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Faust - Jan Svankmajer

Creato il 14 luglio 2011 da Aubromio
Faust - Jan Svankmajer   Opera di Svankmajer del 1994, successiva al capolavoro Alice (1988), per tutti i cultori del weird.Ambientato nella Praga contemporanea della metà degli anni '90, un uomo qualunque, di cui non si conosce nemmeno il nome, è attirato da una mappa consegnatali da sconosciuti, in un teatro abbandonato. Giunto li, il protagonista assume le sembianze del leggendario Faust, l'uomo che ha venduto la sua anima al diavolo per ventiquattro anni di conoscenza. Ne indossa il costume ed inizia a recitare le parti tratte dal copione di Goethe. Da quel momento in poi, allo spettatore è impossibile discernere le due identità del protagonista.   Svankmajer intraprende la complicata via del surrealismo per interpretare uno dei miti più affascinanti di sempre. A differenza dei più, il suo linguaggio estetico si pone come obbiettivo l'interpretazione della realtà. Nato nel 1934, l'autore ha conosciuto di persona i regimi totalitari della nostra epoca, e in questa pellicola si concentra appunto nel descriverne i modi con i quali si instaurano nelle nostre vite.
   Per fare ciò, nel film troviamo congiunte realtà e finzione, cioè la presenza di attori in carne ed ossa, come il protagonista, e un elevato numero di marionette, il tutto animato con tecniche quali claymation e stop animation. Il risultato è una realtà che appare inquietante allo spettatore, a cui è difficile credere vedendola con un occhio esterno.   Ma non è altrettanto per il nuovo Faust, integratosi molto bene in un teatro permanente, che non perde più tempo a chiedersi dell'identità del marionettista che manda avanti la baracca, manovrando i fili dei burattini.Di fatto, l'unico a non avere fili apparenti è proprio Faust, ma ci si rende conto che sono solo occultati: egli ormai ha scelto di percorrere la vita già vissuta dall'epico Faust, come gli impone il copione. Metaforicamente, è stato lui stesso ad evocare la sua sorte, tant'è che il diabolico Mefistofele gli appare spesso con la sua stessa, speculare, faccia.   In uno dei pochi memorabili dialoghi del film, Mefistofele rifiuta la richiesta di Faust di condurlo a visitare l'Inferno, poiché per chi come lui ha provato la beatitudine divina del Paradiso, ogni posto è Inferno.Elemento caratteristico e disturbante della pellicola, è la presenza delle scene dove si mangia: l'uomo trova un uovo dentro un grosso pezzo di pane, lo spacca, e all'improvviso il cielo si oscura insieme alla stanza: la sua reazione spontanea è quella di accendere la luce.Indimenticabile la scena dove il servo del dottor Faust, alla corte dell'imperatore, si ingozza cupidamente su una tavola imbandita di varie leccornie, mentre il padrone è nei guai a causa dei sempre ambigui patti col diavolo.La nutrizione diviene per Svankmajer un vizio, un ulteriore elemento che contribuisce ad allontanarci dall'intelletto.   Non è però del tutto pessimistica la concezione della società: è Faust in prima persona che si è determinato come tale, scegliendo un copione e mettendo Mefistofele nella buca del suggeritore, segnando anche la sua disfatta. Faust muore nel mondo reale, lontano dai setting teatrali.   Questa morte, per così dire accidentale, è provocata da un'auto, e quando un agente apre la portiera, il responsabile non si vede: forse è quell'uomo per terra senza vita ne identità, a cui viene asportata una gamba da un uomo nei paraggi.
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