aiuta a renderli amici, complici di un’emersione creativa fatta di luce e colori.
In tutti noi albergano quest’inquietanti personaggi che vengono da un passato spesso tormentato: “Li guardiamo, li tocchiamo, li accogliamo con curiosità e persino affetto … alcuni sono intrinsecamente furbi, dotti, altri sono goffi e tremebondi, altri ancora sono così sofferenti e disperati che arrancano qua e là alla cieca; in ogni caso stanno cercando tutti la patria da cui sono stati esiliati.”
L’analisi – abbeverandosi anche al pozzo della letteratura, della fiaba, del gioco, della poesia e dell’arte – aiuta a smascherare questi fantasmi trasformandoli da demoni a déi, attraverso un’emancipazione creativa ed estetica. Comprendere che la psiche umana si nutre d’illusione tanto quanto di realtà significa fare pace con se stessi e realizzarsi fino a diventare quello che effettivamente si è vocati ad essere. Perché dai i propri disordini emotivi può sbocciare quella creatività, tanto inattesa quanto salvifica, che ci riscatta dalle nostre paure e dall’incapacità di superarle.
Certo, il cammino della propria individuazione non è né semplice né breve. Tuttavia, accade che in certi momenti della vita ci si senta talmente alla deriva, che questo cammino diventa inevitabile. Sbattuti a ridosso di un bivio oltre il quale la strada si biforca, il senso della propria identità e la prospettiva del futuro si confondono e l’Io rischia d’esser traghettato verso il buio, anziché verso la luce. In questa liminalità psichica è tutt’altro che facile decidere quale ramo scegliere. Spesso sono forze sotterranee a spingere l’agire cosciente, per questo è bene sapere riconoscere i fantasmi all’opera dentro di noi che giocano a confonderci e a ingannarci. A volte, si ha la sensazione che ad ogni piccolo passo in avanti si produca un temibile contraccolpo. Un contraccolpo che origina dal dubbio di sbagliare e che crea uno straniante senso di colpa difficile da elaborare, perché in quel senso di colpa così vivo, così graffiante si mescolano cose vere e cose false, illusione e realtà. Tuttavia, arrivati a un certo punto, il cammino è ineluttabile. E non è neppure scontato che si possa riprendere la via del ritorno, perché niente resta uguale a prima dopo aver osato avventurarsi tanto oltre e, come dice Jung, si rischia di diventare solo “ombre per il mondo di sopra.”
Eppure, da questo mondo di sotto si può riemergere forti di una nuova autenticità.
Carla Stroppa lo racconta con un pathos disarmante e coinvolgente, anche attraverso le storie di alcune pazienti rinate una seconda volta, nella cui anima ci si può velatamente rispecchiare. Pazienti rinate grazie all’analisi e alla presa di coscienza che l’Illusione, con i suoi molteplici fantasmi, è una parte irrinunciabile della psiche. Così come lo è di quella straordinaria avventura senza certezze che è la vita, la nostra vera irrinunciabile opera d’arte.
Di Paola Cerana
Della stessa autrice:
http://www.psicoterapiadinamica.it/2012/03/il-colore-del-bacio-e-rosso/
Commento del Dott. Zambello
Ringrazio la Dottoressa Cerana che mi ha inviato questa bellissima recensione dell’ultimo libro della Carla Stroppa. A leggere la Cerana viene voglia di andare subito in libreria a comprarlo e conoscendo la Stroppa penso proprio ne valga la pena. Ma, c’è una cosa nella recensione della Dott.ssa Cerana che non mi trova d’accordo e sarà interessante scoprire se è una sua interpretazione della giornalista o un concetto della Stroppa. Mi riferisco a dove la Cerana dice: “L’analisi -… aiuta a smascherare questi fantasmi trasformandoli da demoni a déi, attraverso un’emancipazione creativa ed estetica”. No, non è così. L’analisi smaschera i demoni, conosce l’ombra ma, i demoni rimangono demoni e gli dei vengono venerati. La paura non scompare per la trasformazione dei demoni in dei, pensiero onnipotente, ma per lo svelamento degli stessi. La “Vita di Pi”, romanzo dello scrittore canadese Yann Martel e il bel film che ne è seguido di Ang Lee, parlano di questo.
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Inviato il 08 febbraio a 20:20
Condivido la mia storia dove ho descritto l'analisi che ho fatto dentro me stesso per venir a star bene http://www.news-forumsalutementale.it/la-mia-storia/#more-10056
Inviato il 01 febbraio a 08:59
..accolgo con entusiasmo questo "lavoro"...personalmente ho reso mia questa frase "intrattenersi con i fantasmi del nostro sottofondo psichico ci aiuta a renderli amici, complici di una emersione creativa fatta di luce e colori"..da tempo..è diventata un'abitudine che cerco " co- transferalmente"di rendere desiderabile ai miei pazienti....più "allenati". Grazie
Inviato il 30 gennaio a 10:39
Caro dottor Zambello, lei ha reso questa mia giornata davvero speciale per avermi dedicato un po' del suo tempo e parole così gentili e lusinghiere. La ringrazio di cuore. Lei non immagina quanto mi piacerebbe incontrarla un giorno per chiacchierare un po' con lei sulle infinite cose del mondo. Magari, come mi piace dire, davanti a un camino acceso d'inverno, un bicchiere di porto come si usava una volta e un gatto arrotolato sul tappeto a riflettere sulle vane parole degli uomini. Quanto a Jung, lei può immaginare quanto il suo pensiero e il suo linguaggio siano vicini al mio modo di concepire il mondo cosiddetto reale e quello immaginario. Quindi mi consideri tra gli ammiratori più appassionati di questo grande pensatore. Lo sono a tal punto da concedermi ogni tanto qualche sberleffo proprio per quel moto di ribellione che ogni figlio deve provare verso il padre per seguire il suo anelito di libertà. La ringrazio infine del suo accenno al mio "Treno". Un libro che vorrei riscrivere in maniera del tutto diversa. E chissà che non lo faccia qualora Dio, o chi per Lui, mi abbia concesso il dono dell'immortalità. Un simbolico abbraccio, con tanta stima e ammirazione.
