Oggi sul New Yorker è uscito un pezzo di Sasha Frere-Jones, addirittura un'indagine come recita il titolo, in cui il giornalista americano fighetto (ha tanto di blog con griffa cifrata: S/FJ) si impegna in mille modi a spiegare perché non gli piacciono e non gli sono mai piaciuti i Coldplay. Ci mette un sacco di motivazioni, con tanto di dichiarazione d'ammirazione per vecchi pezzi (un tempo gli piaceva Clocks, poi basta), di critiche cinefile ai loro video furbastri e di voti a categorie più o meno serie come Chris Martin cantante, Chris Martin scrittore, Chris Martin essere umano semovente (sì, in effetti, ce l'ha soprattutto con Chris Martin) oppure robe sapide come volevamo essere gli U2 o l'effetto "Mamma su Facebook". Un articolo divertente, non c'è che dire, di quelli che in Italia in pochi potrebbero permettersi di scrivere (e chi se lo può permettere, o ha deciso di porterso permettere, magari vantandosi di usare la prima persona singolare, lo fa da schifo). Ma a parte il fatto che mi sembra un giochino facile quello di demolire ironicamente i Coldplay di oggi (qualcuno provi a usare gli stessi toni da professorino in minoranza, da quello che fa i distinguo rispetto alla roba digerita e precotta dalla cultura di massa, con i Radiohead o gli Arcade Fire: mica è facile scherzare col fuoco...), invece di tutto sto sbattimento, insomma, con il suo sfoggio di bravura e figaggine su uno dei giornali più importanti del mondo, bastava ascoltare una volta sola Mylo Xyloto, l'ultimo album dei Coldplay uscito questa settimana, accertare da subito che purtroppo fa cagare e piantarla lì.
Magazine Cultura
Oggi sul New Yorker è uscito un pezzo di Sasha Frere-Jones, addirittura un'indagine come recita il titolo, in cui il giornalista americano fighetto (ha tanto di blog con griffa cifrata: S/FJ) si impegna in mille modi a spiegare perché non gli piacciono e non gli sono mai piaciuti i Coldplay. Ci mette un sacco di motivazioni, con tanto di dichiarazione d'ammirazione per vecchi pezzi (un tempo gli piaceva Clocks, poi basta), di critiche cinefile ai loro video furbastri e di voti a categorie più o meno serie come Chris Martin cantante, Chris Martin scrittore, Chris Martin essere umano semovente (sì, in effetti, ce l'ha soprattutto con Chris Martin) oppure robe sapide come volevamo essere gli U2 o l'effetto "Mamma su Facebook". Un articolo divertente, non c'è che dire, di quelli che in Italia in pochi potrebbero permettersi di scrivere (e chi se lo può permettere, o ha deciso di porterso permettere, magari vantandosi di usare la prima persona singolare, lo fa da schifo). Ma a parte il fatto che mi sembra un giochino facile quello di demolire ironicamente i Coldplay di oggi (qualcuno provi a usare gli stessi toni da professorino in minoranza, da quello che fa i distinguo rispetto alla roba digerita e precotta dalla cultura di massa, con i Radiohead o gli Arcade Fire: mica è facile scherzare col fuoco...), invece di tutto sto sbattimento, insomma, con il suo sfoggio di bravura e figaggine su uno dei giornali più importanti del mondo, bastava ascoltare una volta sola Mylo Xyloto, l'ultimo album dei Coldplay uscito questa settimana, accertare da subito che purtroppo fa cagare e piantarla lì.
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