
La mia prima reazione al video di Phil Anselmo che, al termine dell’ultimo Dimebash, fa il saluto romano biascicando “white power” è stata un colossale “sticazzi”. Non condanno e non condono. Ognuno è fatto a modo suo: a voi fregherà nulla che in Africa esista solo un paese che abbia messo fuori legge le mutilazioni genitali femminili (la Nigeria, lo scorso anno) o che nelle aree rurali cinesi le bambine appena nate vengano annegate negli stagni perché il papà voleva un maschietto; a me frega nulla che Phil Anselmo, ubriaco a merda come suo solito, faccia il saluto romano. Da ammiratore di Bismarck e De Gasperi, ho un approccio pragmatico alla realtà. E da un punto di vista pragmatico Phil Anselmo ha fatto una cazzata in quanto socio di un’azienda. Perché i Down, come tutte le band che consentono ai loro membri di camparci, sono un’azienda. Per questo, col senno di poi, per quanto mi fosse sembrata di primo acchito fica, rock’n’roll e no compromise la replica iniziale del cantante, affidata a facebook, era inevitabile che sarebbe stato costretto a rimangiarsela.
“Ok folks, I’ll own this one, but dammit, I was joking, and the inside joke of the night was because we were drinking fucking white wine, hahaha — of all fucking things. Some of y’all need to thicken up your skin. There’s plenty of fuckers to pick on with a more realistic agenda. I fucking love everyone, I fucking loathe everyone, and that’s that. No apologies from me”.
Poi il giorno dopo è arrivato il patetico video di scuse con Anselmo che chiede di dargli un’altra possibilità con la faccia di chi si è appena reso conto di quel che ha combinato davvero: tirare in mezzo altra gente che ora rischia di rimetterci dei soldi. Già, perché come volete che sia andata? Che Jimmy Bower e Pepper Keenan il giorno dopo l’avranno chiamato e se lo saranno inculato col sabbione. Perché, a prescindere da quanto inutile isterismo ci sia oggi intorno a queste faccende, fare il saluto romano e biascicare ‘white power’ era ovviamente considerata cosa non troppo urbana anche ben prima dell’avvento di internet e dei social network. Ora voi potreste replicare che nessuno contesta il diritto dei gangsta rapper a essere omofobi, misogini, razzisti e interisti. O che Bob Marley odiava i gay e ogni tanto andava a menarne un paio insieme ai Wailers e così via. Magari avreste pure ragione. Anzi, la faccenda del doppio standard è esattamente l’argomento che porta avanti Anselmo quando affronta queste tematiche da relativamente lucido. Avrete presente il testo di No Good, se siete fan dei Pantera. Però, lo ripeto, qua stiamo facendo un discorso pragmatico. Qualunque siano le vostre convinzioni, il nocciolo della questione resta sempre quello: mettetevi nei panni degli altri membri dei Down, che stanno già pagando le conseguenze dell’exploit. Difatti, smaltita la risacca, Anselmo si è sentito in dovere di emettere un secondo messaggio di scuse, rivolto direttamente ai compagni di band, nel quale si dice pronto a farsi da parte. Ieri l’organizzazione del festival olandese Fortarock ha cancellato lo show dei Down e su Change.org è appena apparsa una petizione che chiede di togliere la band dal cartellone del prossimo Download Festival. Si tratta di due faccende diverse, attenzione. Gli organizzatori del Fortarock sono imprenditori privati e hanno tutto il diritto di fare le scelte che loro ritengono opportune. La petizione è invece ben più sintomatica dei danni che l’internet 2.0 ha inflitto alla società, rendendola più controllata e conformista. Ed era questo il punto che più mi premeva toccare.

Oltre al discorso della ricerca di approvazione, c’è poi quello, molto più squallido, della ricerca di esposizione, se non di pubblicità pura e semplice. Appena emerso il fattaccio, decine di musicisti si sono gettati come cavallette nella polemica con l’unico scopo di farsi vedere, oltre che per dimostrare di essere anche loro delle persone meglio. Scott Ian degli Anthrax, che ha un nuovo disco in uscita, ha suggerito a Phil Anselmo di fare una donazione al centro Wiesenthal e qua qualcuno mi dovrebbe spiegare come una donazione al centro Wiesenthal migliori le condizioni della comunità afroamericana. Ancora più patetico è stato Robb Flynn, un eterno secondo che non ha potuto farsi sfuggire l’occasione di esprimere la sua frustrazione nei confronti del cantante del gruppo che copiò spudoratamente quando fondò i suoi mediocri Machine Head. Blabbermouth ha pubblicato la trascrizione della filippica. Giudicate voi.

Due anni fa sono andato a vedere gli Emperor all’Hellfest. Il batterista, come saprete, era finito in carcere ai bei tempi dell’Inner Circle per aver ammazzato un omosessuale in quanto omosessuale. Non ho visto picchetti degli attivisti Lgbt. Bard Faust molto probabilmente la pensa esattamente come allora. Per quel che ne sappiamo, potrebbe avere il poster gigante di Adolf Hitler nel tinello. Anzi, non è manco tanto improbabile. La differenza è che Bard Faust ha un minimo di sale in zucca e ha fatto il possibile per “riabilitarsi”, laddove Phil Anselmo è un debosciato alcolista che, come tutti i debosciati alcolisti, si lascia andare senza valutarne le conseguenze. Però, che io sappia, non va in giro con un cappuccio bianco a impiccare i neri o a menarli. Quindi, se il saluto romano di Phil Anselmo vi ha sconvolto così tanto, a maggior ragione buttate nel cesso la discografia dei Dissection, strappate la vostra copia in vinile di In The Nightside Eclipse e, già che ci siete, date fuoco ai vostri libri di Lovecraft. Altrimenti siete solo degli ipocriti. E gli ipocriti mi fanno molto più schifo dei razzisti.