Inviato il 30 gennaio a 10:03
Gent.mo Dottore, la ringrazio di creare l’occasione per chiacchierare un po’, anche se per la verità non mi sento mai distante da lei: leggo sempre con curiosità e grande piacere i suoi scritti, e le sono debitore. Sa bene che provo per Jung una grande ammirazione e a lui devo molto soprattutto per la mia formazione professionale ma anche personale. Lei ha ragione, accetto la sua provocazione: non c’è una “verità”, negli scritti di Jung ma, solo suggestioni. Basti pensare che sono state estrapolate dai suoi scritti oltre cento definizioni del termine “archetipo”. Certo, tutto questo rende la psicoanalisi debole da un punto di vista scientifico in termini galileiani e, non é poca cosa da un punto di vista epistemologico. Però, l’uomo al quale io penso l’analisi deve rivolgersi e ascoltare non è classificabile nei termini di pre-definito, e l’uso della lettura simbolica non è esasperata, spero neanche esasperante ma obbligatoria. Lei Dottore gioca quando dice che deve inventare un personaggio letterario che imiti l’effervescente e onirico Jung. Ho letto, a proposito di sogni, e gustato il suo romanzo: “Sul treno di Babele”, perché non lo rende fruibile a tutti?
Inviato il 29 gennaio a 23:02
Caro dottor Zambello, è difficile opporsi alle oniriche e immaginifiche rappresentazioni delle pulsioni umane di un mostro sacro come Jung. Io ne sono sinceramente affascinato nella stessa misura in cui sento il desiderio di scoprirne il "trucco" semantico. Il trucco che ne accompagna il continuo ed esasperato simbolismo. Magari un giorno avrò l'impudenza di creare un personaggio letterario che ne imiti maldestramente il linguaggio per vedere - come dice la canzonetta - "l'effetto che fa"!. In fondo, anche questo mio messaggio è anch'esso un trucco per inviarle un saluto personale pieno di sincera ammirazione e gratitudine. Sono certo che lei capirà. A presto, suo Vittorio
Inviato il 29 gennaio a 16:28
Gent.ma Dottoressa, scriveva Jung nel Sermone V dei “Septem Sermonesad Mortuos” : “Il mondo degli dèi si manifesta nella spiritualità e nella sessualità…L’uomo deve distinguersi sia dalla spiritualità che dalla sessualità. Deve chiamare la spiritualità Madre e porla tra cielo e e terra. Deve chiamare la sessualità Phallos e porlo tra sé e la terra, perché la Madre e il Phallos sono demoni sovrumani e manifestazioni del mondo degli dèi…Se non vi distinguerete dalla sessualità e dalla spiritualità, e non le considerate come una natura al di sopra di voi e intorno a voi, diventerete loro preda come qualità del pleroma.. spiritualità e sessualità non sono vostre qualità, non sono cose che possedete e contenete: esse posseggono e contengono voi, perché sono demoni potenti, manifestazioni degli dèi, e quindi cose che vanno al di là di voi, esistenti per se stesse”. Mi scusi la lunga citazione ma mi piace così tanto. Jung usa il linguaggio che userà poi nel “Libro rosso” ma soprattutto mi sembra che definisca bene il concetto di demoni e dèi. Si credo anch’ io che se ci riferiamo a loro come “ispiratori” allora sono uniti nell’essere fuori di noi ma, separati nella loro essenza.
Inviato il 29 gennaio a 15:25
Dottor Zambello grazie per la provocazione, a questo dovrebbero condurre sempre i libri: al confronto. Credo che il disaccordo nasca attorno alla parola “dèi” riferita ai fantasmi interiori. Non è l’autrice a utilizzare il termine, è piuttosto una mia libera interpretazione, o enfatizzazione, per sottolineare il loro ruolo di “muse”, muse ispiratrici di una creatività che, secondo Carla Stroppa, si manifesta con gioia solo quando i fantasmi vengono smascherati, riconoscendoli per quel che sono senza farsene fagocitare. Letteralmente nel libro scrive: “I fantasmi stanno cercando tutti la patria da cui sono stati esiliati: il cuore e la mente umani e stanno cercando una forma che in qualche modo sia specchio della loro sostanza … I fantasmi negativi non si lasciano liquidare senza lottare per la sopravvivenza. Ricompaiono sotto altre sembianze e non rinunciano a insinuare dubbi, critiche, false prove, non rinunciano alla loro pervasiva devastazione…. E’ tutt’altro che facile ritirare le proiezioni dal mondo esterno e ricondurle tutte su un piano di elaborazione psicologica e dentro una vena creativa. Tuttavia l’esperienza insegna che se la pazienza e il bisogno sono grandi, prima o poi il processo si instaura e le cose cambiano davvero….” Il sapore di questo e di altri passaggi del libro rivela la possibilità di “spostare” (non cancellare) i fantasmi negativi (demoni, come li chiamo io) da un disordine emotivo a un ordine creativo (muse, se preferisce). Spero di aver sciolto il nodo del discorso, dottore. Sarebbe bello coinvolgere anche l’autrice in questo approfondimento, non pensa?