Ossessione e inquietudine. Due parole potrebbero bastare a riassumere l’essenza di questa strana entità. Invece, se volessimo cimentarci nel descrivere di quale genere si tratta, avremmo bisogno di spendere qualche parola in più. La base è un black metal atmosferico; sopra, in mezzo e in ogni dove, sono stratificati suoni disturbanti e rumori provenienti dallo spazio profondo che ci porterebbero a parlare di drone music, di elettronica, di dark ambient, di avantgarde. Il minimalismo e una logica ferrea nel numerare in modo progressivo i brani di ogni album la fanno da padrone, insieme a una gelida drum machine e uno screaming cacofonico. Le figure dei tre svizzeri, Zorgh, Zhaaral e Wroth (nomi che non a caso sembrano usciti da un cult movie fantascientifico degli anni ’50), sono altrettanto inquietanti. Dark Space III I è il quarto full-length (gli altri, per la cronaca, sono III, II, I e poi la demo -I) e sembra perfetto come colonna sonora di uno degli Alien a caso. Per chi necessitasse di una immediata full immersion nel più profondo stato di angoscia c’è il link alla pagina Bandcamp del gruppo.
Se i Darkspace mi fanno pensare a un viaggio senza ritorno dentro un wormhole, i Progenie Terrestre Pura è facile immaginarseli rilassati sulla plancia di un incrociatore nel fare rischiosissimi slalom tra le comete della nube di Oort. Pur avendo messo agli atti un ottimo esordio, al momento preferisco i due giovani veneti in questa veste puramente elettronica e sci-fi ambient. “Se se ne riparlerà sarà solo per merito loro, anche se il black metal non sarà probabilmente la migliore chiave di lettura per farlo”. Così dicevo dopo aver ascoltato U.M.A. e sembra che i fatti mi stiano dando ragione. Va anche considerato che siamo solo agli inizi della carriera dei PTP e Asteroidi è un EP, quindi è tutto ancora da vedere. Se queste sono le premesse, sono realmente curioso di scoprire come si evolveranno. (Charles)