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Fantasmi legali

Creato il 30 maggio 2014 da Simone D'Angelo @SimonDangel
Fantasmi legali

In Europa 600mila apolidi senza diritti, in Italia a rischio 15mila giovani soprattutto Rom

Bloccati in un limbo come “fantasmi legali” e di fatto più vulnerabili alle violazioni dei diritti umani, dallo sfruttamento alla detenzione. Sono i circa 600mila apolidi che vivono oggi in Europa per i quali più di 50 organizzazioni della società civile rappresentate nella Rete Europea sull’Apolidia chiedono ai leader europei di ratificare la Convenzione Onu del 1954 relativa allo status degli apolidi entro la fine del 2014 e di impegnarsi a porre in essere adeguate misure di protezione e riconoscimento dell’apolidia.

«Gli apolidi in Europa hanno urgente bisogno del nostro aiuto», ammonisce Chris Nash, coordinatore dell’European Network on Statelessness. «Il fatto che ci siano 600mila apolidi dimostra quanto questa azione sia necessaria. Ratificare la Convezione è un primo passo essenziale che dovrà essere seguito dall’introduzione di procedure di identificazione e regolarizzazione di fondamentale importanza per aiutare gli apolidi a ricostruirsi una vita».

«L’apolidia rimane una questione nascosta e poco compresa», spiega Nash. «Mentre i governi e la società civile spesso non sono consapevoli del problema, molti apolidi sono di fatto intrappolati ai margini della società senza che i loro diritti umani siano rispettati. Crediamo che tutti gli esseri umani abbiano diritto ad avere una nazionalità e coloro che ne sono sprovvisti hanno comunque diritto ad una protezione adeguata, incluso il diritto a vedere regolarizzato il proprio status e a godere dei diritti fondamentali in ambito civile, economico, sociale e culturale, come previsto dalle norme internazionali».

Secondo Christopher Hein, direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati, in Italia sono circa 15mila giovani a rischio apolidia, presenti soprattutto nella popolazione Rom arrivata in Italia durante gli anni ’90 con lo smembramento della Jugoslavia. «La loro situazione senza documenti e di fatto senza diritti richiede urgentemente risposte concrete», afferma Hein.


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