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Faticosissima lettura (e lunga disamina)

Creato il 13 agosto 2015 da Annalife @Annalisa

Mi piacerebbe dire che approfitto dell'estate per leggere libri gialli (fa caldo, ci sono le vacanze, non ho voglia di impegnarmi) ma in realtà li leggo sempre. Mi piacciono e sono anche, come si dice "di bocca buona": basta che un giallo, thriller o noir sia credibile, mi lasci nella sospensione dell'incredulità, abbia almeno qualche personaggio accettabile, e io son contenta. Oltre tutto, non riesco (quasi) mai a capire prima chi è il colpevole, quindi fino alle ultime pagine mi diverto.
Con questo, no.
Devo dire che l'ho comprato perché era in offerta a un euro circa (e-book), perché mi pareva che la Triches facesse parte di un gruppo di giallisti a volte molto piacevoli, e perché mi avevano colpito alcune recensioni negativissime. Mi son detta: possibile?
Sì, possibile.

È un giallo faticoso, faticosissimo. E non sto parlando del ritmo lento, ma di un ritmo inesistente o arrancante, di cambi di narrazione poco comprensibili, del trucchetto di scene o parole taciute o tagliate per non rivelare il/i colpevole/i in quel momento e, viceversa, di scene o avvenimenti trattati come se fossero conosciuti da tutti (anche dal lettore) mentre verranno (forse, nemmeno sempre) rivelati solo quando farà comodo all'autrice.
Faccio esempi? Faccio esempi, ma introduco degli spoileroni giganti, quindi chi vuole leggersi il libro, si fermi qui.

Due delle protagoniste sono al bar. Non si vogliono punto bene. Parlano. Poi arriva
" il momento di scoprire le carte e, con un filo di voce, [una delle due] esprime la sua paura più grande. Lo dice talmente piano da avere persino il dubbio di avere parlato, ma sua cognata l'ha sentita benissimo. "È proprio quello che sospettavo!", esclama [l'altra]".
E mentre voi pendete dalle sue labbra per sapere di che si tratta, loro si alzano, escono dal bar e si salutano. Fine. Sarebbe stato difficile esprimere questa grande paura senza per questo rivelare niente del colpevole o dei fatti successivi? No, non sarebbe stato difficile.

" A Saverio dispiace sempre separarsi da suo figlio [...]. La disgrazia di sua moglie aveva rischiato di distruggere tutto [...]"
E qui cominci a chiederti (siamo a metà del libro): ohibò, quale disgrazia? Mi è sfuggita? È quella di cui si accennava all'inizio, che tu avevi solo capito che lui era vedovo, e invece chissà cosa c'è sotto? Per fortuna, dopo due o tre righe, la (ehm) spiegazione:
" Sono passati anni dalla notte del rogo": quale rogo? La moglie è morta in un rogo? Questo non l'ho letto di sicuro, spero che ora mi racconti.
Macché. Il rogo torna solo alla fine perché serve a spiegare alcuni particolari della soluzione del caso. Sarebbe stato così difficile spiegare per filo e per segno, subito, che la moglie di Saverio era morta in un rogo così e cosà?, senza per questo rivelare nulla della trama successiva? No, non sarebbe stato difficile.

Altro difetto? Spiegare invece di raccontare.
Ad esempio, il giudice sta esponendo la sua teoria: che tutti noi continuiamo a giocare fino alla morte. Secondo lui, scoprire chi siano gli assassini di Tizio e Caia è una specie di gioco. Ora, io ve lo racconto così, ma non è molto diverso dalle tre righe del discorso del giudice. E però il restauratore è " affascinato dalla dialettica dell'amico [uno], che non cessa mai di coinvolgerlo con quella sua capacità di grande affabulatore [e due]".
Bene, nella mia umile opinione, o il giudice quando parla è davvero dialettico e affabulatore (e tu autrice non devi dirmelo e poi ripetermelo con un sinonimo, perché io me ne sono già accorta), oppure non è nulla di tutto ciò e quindi il lettore comincia a pensare che il restauratore si lasci affascinare ' da 'n 'nimal mort ' (cioè da un maiale morto, come diceva mio padre per indicare colui che si fa attirare da cosa o persona in parte o del tutto inutile o spregevole). La seconda ipotesi è confermata dal resto della conversazione che prosegue nel segno della noia.

