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Fatiche d'ammore. Torta di nocciole

Da Pamirilla

    Fatiche d'ammore. Torta di nocciole.
Max, nella sua consueta posa plastica, appoggiato distrattamente accanto alla finestra mi guarda con quel suo sguardo…..quello....il suo.
Sulla sedia di paglia il Micio arrotolato nella sua consueta posa gatta ronfa beato.
Io nella mia recente e ricorrente posa da pasticcera disperata stringo il broncio sulle labbra e rispondo allo sguardo di Max con energia. Lui ride.
“Non mi prendi sul serio!!!”
“Al contrario” replica lui, voce di velluto. “Solo…mi chiedevo….se non hai tempo per sperimentare cose nuove, non hai tempo per mettere a posto gli archivi, non hai tempo per scrivere il libro, non hai tempo per tutte le altre cose che vuoi fare ..…..dov’è che passi il tempo?!”
Guardo il Micio che si stiracchia, si gira su se stesso e si acciambella nel verso opposto.
Mi aggrappo al broncio.
E comincio a sbattere le uova. Con una certa veemenza.
Le uova vanno montate bene, ecco, e con energia.
Perché IO lavoro, IO….non è che me ne sto lì a fare il super figo plastico.
Max frulla piano le nocciole, gli ho detto di farne una granella fine ma non troppo.
Controllo i suoi gesti, i suoi avambracci scoperti dalle maniche della camicia arrotolata.
Mi concentro.
Sulle uova, naturalmente.
Lui mi guarda sottecchi e sorride sornione.
“Allora ti aspetta parecchio lavoro, eh?! E presto anche le nuove lezioni.”
“Già. Ci sarai anche tu, vero?”
Sorride. Sornione.
Lo so che non potrà esserci davvero. Non siamo tutti della stessa pasta, è il caso di dire, e Max è  “fatto della stessa materia di cui son fatti i sogni”.
Il resto invece è vero, alberga in un altro parallelo, un mondo accanto a questo. Lo chiamano il mondo reale o qualcosa del genere.
Ingredienti per 6 persone
200g. di farina
200g di burro
200g di uova (3 uova grandi)
200g. di zucchero
130 g. di nocciole tritate
10g di cacao (circa due cucchiai)
Un pizzico di vaniglia in polvere
Un paio di cucchiai di fave di cioccolato….se ne avete
1 tappo di rum

Peso le uova. Tre uova pesano circa 200 grammi. Allora peso 200 grammi anche di tutti gli altri ingredienti, Max me li passa ed io peso. Farina, burro, zucchero. E la granella di nocciole.
Quattro quarti più un quinto quarto…se un quarto è troppo….guardo, peso: faccio un sesto.
L’dea mi è venuta per pigrizia, perché non avevo voglia di sfogliare ricette già scritte né di scriverne di nuove e così ne ho pensata una che anche se non te la segni è facile da ricordare.
Mentre finisco di montare tuorli e zucchero scivolo lentamente dentro la ricetta, diretta altrove.
Un dolce ancora tutto da inventare. Come la vita che ricomincia ogni giorno, come quelle cose che vanno scelte ancora una volta, ogni giorno.
Unisco il burro morbido e quando il composto è omogeneo e cremoso unisco la granella e la farina. Un tappo di rum. Cacao setacciato. Qualche fava di cacao sbriciolata, solo perché ne ho.
Mi giro e vedo il gatto nella stanza accanto che corre dietro ad una mosca. In cucina io invece sono sola e sul tavolo c’è un biglietto “….e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita.   A presto, Max”.

Gli albumi montano nella planetaria.
Guardo le mie mani, l’anello al dito della mano del cuore.
È un uomo che mi ha messo quell’anello e abbiamo fatto un patto.
È un patto che abbiamo fatto molto tempo fa, in un altro ottobre, un giorno lucido di sole, lontano nello spazio e nel tempo.
Un patto che si rinnova e non prescinde un certo impegno.
Unisco con delicatezza gli albumi all’impasto e poi verso il tutto in una teglia di 31cm x 24cm, il composto deve essere alto circa 4 cm. Inforno a 200° per dieci minuti, poi abbasso la temperatura a 180° e finisco la cottura.
Ci vorrano altri 15 minuti, più o meno.

IMG_1810      Lui mi ha chiesto di sposarlo e io ho risposto “No”, però ero una bugia.
La verità è che l’ho sposato ogni giorno; giorno dopo giorno, in tutti i giorni di questi anni passati insieme e l’ho sposato ogni sera, tutte le sere, prima di crollare nel letto e nel sonno.
Lo sposo ogni volta che mi fa ridere e lo sposo ogni volta che mi fa arrabbiare, chè poi mi passa, lo guardo e lo sposo.
Lo sposo quando la notte russa e mi sveglia e me ne vado a dormire sul divano.
Lo sposo quando la notte russa, lo prendo a calci e se ne va a dormire sul divano.
L’ho sposato mille anni fa.
L’ho sposato tante di quelle volte che non si possono contare.
Ogni tanto lo guardo, vorrei prenderlo a cazzotti in testa, lo lascio. E poi, invece, resto.
Anzi me ne vado. Ma poi ritorno.
Finisco sempre per sposarlo, ancora una volta.
Se non ci fosse mi chiederei se sono libera o se sono sola.
La fede al dito, il mio no. Se lui mi guarda io so di non aver ragione.
Ma neanche torto.
Il dolce esce dal forno.
Lo assaggio: è buonissimo. Ma potrebbe crescere ancora, potrebbe diventare la base per un progetto più complesso, una vera Torta da Festa. Potrebbe sposarsi con qualcosa di semplice e qualcos’altro non del tutto ovvio. Un che di morbido ma anche un accento aspro, un’idea precisa e vaga allo stesso momento. Come un NO che somiglia ad una bugia, un buon patto da rispettare, una scelta non scontata.
Potevano fermarci qui e ne sarebbe comunque valsa la pena.
Assaporo un boccone dietro l’altro, difficile fermarsi: il dolce è ricco, pieno, voluttuoso. Altro che muffin e ciambelloni, la prossima volta che servo un tè faccio questo….questo…..come lo chiamo?
Per ora lo chiamo amore, poi vedremo.
Troverò un nome per questo quattro quarti con una parte in più…..un po’ come me, che ho sempre qualcosa di troppo per la testa.
Potevo fermarmi qui…invece vado avanti………farcia……glassa…….potrebbe valerne la pena…..seguitemi…….


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