Orgogliosi di essere quelli che siamo, si proclama tale Dianna Dal Monte, definita dalla stampa nazi rocker, la star che ha partecipato al Summer Rockin 2013 ospitato nel parco intitolato alla Resistenza di San Lazzaro, grosso Comune ai confini con Bologna, inalberando al posto della farfallina maliziosa di Belen un’oscena svastica tatuata sul seno inguainato nel latex. Che al festival rock avesse partecipato la improbabile vedette - che gode dell’onore della cronaca, quella nera più che quella musicale, per l’appartenenza alla destra dura e pura più che per le performance canore – il sindaco della cittadina se n’è accorto in ritardo di dieci giorni e ora se ne duole. Sono proprio passati i tempi della vigilanza democratica e pure dei servizi d’ordine e anche degli operatori culturali, per non parlare di quanto siano trascorsi quelli nei quali la destra si lamentava dell’egemonia della sinistra, che se c’è sonnecchia sotto gli ombrelloni della piccola atene de noantri sfogliando Micro Mega ma anche Chi.
Alle sue tardive rimostranze la fiera e irriducibile rockcretina rispondesfoderando la solita paccottiglia della musica/ linguaggio universale che supera confini e ideologie, confini che invece io personalmente vorrei invalicabili e ideologie delle quali conservo un certo rammaricato rimpianto.
Ma si è capito che ai sindaci, che siano della Lega o del Pd, i muri piacciono, se però chiudono fuori gli immigrati o le musiche dei centri sociali, considerati più eversivi di Casa Pound, dei golpisti del Pdl o dei cantanti neo nazi. Non a tutti per fortuna. L’estrema destra europea si dà appuntamento a Milano, in una zona ancora segreta nel nord della città, dal 12 al 14 settembre per la seconda edizione del festival Boreal. E l’appuntamento preoccupa Pisapia che dice: “Vedremo se ci sarà un ripensamento – sono le sue parole – altrimenti interverremo con tutte le possibilità che la legge ci dà per evitare che ci sia questo sfregio alla città”.
Il cauto Pisapia si richiama alle regole e alle leggi, compresa, speriamo, quella che vieta l’apologia del fascismo, largamente inapplicata. Dimentica però che è l’illegalità lo spirito del tempo, con il dileggio delle regole e con l’oltraggio alla memoria, con lo scavalcamento delle leggi comprese quelle morali, e con il richiamo a licenze più che a libertà, soprattutto quelle di espressione richiamate per imporre infamie, persuadere con le menzogne, manipolare la verità.
Non solo è stata abbassata la guardia, ma nel letargo della sinistra e nella eclissi della democrazia, la destra prospera, quella arcaica, nostalgica, “pittoresca”, combinata con quella moderna, anzi futurista, che poi i capisaldi sono gli stessi: autoritarismo, razzismo, xenofobia, disprezzo del la dialettica parlamentare e per la rappresentanza, indifferenza per la universalità dei diritti, ma anche per la separazione dei poteri, per il rispetto delle procedure e inclinazione alle misure energiche, indole alla concentrazione e alla personalizzazione, alle formule di investitura, al decisionismo.
Ben oltre una sua redenzione, è stata l’emancipazione per mano via via del Pci, dei Ds, del Pd, dei laici e dei cattolici a liberare la destra, compresa quella che c’è, se non in me – dentro non ho proprio posto per un Berlusconi o simili – in molti connazionali, magari a loro insaputa, come i nazisti in casa del sindaco di San Lazzaro.
Sarà colpa della disposizione al compromesso, chiamato via via pacificazione, larghe intese, governabilità, se chi dovrebbe contrastare quei valori della destra nelle sue mutazioni, li subisce e tace, se oggi un Pd allo sbando, intontito dal tracollo strategico subìto e vittima di un’atavica subalternità allo spirito berlusconiano, li avalla aprendo la strada e favorisce con la costituzionalizzazione dell’anomalia italiana e l’istituzionalizzazione dello smantellamento della Carta. Si, a cominciare da Violante coi ragazzi di Salò, dai festival dell’Unità che si contendevano Pansa e ora ospitano Casa Pound, dalle iniziative congiunte di genere con la Mussolini, dai finanziamenti regionali al monumento a Graziani, quella pacificazione ostentata come un segno di maturità della nazione, non significa la riconciliazione definitiva degli italiani tra di loro, ma dell’Italia con i propri eterni vizi, con le sue peggiori patologie, con le più vergognose tare storiche.
Come ha incorporato la destra arcaica, i suoi feticci, i suoi tatuaggi, le sue divise, le sue infamie, le sue vigliaccherie, le sue offese, oggi, quella che un tempo rivendicava di rappresentare gli sfruttati e le loro lotte, ha incorporato Silvio Berlusconi e il suo partito personale in un’unica, totalitaria maggioranza politica di governo, dimissionandosi dall’attesa missione di costituirne l’antitesi morale, abbandonandosi a un orribile connubio e contribuendo a un cedimento strutturale, che segna il crollo della democrazia.
Come a Monopoli, vale poco il Parco della Resistenza proprio come quella della Rimembranza, tutti e due parlano di memoria, quella di un riscatto dalla vergogna, che è preferibile non ricordare per non doverlo ripetere.