Quel “padrino” pilota e culturista
Si chiude la tetralogia targata Justin Lin? La sensazione è quella. Peccato che dopo i titoli di coda appaia Statham.
Dom Toretto e “famiglia”, dopo un colpo milionario ai danni del boss brasiliano Reyes, vivono “noiosamente” bene in giro per il mondo a spassarsela. Ma l’agente Hobbs bussa alla porta di Dom e gli chiede il suo aiuto. In circolazione c’è una gang di piloti mercenari, che sta effettuando spettacolari rapine in giro per il mondo. Ma dietro ai furti si cela un piano più minaccioso e ambizioso. Dom inizialmente rifiuta (è un ricercato), ma il poliziotto fa leva sulla comparsa improvvisa della moglie Letty Ortiz, creduta morta durante una missione precedente.
Era il lontano 2001 quando Rob Cohen creava Fast & Furious (The Fast and The Furious, 2001). Budget più ridotto, macchine modificate e belle ragazze. Il marchio era riconoscibile e l’intento era quello di esibire. Esclusivamente esibire. Decisamente marginale era la vicenda action, nella quale la banda di rapinatori ad alta velocità, seduti al volante di macchine tuned, si dilettava ad assaltare autocarri carichi di soldi, rischiando anche la vita (i camionisti sono molto cattivi e dal grilletto facile). Una sorta di riempitivo, che mascherava l’obiettivo reale di Fast & Furious. Successivamente si è accantonato il personaggio di Dom Toretto e si è dato più risalto a Brian O’Connell, agente dell’FBI sotto copertura, facile al vizio e attirato dalla “forza oscura dei motori”. Poi la saga si è spostata a Tokyo e Justin Lin ha preso le redini del progetto. Si è alzato il budget (il botteghino aiuta) e si è ribaltata la formula macchine-action, ovvero meno automobili e più azione. Inoltre si è alzato il testosterone, i muscoli si sono gonfiati e la “cafonaggine” ha preso il sopravvento. E Fast & Furious 6 (2013) non tradisce l’impronta di Lin, anzi il film raggiunge livelli di esagerazione altissimi, riuscendo a sospendere anche alcune leggi della fisica (vedi la scena del carro armato). L’intenzione del regista è quella di farsi portatore di un prodotto talmente variegato e distintivo, che si avvicina fortissimamente alla cinematografia action anni 80. Non vediamo ancora all’orizzonte le presenze sceniche di Schwarzeneger e Stallone, eppure l’intento di raggruppare il livello più alto di testosterone cinematografico permette al regista di affiancare Vin Diesel, Dwayne “The Rock” Johnson e, nel prossimo episodio, Jason Statham. Nonostante questo l’impressione non è quella di vedere una pellicola sterilmente cafona o al di sopra del limite. Anzi probabilmente oltrepassando costantemente il limite conosciuto, Fast & Furious 6 diviene addirittura coinvolgente. E nonostante sia scontato, banale ed estremamente stereotipato, il film diretto da Lin è la perfetta chiusura di un percorso lineare contraddistinto da un trait d’union riconoscibile: l’importanza della famiglia. Una famiglia allargata, che comprende amicizie e colleghi, ma che, soprattutto in quest’ultimo capitolo, riesce a tornare indietro nel tempo, ostentando una sorta di flashback lungo 12 anni. Un intrinseco valore, che si insinua nelle vicende fast & furious, tra macchine e pura velocità.
Fast & Furious 6 è talmente stravagante e sovrabbondante che si tramuta in qualcosa di coinvolgente. In questo episodio si oltrepassano la barriere del comune intrattenimento. Non esibisce sottotemi particolarmente originali e nemmeno interessanti, ma si attesta a film di puro e semplice divertimento, privo di particolari pretese. Spegnendo il cervello e abbandonandosi sulle poltrone delle sale cinematografiche si corre il rischio di appassionarsi in un turbinio di inseguimenti e scazzottate in perfetto stile WWE.
Uscita al cinema: 22 maggio 2013
Voto: **1/2