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Fate la carità

Creato il 08 agosto 2010 da Femminileplurale

La quota blu – Giovannino

Fate la caritàNoi abitanti del cosiddetto Primo Mondo sappiamo che non troppo lontano da noi, in particolare nell’Africa Sahariana e Sub-Sahariana, c’è gente che ancora muore di fame e sete, mentre da noi si combatte una crociata contro l’obesità infantile, e le pubblicità di Mc Donald’s rimbalzano tra un cartone animato e l’altro. La terribile situazione di certi paesi del Terzo Mondo è ripetuta, e quindi banalizzata, da tutti i mezzi di informazione, che con intenti moralistici ci ricordano, di tanto intanto, quante persone “meno fortunate” ci siano nel Sud del mondo.

Le immagini di inaudita violenza che vengono trasmesse, le infinite guerre, spesso frutto di passati coloniali, che insanguinano questi paesi, l’AIDS, sono elementi che dovrebbero essere sufficienti a farci capire che il sistema capitalistico crea un necessario sfruttamento, e che queste situazioni sono causate dal funzionamento del sistema stesso, e non da “una serie di sfortunati eventi”, e gli occhi tristi del bambino africano, che ci guardano durante la pubblicità dell’8 per mille, dovrebbero suonare come un’implicita accusa. Tuttavia, contemporaneamente, viene proposta la soluzione per eliminare quel sentimento di fastidio che la visione della povertà del mondo suscita nello spettatore: basta infatti mettere mano al portafoglio, e con una piccola offerta si può contribuire a salvare qualche vita. Non si vuole qui contestare l’effettivo aiuto che le associazioni come le ONG portano ai paesi sottosviluppati, ma non si può fare a meno di notare la logica di neutralizzazione del tragico che alimenta questo sistema. Non si fa nulla per evitare che queste condizioni di oppressione si verifichino, ma una volta che la loro assurdità e disumanità arriva fino a bussare alle nostre porte, ci viene immediatamente indicato l’antidoto che serve a neutralizzare l’inaccettabilità della situazione stessa. Quelle situazioni, che con la loro accusa dovrebbero essere intollerabili alla società contemporanea, diventano occasione per dimostrare che, in fondo, abbiamo “a cuore” la sorte dei “meno fortunati”, e che vale la pena di dare soldi ad associazioni come la chiesa cattolica, che hanno a cuore il destino di questi poveracci.

Il fatto che questo modo di affrontare il problema sia praticamente peggiore del problema stesso, il quale non viene risolto ma rimosso, viene vista come un’affermazione ideologica, disumana, mentre le rockstar che organizzano eventi come il Live-Aid, o i testimonial del mondo dello spettacolo che partecipano alle grandi raccolte di fondi per “i bambini del Darfur” vengono ringraziati da più parti per il loro impegno, mentre le vendite dei prodotti culturali a cui partecipano salgono, e gli economisti che trattano, nei loro libri, le cause economico-politiche della povertà vengono sprezzantemente definiti “di sinistra”.

Questa contraddizione è stata riassunta magistralmente dalle parole di Helder Pessoa Càmara, arcivescovo e teologo: “Quando io do da mangiare a un povero, tutti mi chiamano santo. Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista“.

 


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