Ubisoft si prepara a pubblicare Far Cry Primal, spin-off della serie sviluppato dalla divisione di Ubisoft Montreal e dotato di un’ambientazione completamente inedita.
Dopo Far Cry 4, ambientato tra le nevi dell’Himalaya, Ubisoft ha infatti deciso di dare una brusca sterzata al suo franchise con Primal, che abbandona veicoli e armi da fuoco per abbracciare una particolare ambientazione preistorica. Più precisamente il gioco si svolge nell’Età della Pietra, circa 12mila anni fa, nell’immaginaria terra di Oros, una vallata del Nord Europa assediata dal ghiaccio, e ci mette nei panni di Takkar, un cacciatore destinato a diventare leader della sua tribù.
A differenza degli altri capitoli, inoltre, Far Cry Primal sarà un gioco esclusivamente singleplayer: la decisione è stata presa dalla software house nelle prime fasi di sviluppo per potersi concentrare maggiormente sul cuore dell’esperienza.
La caccia, sia da soli che in gruppo, ricopre un ruolo fondamentale in Far Cry Primal.
Il cuore selvaggio di Far Cry Primal
Primal è ambientato in un mondo ostile, in cui l’uomo non è ancora al culmine della catena alimentare e anzi deve lottare per evitare l’estinzione della specie. In questa terra violenta, dominata da mammut e tigri dai denti a sciabola, nostro scopo sarà sopravvivere e vendicarci di due tribù rivali, gli Udam e gli Izila, che hanno ucciso e disperso i nostri compagni. Impossibile dire altro sulla trama, che Ubisoft sta gelosamente celando, ma quel che è certo è che nel corso dell’avventura avremo a che fare con battute di caccia, rituali d’iniziazione e visioni sciamaniche.
Primal è un FPS peculiare, la cui ambientazione feroce e brutale si riflette sul gameplay: rispetto ai precedenti Far Cry, Primal avrà infatti un focus maggiore sull’elemento survival e permetterà al giocatore di creare utensili e armi quali clave, lance, archi e rudimentali trappole grazie a un semplice sistema di crafting. Le armi non possono dunque essere acquistate ma vanno costruite reperendo i materiali all’interno dell’ampio open world (mondo di gioco che, secondo Maxime Béland, direttore creativo del progetto, è grande quanto quello di Far Cry 4), e la presenza di un arsenale meno distruttivo di quello che era possibile ottenere nei precedenti capitoli della serie porterà a un approccio più stealth agli scontri. Anche il ciclo giorno-notte influenzerà direttamente il gameplay: nelle ore notturne ad esempio faranno la loro comparsa pericolosi predatori notturni.
E sono proprio le bestie selvagge uno dei pilastri principali di Far Cry Primal. Takkar è infatti un beastmaster, un domatore di belve, capace di entrare in sintonia con le fiere selvagge e addomesticarle. Tra gli animali che è possibile tamare ci sono lupi, orsi, giaguari e persino un gufo, che Takkar può usare per scansionare la zona e attaccare i nemici dall’alto. Peccato che, da quanto visto finora, la meccanica dell’addomesticamento sembri banale e poco approfondita, dato che basta lanciare un pezzo di carne e dare una carezza alla più indomabile delle belve per conquistarne l’eterna fedeltà: un aspetto deludente, per un gioco che si concentra fortemente sul legame tra uomo e animale. Speriamo almeno nella presenza di missioni dedicate per addomesticare le creature più rare e potenti.
A scanso di equivoci, è comunque bene chiarire che Far Cry Primal non è un prodotto rivoluzionario, dal momento che, mutatis mutandis, diverse meccaniche sono sostanzialmente le stesse di Far Cry 4, come la conquista degli avamposti e dei falò sparsi nella mappa. Le novità in ogni caso non mancano: tra queste c’è il nuovo sistema di congelamento, che nelle regioni settentrionali di Oros costringerà il protagonista a indossare pellicce pesanti e scaldarsi ai focolai per far fronte alle rigide temperature. Un’altra funzionalità importante è rappresentata dal villaggio: a mano a mano che riuniremo i membri della tribù, avanzando nella storyline principale, il nostro villaggio si arricchirà di personaggi e attività a cui poter accedere, trasformandosi in un vero e proprio quartier generale.
All’inizio del gioco Ull, capo della sanguinaria tribù Udam, riduce sull’orlo dell’estinzione la nostra tribù.
Parlare il Wenja
Allo scopo di dare maggiore credibilità e coinvolgimento agli eventi narrati in Far Cry Primal, il team di sviluppo ha inventato da zero una lingua, il Wenja, ispirata alle primitive lingue indoeuropee. Creato in collaborazione con gli studiosi di linguistica all’Università del Kentucky, il Wenja è stato costruito basandosi su radici di parole storicamente usate dai popoli protoindoeuropei.
Graficamente parlando, c’è poco da segnalare. Far Cry Primal si basa sul Dunia Engine 2, lo stesso motore di Far Cry 3 e 4, capace di garantire animazioni curate e un’ottima resa visiva nonostante l’età. Da quanto già visto nelle immagini e nei video di presentazione il gioco presenta spettacolari paesaggi naturali arricchiti da una flora lussureggiante.
Far Cry Primal è insomma un titolo coraggioso, che mostra da parte di Ubisoft una certa volontà di uscire dagli schemi e grandi potenzialità: l’idea di caricare i nemici sul dorso di un mammut, d’altronde, è abbastanza esaltante. Rimangono però dei dubbi, riguardanti la profondità del sistema di combattimento, la validità dell’IA e l’appetibilità delle meccaniche sul lungo termine, che potranno essere chiariti solo dopo che il gioco avrà raggiunto gli scaffali. Far Cry Primal uscirà il 23 febbraio per PlayStation 4 e Xbox One, mentre è previsto a marzo su PC: sul sito ufficiale è possibile preordinare il titolo in edizione standard o da collezione, ottenendo in cambio tre missioni aggiuntive chiamate Leggenda del Mammut. Vi lasciamo al nuovo trailer dedicato alla storia, da poco rilasciato da Ubisoft.
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