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Fathersnake e la prima maratona (Reggio Emilia)

Creato il 10 dicembre 2013 da Fathersnake
La maratona non ha mai esercitato particolare fascino su me. Il solo pensiero di correre quarantadue chilometri su asfalto non richiamava alla mente immagini epiche ma solo noia e fatica da sopportare in equa misura. Eppure ero curioso di sperimentare cosa si provasse partecipandovi e nell'insieme voglioso di buttarmi nella mischia. Però non avevo intenzione di curare una preparazione particolare, trattandosi di un desiderio da soddisfare in tempi brevi. Dopo giorni di tentennamenti sceglievo finalmente, tra una rosa di papabili, una maratona di cui avevo sentito un gran bene e che si sarebbe corsa a meno di tre settimane dalla decisione: quella di Reggio Emilia.
Nel frattempo prendevo parte alla mezza di Trino, unico surrogato di lungo, senza avvertire la necessità di modificare alcunchè nella mia preparazione che ultimamente non si basa su tabelle ma su istinto. Del resto, con un preavviso così breve, un cambiamento non avrebbe certo influenzato granchè l'esito della gara.
A mano a mano che si avvicinava la fatidica data, era palpabile la differenza nel sentire l'attesa della maratona rispetto a quella di altre gare. Una maratona non è solo gara ma evento che trasuda l'emotività di migliaia di persone. Il serpentone umano che dallo sparo in poi si distende lungo il percorso, diventa una creatura con un unico cuore pulsante e un unico obiettivo: proiettarsi dall'altra parte di un sudato traguardo. Non si può, stando fermi in quella gioiosa calca, nell'approssimarsi dello start, non avvertire il sotterraneo fremito che ci percorre. E' un condensato di desideri, aspettative da soddisfare, necessità di rivalsa, oppure pura voglia di esserci. Dal via in poi saremo tutti fratelli, correndo per migliorarci, nella buona e cattiva sorte. La maratona, senza tanti riguardi, ti sbatte di fronte i tuoi limiti; ti offre la possibilità di superarli cosicché, aldilà di questi, acquisisca più fiducia in te stesso oppure, non riuscendoci, non veda l'ora di riprovarci, per ottenere una sorta di rivincita. E' un viaggio geografico, ma dentro di ognuno dei maratoneti si svolge un parallelo viaggio interiore.
Ecco, si parte: quasi in coda al gruppo, sulle squillanti note della fanfara dei bersaglieri, in una mattina neppure troppo fredda per il periodo (1 grado) inauguro i primi passi dell'evento. Sono incerti e repressi, perché per almeno tre chilometri sarà una sorta di danza urbana, un salire e scendere da marciapiedi, un evitare auto parcheggiate e piloni spartitraffico prima di dirigerci verso le campagne, ove si compirà gran parte dell'avventura.
Mi dico di rimanere rilassato, galleggiando quanto possibile sulla linea sottile di un ritmo che nasca naturale, con minimo sforzo. Pur non avendone mai sofferto, il rischio di crampi non è da escludere.
Ogni tanto crocchi, capannelli di tifosi ai lati della strada ci incoraggiano con veemenza. Passiamo accanto ad un gruppo di ragazze pompon che infondono carica ed energia con le loro coreografie.
Fathersnake e la prima maratona (Reggio Emilia)
A un tratto una concorrente, affiancandomi, mi avverte che sto perdendo sangue dal naso. Sfilo il guanto destro, un po’ allarmato, e controllo. Soffiandomi il naso a mo' di ciclista (da buon ex) con troppo impeto deve essersi rotta una venuzza. La perdita è minima e circoscritta, per fortuna.
Al ristoro del quindicesimo chilometro, da un altoparlante sento spegnersi le note di "Shoot to thrill" e accendersi quelle di "Rock and roll damnation".  Cosa c'è di meglio, per chi come me suona in un gruppo tribute degli AC/DC del sentire gli AC/DC in gara? E' un regalo, lo interpreto come un buon auspicio, ricavandone preziosa benzina per il morale.
Varco il nero gonfiabile dei ventuno chilometri, in altre parole di metà gara, sentendomi ancora carico di energia, fiducioso.  
Il bello arriva ora, penso.
Presto ben poca attenzione al panorama, concentrato sul mio interno sentire.
Ho ignorato tutti i rifornimenti fin qui, limitandomi a sgranocchiare qualche pastiglia Enervit al magnesio e potassio e contando sull'eredità energetica di una colazione abbondante, ma d'ora in poi assumerò sali minerali ad ognuno.
Riparto con slancio, deciso addirittura ad aumentare l'andatura.
Sulle ali di questo impeto, raggiungo i pacemaker delle tre ore e trenta. Faccio un po’ di strada con loro; poi, resomi conto che le gambe mi suggeriscono un ritmo maggiore, li supero. Tutto senza forzare. L'obiettivo è raggiungere quelli delle tre ore e quindici.  In quel momento mi sembra tutto molto facile.
Potere della maglietta personalizzata, sono riconosciuto da Luca. Mi dà una dritta preziosa sul percorso, avvisandomi che, fino al ventottesimo chilometro, la strada salirà.
La convinzione di alcuni, che considerano quella di Reggio una maratona veloce, stride con la presenza di salite (non eccessive, ma sempre salite) sul percorso. Dal sesto al diciassettesimo c'era stata una prima, leggera ascesa, quasi passata inosservata per la relativa freschezza delle gambe, ma tutto ciò che verrà dopo il ventunesimo rappresenta un pericolo per la continuità del ritmo che fino a quel momento ero riuscito a mantenere indenne.
E' il ventiquattresimo e si sale. Avanzo a passetti veloci imponendomi di resistere fino al culmine, fino al ventottesimo, da dove in poi potrò rifiatare. Supero parecchie persone imballate.
Al trentesimo, in discesa, un podista accanto a me commenta: "La vera maratona comincia ora".
Le mie gambe sanno che ha ragione, perché cominciano a essere meno brillanti.
La fatica vera arriva dal trentacinquesimo in poi.
Trentacinque chilometri corrispondono alla massima distanza da me mai affrontata, dunque non so cosa mi spetti dopo. Intanto, i palloncini delle 3.15 non si vedono, neppure all'orizzonte.
Non li raggiungerò mai.
Entriamo in un parco cittadino, che ormai vado avanti per inerzia. Parecchi ormai camminano soltanto. Poi sfociamo su un lungo rettilineo, l'ultimo chilometro e mezzo, di cui devo conquistare ogni metro, stringendo i denti. Conosco questo tipo di sofferenza, sperimentata più volte in alcuni duri trail, e mi dico che posso farcela, che manca poco. Mi sembra di correre da un giorno intero.

