Non credo che il M5S sia e sarà un fenomeno destinato a resistere alla distanza. Come tutte i soggetti politici “made on man” e polarizzatori-megafonizzatori del dissenso, accusa, infatti, una serie di debolezze endemiche.
1: Eccessivo ancoraggio al carisma (e al destino) del singolo capo-fondatore.
2: Mancanza di una reale identità ideologica, politica e di un’ossatura storica di sostegno.
3: Connessione con gli umori della folla (la fucina del dissenso) e con le dinamiche congiunturali. Ricordiamo, a tal proposito, che cosa avvenne agli inizi degli anni ’90 del secolo XX, quando una fortissima ventata di “giacobinismo” percorse il Paese. L’Italia si trovava allora sull’orlo della bancarotta (rumors la vogliono e volevano anche sull’orlo del golpe), attentati mafiosi seminavano morte e terrore in modo inedito ed inusitato e l’inchiesta Mani Pulite affossava sotto il suo oceano di scandali il monolite pentacefalo che aveva retto la repubblica fin dalla sua proclamazione. I giudici erano acclamati come eroi e i leaders referendari (Segni e Giannini in primis) come campioni della democrazia in grado di svecchiare il sistema e il Parlamento sfornava leggi che andavano nel solco del rinnovamento dell’architettura istituzionale. Nel giro di un paio d’anni, però, l’italiano tornò nel suo alveo di riottoso panciafichismo, e con un sorprendente stravolgimento di fronte, i giudici divennero i carnefici e i ladri contro i quali prima si tiravano le monetine, le vittime. I referendum del cambiamento venivano snobbati o affossati nelle urne e i loro promotori bollati come vacui intellettuali disancorati dalla realtà.
4: Entrare nelle stanze dei bottoni significa perdere la “verginità” e quel primato morale, per lo più presunto e scenografico, che l’essere fuori dai giochi conferisce.
Va però detto che il partito di Grillo ha oggi la possibilità di sedersi a capotavola, trattando da una posizione di forza per ottenere quel ventaglio di riforme condivise e condivisibili che riprenderebbero, ultimandolo, il percorso di rinnovamento civile, politico e culturale interrotto nel 1993 dall’endorsement dell’arcoriano nei confronti dall’allora MSI targato Fini.. Se Grillo sarà in grado di rendere questo servigio al Paese, la storia gliene renderà merito, e, forse, taglierà quel filo rosso lungo 70 anni che va da Guglielmo Giannini a Umberto Bossi. Hope.