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Fatti quotidiani

Creato il 06 giugno 2013 da Dave @Davide

Fatti quotidiani

Oggi ho letto due pezzi che parlano, più e meno direttamente, del quotidiano di Antonio Padellaro, da un po’ di tempo protagonista di alcune polemiche col Quirinale – che sempre nella giornata odierna gli ha risposto per le rime – e più recentemente sulle barricate per spiegarci che Grillo sì, sarà un demagogo; sì, avrà elevato Rodotà&Gabanelli a idoli del “cambiamento” per poi scaricarli sulla scorta di critiche nemmeno troppo marcate; sì, avrà minacciato i giornalisti e sì, gestirà un partito in cui si crede a cose come il signoraggio: ma è sempre il meglio che la piazza offre al momento. In altre parole, Travaglio e prole si sono riciclati grillini.

Il primo dei due articoli è firmato da un blogger scientifico del sito del Fatto, Dario Bressanini, che decide di dare l’addio ai suoi lettori. Il motivo?

Vi confesso che sono sempre più a disagio nello scrivere qui dentro. Per via della “compagnia” che si è aggiunta nel tempo: complottisti dell’11 settembre, antivaccinisti, “esperti” di energia che sbagliano le unità di misura, “esperti” di nanoparticelle nelle merendine, teorici della decrescita, omeopati, teologi assaggiatori di vino che concionano di ogm invece di parlare di Barolo o Barbaresco e così via. Io ci metto settimane o mesi a leggermi la letteratura scientifica originale e a scrivere un articolo, mentre a scrivere una cazzata con un copia e incolla ci si mette mezz’ora. E dopo neanche un giorno il mio pezzo è svanito dalla home page, scivolato via nel mischione generale insieme a tanti altri con cui francamente non voglio essere associato.

Leggendo post come questo sulla strage di Brindisi (ma gli esempi, ahimè, sarebbero molti) viene da comprendere il suo gesto.

Il secondo pezzo riguarda Andrea Scanzi, firma di punta della testata, presenzialista televisivo e teorico del grillismo post-Paolo Becchi. Sulla sua figura e i suoi mezzucci se ne potrebbero dire tante, ma mi rimetto alle condivisibili parole di Pino Suriano su Linkiesta:

E’ il suo stile argomentativo anche per gli articoli, il cui tratto distintivo è l’odiosissima divisione delle argomentazioni in punti numerati: vorrebbe dare l’idea di un certo rigore logico, ma rivela, per il lettore più avvezzo, qualche limite di coesione testuale. Fa sempre così, come quando scrive di Grillo, il suo core business: comincia con una critica, un suo presunto ennesimo autogol (la finta critica dovrebbe dargli, crede lui, la patente di terzietà e onestà intellettuale), poi la perifrasi “ma il punto è questo” o cose del genere, a introdurre la vera verità che solo quelli scomodi come lui, con la schiena diritta, hanno il coraggio di affermare (tanto scomodi e con la schiena dritta da essere ospitati, un giorno sì e l’altro pure, in quella scatola del potere che si chiama tv).

E poi:

Il twit più bello di sempre, però, lo ha scritto un suo follower: “Andrea Scanzi è il tipico prodotto dei tempi di crisi”. Sì, l’eroe tipico di quei momenti, come oggi, in cui manca lo slancio ideale, il pensiero critico non si innalza, la “logica minor” e la semplificazione (nella loro versione da salotto tv, altro che Pasolini) prevalgono e affascinano sotto il peso del disagio incombente. Prevale ciò che funziona, dà impressione di concretezza, se non addirittura, la cosa è più grave, di cultura. Cosa ha risposto a quel tweet? Niente, ha ritwittato.

Un riassunto del perché ci sta simpatico:

“Papà, da grande voglio essere Andrea Scanzi”. @valigiablu vince a mani basse. Bravi :) valigiablu.it/papa-da-grande…

Andrea Scanzi (@AndreaScanzi) 29 maggio 2013

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