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Fashion editorial: fashion shows will never die

Creato il 23 giugno 2010 da Elenaschiavon
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È come un rituale religioso, il fashion show. Credo che mai i brand rinunceranno alle sfilate, a questo momento di pagano raccoglimento attorno al credo del genio creativo.

Il buio nel parterre, il gioco degli inviti, il silenzio, qualche musica di sottofondo, a volte; i posto vuoti che piano piano cominciano a riempirsi, i brusii in sala, gli scambi di saluti, l’emozione che si avverte, l’attesa di sapere che cosa si vedrà e che cosa andrà in passerella. PR che corrono nei backstage, giornalisti che cercano la loro postazione, fotografi che cercano la sistemazione migliore, imbucati che cercano di avvicinarsi a modelle e, speso, al buffet, con scuse a volte improbabili ("Devo portare il telefono a xy" "Tizio mi ha detto che mi deve dire una cosa importante"…come a scuola). Press releases appoggiate sui seats, talvolta accompagnate da qualche cadeaux (anche se in tempo di crisi anche di questi se ne vedono gran pochi..). Il ritardo oramai accademico con cui cominciano le passerelle: se siete invitati ad una sfilata state tranquilli che minimo comincerà con mezz’ora di ritardo, andando a sfalsare tutte le presentazioni con conseguente ansia da ritardo conico per i giornalisti e buyer invitati.

Stage creativi, colpi di spazzola e di phon, vestieriste preoccupate, modelli scherzosi, modelle imbronciate, finger food e champagne, look strani e meno strani, liste di invitati, adrenalina, caffè, abiti ovunque, seating plan ormai definitivo, look di sfilata pronti… Moltissimi brand trasmettono on-line le loro sfilate, quasi a tutti a dire il vero, per permettere a tutti di rubare un pezzettino dell'atmosfera che si ruba dal vivo ad una sfilata (anche se esserci resta pur sempre un'esperienza unica).

Che calino le luci, si alzi il sipario e la musica cominci: comincia lo spettacolo!


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