Altro? Altro. Si tratta di quelle premesse (narrative) che buttano lì promesse non mantenute. Cito:
" C'è un motivo preciso per cui lui si trova lì e Lucilla ne è consapevole. Entrambi sanno che il giudice Treschi si è occupato della spinosa 'questione Patty' e che ha parlato con la ragazza. Per Lucilla si tratta di una faccenda chiusa".
Bene, intanto vi assicuro che per chi legge non si tratta di faccenda chiusa perché "la" Patty l'è bell'e che morta e non si sa chi l'abbia uccisa. Poi c'è da dire che io capirei una cosa: se la questione è spinosa e Lucilla la considera chiusa, cercherà di non farlo parlare di ciò. Giusto? Giusto, me lo dico da sola.
E infatti, come si prosegue?
"Come mi trovi?", gli chiede per impedirgli di passare all'argomento..."
Alt. Suspence.
Quale argomento sarà mai che Lucilla vuole impedire di trattare? Dite che è una domanda troppo facile? Leggete tutto in fila:
" C'è un motivo preciso per cui lui si trova lì e Lucilla ne è consapevole. Entrambi sanno che il giudice Treschi si è occupato della spinosa "questione Patty" e che ha parlato con la ragazza. Per Lucilla si tratta di una faccenda chiusa.
"Come mi trovi?", gli chiede per impedirgli di passare all'argomento 'vendita della casa'
".

Inoltre, mi hanno infastidito alcune cadute di stile (editor? Dov'eri?) relative a:
- tempi dei verbi: vedi oltre, ma in sostanza ogni tanto si saltabecca tra presente e imperfetto e passato prossimo senza criterio apparente;
- uso di sostantivi e aggettivi ("... si mette a visionare alcuni quadri addossati al muro, fermandosi impensierito di fronte al ritratto di...". Impensierito? Il ritratto lo preoccupa? Lo mette in ansia? È impensierito per le condizioni di salute del ritratto? No, in realtà si ferma davanti al quadro ma sta pensando ad altro. Cioè, forse, è 'pensieroso', 'assorto', 'meditabondo'. No, meditabondo, direi di no, implica ancora un rapporto col quadro, sembra che mediti sul quadro, invece, sappiate, sta pensando al Saverio di poco sopra.)
- uso degli elementi deittici, cioè quelle paroline che fanno riferimento allo spazio o al tempo della situazione di cui si sta parlando (e anche alle persone, a dir la verità). Ora, se io parlo con voi che leggete e voi vedete che io ho scritto oggi, 13 agosto, io potrò dirvi: "la settimana scorsa faceva un caldo bestia, questa settimana uguale", e voi dovreste capire a quale settimana mi riferisco.
Ma se voi leggete un libro, e nel libro la signora Alma
" lo chiama per chiedergli se può passare a vedere il paio di orecchini antichi con rubini che ha ordinato il mese scorso",
ecco che il mese "scorso" è scorso per la signora Alma, ma per voi? Sempre nella mia umile opinione, la signora Alma lo chiama per "passare a vedere il paio di orecchini antichi con rubini che aveva ordinato il mese precedente" (e così abbiamo sistemato anche il tempo del verbo).

Aggiungete il fatto (per me, ripeto, solo per me) poco credibile di un giudice che si sveglia un mattino con due, tre omicidi da risolvere e pensa: ma perché non lo chiedo al mio amico restauratore, che è così attento ai particolari? E non sarebbe nulla se chiedesse e basta. No, se lo porta con sé.
E da lì comincia la carriera del restauratore che, di punto in bianco, entra sulle scene dei delitti e fa ipotesi. Chi è questo?, chiede il superpoliziotto al giudice. Ah, è il mio amico restauratore attento ai particolari, risponde il giudice. E tutti: ah, sì, bene, si accomodi a risolvere i delitti.
Aggiungete rapporti familiari e personali più o meno avvolti nell'ombra (sempre della serie: non te lo dico, ma è importante), e anche a volte schizofrenici (si passa dall'amore, all'odio, alla tristezza, all'indifferenza senza soluzione di continuità e senza motivo). C'è il restauratore-investigatore che nelle prime pagine ha un rapporto bello e appagante con la moglie, e a un terzo è già indifferente e preso da altri pensieri, a metà la moglie si lamenta del distacco (e lui se ne va, amen). Vengono dichiarati problemi grandi anche con la figlia ventenne, e a un certo punto, mentre beve un caffè bollente lui " pensa a sua moglie. Le ha promesso di aiutarla, di starle vicino per margherita [->la figlia], ma lui ha altro da fare e sono le dieci. Immagina che lei la sera, gli riserverà un'espressione delusa".
Ma va'??
Che "l'altro da fare" è un telefonata a un amico, eh...

Aggiungete salti temporali incongrui a due terzi del libro, personaggi poco simpatici e vagolanti, indagini che vengono abbandonate perché "lui ha altro da fare", e un finale, mah, un po' calato dal deus ex machina. Forse c'è di meglio.


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