Fathersnake e la prima maratona (Reggio Emilia)

Al sedicesimo chilometro.


Il mio arrivo, fra il rumoreggiare del pubblico assiepato dietro le transenne, è più un sollievo per la fine delle sofferenze, che una celebrazione dell'avercela fatta. La passerella cittadina è troppo breve perché me la possa veramente godere. Inoltre, in quel momento, mi pareva di aver realizzato un tempo mediocre, tanto scarsa è la mia conoscenza del mondo della maratona.
E' stata una bella avventura.
Ora le gambe anelano al riposo, ma tra una settimana ci rimetteremo in gioco. C'è sempre una gara che attende, da qualche parte.

Split Time min/Km Delta min/Km RealTime

Km 2.8 0:18:12 6,30 0:18:12 6,30 0:16:53

Km 10 0:51:08 5,06 0:32:56 4,34 0:49:49

Km 15 1:15:27 5,01 0:24:19 4,51 1:14:08

Km 21,097 1:44:03 4,55 0:28:36 4,41 1:42:44

Km 25 2:01:53 4,52 0:17:50 4,34 2:00:34

Km 30 2:25:45 4,51 0:23:52 4,46 2:24:27

Km 35 2:49:37 4,50 0:23:52 4,46 2:48:19

Arrivo 3:24:49 4,51 0:35:12 4,53 3:23:30



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